A metà del Cammino dell'Avvento si incontra la domenica dei pastori detta anche Candela della gioia. E' l'umano che si è messo in cammino. Il Semplice e l'Umile che per primo riceve la notizia del Natale e celebra in Sè la gioia. Perché mai questa riflessione sulle due anfore allora? Le anfore possono rappresentare il futuro e il passato; l'impazienza e la frustrazione; lo slancio verso la vita o il ripiegamento su se stessa.Dopo aver condiviso il " Cammino dell' uomo " di Martin Buber, non avrei potuto non fermarmi sul senso di inadeguatezza, sulla stanchezza, sulle imperfezioni, sugli errori commessi, che possono indurre, durante il Cammino dell'uomo, a fermarsi e a guardarsi indietro.E come non parlare, dello struggimento, della malinconia, della nostalgia di ciò che si è lasciato o il rammarico per ciò che non è più? E della paura dell'incognito, della malattia, dell'attesa senza speranza, dell'arrendersi agli eventi che sembrano schiacciare?L'Anfora usurata, bucata, che perde acqua durante il cammino, avverte tutto questo. Ha smarrito il Senso del Cammino; ne è consapevole al punto di dire:"Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite".Pure da quella inutilità proviene il dono inaspettato per cui l'anfora vecchia e screpolata si sentì morire di gioia.
La Candela della Gioia - Le due Anfore
A metà del Cammino dell'Avvento si incontra la domenica dei pastori detta anche Candela della gioia. E' l'umano che si è messo in cammino. Il Semplice e l'Umile che per primo riceve la notizia del Natale e celebra in Sè la gioia. Perché mai questa riflessione sulle due anfore allora? Le anfore possono rappresentare il futuro e il passato; l'impazienza e la frustrazione; lo slancio verso la vita o il ripiegamento su se stessa.Dopo aver condiviso il " Cammino dell' uomo " di Martin Buber, non avrei potuto non fermarmi sul senso di inadeguatezza, sulla stanchezza, sulle imperfezioni, sugli errori commessi, che possono indurre, durante il Cammino dell'uomo, a fermarsi e a guardarsi indietro.E come non parlare, dello struggimento, della malinconia, della nostalgia di ciò che si è lasciato o il rammarico per ciò che non è più? E della paura dell'incognito, della malattia, dell'attesa senza speranza, dell'arrendersi agli eventi che sembrano schiacciare?L'Anfora usurata, bucata, che perde acqua durante il cammino, avverte tutto questo. Ha smarrito il Senso del Cammino; ne è consapevole al punto di dire:"Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite".Pure da quella inutilità proviene il dono inaspettato per cui l'anfora vecchia e screpolata si sentì morire di gioia.