Counselling di Yaris

Salpare


George Gray  Ho osservato tante volteil marmo che mi hanno scolpito-una nave alla fonda con la vela ammainata. In realtà non rappresenta il mio approdo ma la mia vita.Perché l'amore mi fu offerto ma fuggii le sue lusinghe;il dolore bussò alla mia porta ma ebbi paura; l'ambizione mi chiamò, ma paventai i rischi. Eppure bramavo sempre di dare un senso alla vita. Ora so che bisogna alzare le velee farsi portare dai venti della sorte dovunque spingano la nave. Dare un senso alla vita può sfociare in follia ma una vita senza senso è la tortura dell'inquietudine e del vago desiderio:è una nave che desidera il mare ardentemente ma ha paura.da L’Antologia di Spoon River - Edgar Lee Masters
Questo brano, tratto dall’Antologia di Spoon River- mi e' stato inviato da una persona che sta attraversando un momento di disorientamento personale. Un messaggio, più che una richiesta di aiuto, per esternare  un timore: l'immedesimazione con il personaggio del brano che, come epitaffio, svela da defunto, la paura di vivere che gli ha impedito di salpare e navigare la vita.Perche il post? Per operare una distinzione tra ciò che può sconfinare nella depressione (la paura di vivere) e nella patologia (l'incapacità a vivere) e ciò che costituisce momento di riflessione e di crescita personale, pur con tutti i timori del caso.C'è una crescente complessità delle relazioni interpersonali dovuta ad un' importanza maggiore assunta dalle emozioni. Ed e' il rapporto con esse che può essere confuso con una incapacità,  specie quando le relazioni interpersonali assumono i contorni di rapporti di forza e aggressività che vanno a toccare le corde del giudizio e del come si dovrebbe essere.E' allora che quella paura di salpare assume un peso sempre più rilevante. Salpare sta ad indicare una possibile via di fuga all'emozione che schiaccia. E' allontanarsi dal luogo in cui il proprio Sé chiede di emergere e di essere riconosciuto......ma,  Salpare vuol dire anche  mollare gli ormeggi e tutto ciò che àncora quel Sé ai pregiudizi, alle convenzioni, alle  opinioni personali e altrui, che hanno imprigionato quel Sé fino a soffocarlo e  lasciarlo andare verso la sua direzione..Certo, non è una passeggiata e sono  legittime sia l'ansia che il conseguente disorientamento, con i timori e le considerazioni del caso che possono spingere a chiedersi: ma il cambiamento è questo? Come scrive il mittente dell'e-mail, "si ha perfino la sensazione di essere regrediti rispetto ai passi compiuti".A questa domanda, vorrei rispondere:  è la ricerca di senso e di significato che, Carl Rogers chiama tendenza attualizzante, che può condurre all'essenza della propria natura umana, l'autentico cambiamento. Cambiamento che Egli traduce in una delle sue più famose asserzioni: "Ciò che sono è sufficiente...se soltanto riesco ad esserlo..."Yaris