Giovanni Galletto, psicologo e psicoterapeuta, scrive nel suo libro - la fatica di vivere - spesso da fuori non si vede, si potrebbe intuire, forse, in certi sguardi che si abbassano improvvisamente grevi... in un aspetto curato dove, però, qualcosa stride... così il malessere resta chiuso dentro, a scavare nell'anima... La fatica di vivere non è ancora male di vivere: non è patologia, ma una sorta di anonimo grigiore che sovente avvolge la vita - e ancora- A volte siamo noi stessi che andiamo nella direzione sbagliata, perché là dove la vita ci offre la possibilità di avere qualche spazio per fermarci, per riflettere, per pensare, noi scappiamo impauriti perché non siamo più abituati a guardarci dentro.Una questione, quella del guardarsi dentro che già Sant'Agostino descriveva così: Occorre conoscere se stessi, andare alla ricerca di quelle “in-formazioni perdute” che ci costituiscono nel profondo e in cui rintracceremo il “progetto”. Ma, sovente, “gli uomini se ne vanno ad ammirare gli alti monti e i grandi flutti dei mari i larghi letti dei fiumi e l'immensità dell’oceano e il corso delle stelle; e trascurano se stessi”
La fatica del vivere
Giovanni Galletto, psicologo e psicoterapeuta, scrive nel suo libro - la fatica di vivere - spesso da fuori non si vede, si potrebbe intuire, forse, in certi sguardi che si abbassano improvvisamente grevi... in un aspetto curato dove, però, qualcosa stride... così il malessere resta chiuso dentro, a scavare nell'anima... La fatica di vivere non è ancora male di vivere: non è patologia, ma una sorta di anonimo grigiore che sovente avvolge la vita - e ancora- A volte siamo noi stessi che andiamo nella direzione sbagliata, perché là dove la vita ci offre la possibilità di avere qualche spazio per fermarci, per riflettere, per pensare, noi scappiamo impauriti perché non siamo più abituati a guardarci dentro.Una questione, quella del guardarsi dentro che già Sant'Agostino descriveva così: Occorre conoscere se stessi, andare alla ricerca di quelle “in-formazioni perdute” che ci costituiscono nel profondo e in cui rintracceremo il “progetto”. Ma, sovente, “gli uomini se ne vanno ad ammirare gli alti monti e i grandi flutti dei mari i larghi letti dei fiumi e l'immensità dell’oceano e il corso delle stelle; e trascurano se stessi”