In un’economia di mercato, il Welfare state, sta ad indicare l'insieme delle politiche che hanno per obiettivo l’assistenza e il benessere dei cittadini:assicurare un tenore di vita minimo a tutti i cittadini; dare sicurezza agli individui e alle famiglie in presenza di eventi naturali ed economici sfavorevoli di vario genere; consentire a tutti i cittadini di usufruire di alcuni servizi fondamentali, quali l’istruzione e la sanità. Le politiche di welfare si sono evolute nel tempo passando da una logica per obiettivi ad una logica per processi. Un approccio non facile perché vuol dire cooperare per un fine comune e, soprattutto, non frammentare le risorse.Anche le strategie sono cambiate e, "strategico" non sta ad indicare il termine che va in cerca dell'espediente per ingannare (che sia un avversario, un concorrente, poco importa..) bensì indica una capacità di saper organizzare secondo un piano, risposte alle condizioni che mutano e creano l'incertezza del futuro. Un processo quindi, difficile da gestire in un'organizzazione di qualsiasi tipo introducendo trasversalità di intenti e cooperazione.Il Secondo welfare (secondo perché, rispetto al primo welfare mobilita le risorse di tutti per soddisfare i bisogni dei cittadini) sperimenta quindi modelli gestionali e organizzativi nuovi, mobilitando i diversi attori della società a supporto dello Stato. Iniziative legate ai territori e alle comunità locali: azioni che emergono dal basso e che poggiano su nuove collaborazioni.A novembre 2015 è stato presentato il Primo Rapporto sul secondo welfare. Le cifre del rapporto indica una realtà che incide direttamente e concretamente sulle condizioni di vita di milioni di italiani di ogni età. Le cooperative sociali sono più di 11.000; oltre 6000 le fondazioni senza contare oltre l’80 per cento delle aziende italiane che ha avviato una qualche iniziativa di welfare aziendale, e ben il 43 per cento offre almeno due tipi di interventi di welfare per i propri lavoratori.
Welfare
In un’economia di mercato, il Welfare state, sta ad indicare l'insieme delle politiche che hanno per obiettivo l’assistenza e il benessere dei cittadini:assicurare un tenore di vita minimo a tutti i cittadini; dare sicurezza agli individui e alle famiglie in presenza di eventi naturali ed economici sfavorevoli di vario genere; consentire a tutti i cittadini di usufruire di alcuni servizi fondamentali, quali l’istruzione e la sanità. Le politiche di welfare si sono evolute nel tempo passando da una logica per obiettivi ad una logica per processi. Un approccio non facile perché vuol dire cooperare per un fine comune e, soprattutto, non frammentare le risorse.Anche le strategie sono cambiate e, "strategico" non sta ad indicare il termine che va in cerca dell'espediente per ingannare (che sia un avversario, un concorrente, poco importa..) bensì indica una capacità di saper organizzare secondo un piano, risposte alle condizioni che mutano e creano l'incertezza del futuro. Un processo quindi, difficile da gestire in un'organizzazione di qualsiasi tipo introducendo trasversalità di intenti e cooperazione.Il Secondo welfare (secondo perché, rispetto al primo welfare mobilita le risorse di tutti per soddisfare i bisogni dei cittadini) sperimenta quindi modelli gestionali e organizzativi nuovi, mobilitando i diversi attori della società a supporto dello Stato. Iniziative legate ai territori e alle comunità locali: azioni che emergono dal basso e che poggiano su nuove collaborazioni.A novembre 2015 è stato presentato il Primo Rapporto sul secondo welfare. Le cifre del rapporto indica una realtà che incide direttamente e concretamente sulle condizioni di vita di milioni di italiani di ogni età. Le cooperative sociali sono più di 11.000; oltre 6000 le fondazioni senza contare oltre l’80 per cento delle aziende italiane che ha avviato una qualche iniziativa di welfare aziendale, e ben il 43 per cento offre almeno due tipi di interventi di welfare per i propri lavoratori.