E se l'intero problema referendario fosse legato ad un unità nazionale scarsamente sentita e poco partecipata rispetto ad un regionalismo spinto "costretto" dalla riforma costituzionale a ridefinire poteri e assetti ben radicati sui territori?Se fosse proprio quel dibattito sulle differenze territoriali, storiche e sociali da far convergere verso l'Unità della Repubblica, il discutere dell'Assemblea Costituente nel momento in cui si pose il problema di redigere il Titolo V?E se fosse il sistema della Conferenza Stato Regioni, che opera nell’ambito della comunità nazionale per favorire la cooperazione tra l’attività dello Stato e quella delle Regioni e le Province Autonome, ad essere l'ostacolo a questo "regionalismo" e, specie dopo la riforma costituzionale del 2001, insufficiente ad armonizzare quei servizi che, per contro, dovrebbero essere garantiti su tutto il territorio nazionale?Ed è davvero il problema di un'Europa comunitaria ad esautorare i poteri della sovranità dello Stato e, conseguentemente, a dettare norme e leggi cui sottostare e pagare penali o, per contro, una mancata unità di intenti territoriali che ostacolano la possibilità di uno Stato forte e capace di poteri decisionali autonomi e tali da poter mettere sul piatto della bilancia comunitaria, proposte fattibili per rivederne posizioni e collaborazioni?Con il nuovo testo costituzionale, le materie attualmente di competenza concorrente delle Regioni, sono in gran parte attribuite alla competenza esclusiva dello Stato che ne detterà le disposizioni generali e comuni.Forse, una riflessione in merito alle aree che passeranno sotto il potere legislativo esclusivo dello Stato, rispetto al potere legislativo concorrente delle Regioni, sarebbe opportuno farla per rendersi conto che quell'unità d'Italia, garibaldina, tanto studiata sui libri di scuola, chiede, oggi, di superare quel regionalismo autoreferenziale che ha frammentato ancora di più il nostro bel Paese..Una sfida che va colta e che non ammette ripensamenti tardivi...Yaris
Quella revisione del titolo V...
E se l'intero problema referendario fosse legato ad un unità nazionale scarsamente sentita e poco partecipata rispetto ad un regionalismo spinto "costretto" dalla riforma costituzionale a ridefinire poteri e assetti ben radicati sui territori?Se fosse proprio quel dibattito sulle differenze territoriali, storiche e sociali da far convergere verso l'Unità della Repubblica, il discutere dell'Assemblea Costituente nel momento in cui si pose il problema di redigere il Titolo V?E se fosse il sistema della Conferenza Stato Regioni, che opera nell’ambito della comunità nazionale per favorire la cooperazione tra l’attività dello Stato e quella delle Regioni e le Province Autonome, ad essere l'ostacolo a questo "regionalismo" e, specie dopo la riforma costituzionale del 2001, insufficiente ad armonizzare quei servizi che, per contro, dovrebbero essere garantiti su tutto il territorio nazionale?Ed è davvero il problema di un'Europa comunitaria ad esautorare i poteri della sovranità dello Stato e, conseguentemente, a dettare norme e leggi cui sottostare e pagare penali o, per contro, una mancata unità di intenti territoriali che ostacolano la possibilità di uno Stato forte e capace di poteri decisionali autonomi e tali da poter mettere sul piatto della bilancia comunitaria, proposte fattibili per rivederne posizioni e collaborazioni?Con il nuovo testo costituzionale, le materie attualmente di competenza concorrente delle Regioni, sono in gran parte attribuite alla competenza esclusiva dello Stato che ne detterà le disposizioni generali e comuni.Forse, una riflessione in merito alle aree che passeranno sotto il potere legislativo esclusivo dello Stato, rispetto al potere legislativo concorrente delle Regioni, sarebbe opportuno farla per rendersi conto che quell'unità d'Italia, garibaldina, tanto studiata sui libri di scuola, chiede, oggi, di superare quel regionalismo autoreferenziale che ha frammentato ancora di più il nostro bel Paese..Una sfida che va colta e che non ammette ripensamenti tardivi...Yaris