Counselling di Yaris

Formica o cicala?


Il commento di Demy Moore mi ha sollecitato, non solo a trascrivere la favola di La Fontaine ma anche a fare un'indagine nei blog, per verificare come viene intesa l'operosità e, quanto "schiavi" possiamo essere proprio di quell'operosità che fa sfuggire il tempo tra le mani.Sarebbe interessante, per  il mio lavoro di ricerca nel campo della formazione degli adulti, avere le vostre risposte in merito alla domanda posta nel titolo.I dati, al di là di un semplice dato statistico, mi permetterebbero una lettura, in chiave socio-pedagogica, dei frequentatori dei blog e delle attitudini personali rispetto all' operosità interiore e all'operosità intesa come capacità personale di "inventarsi un lavoro" e/ o di " essere schiavizzati" dal lavoroPregherei tutti coloro che possono e intendono farlo, di aiutarmi a contattare altri bloggers e a dare il loro contributo.Grazie. Buona giornata e Buon fine settimana
Rossella
Ormai tutte le foglie erano cadute, il sole si era velato e la neve pian piano aveva imbiancato la vallata.La cicala, che si era goduta la vita cantando per tutta l'estate, non si trovò più un granello nella credenza, né un moscerino. Soffiava un vento gelido.Stremata dalla fame e intirizzita dal freddo, la poveretta scese dal suo albero spoglio e si trascinò fino alla casetta della ricca vicina, la formica, che aveva il granaio traboccante di bei semi dorati, ammucchiati a uno a uno con solerzia, durante l'estate.La cicala si fece animo e bussò: toc! toc! toc!Chi bussa? Chi é? - chiese la formica.- Sono io, Comare Formica - rispose la cicala tutta piagnucolosa.La formica aprì appena spiraglio: - Che aria fredda! Che vuoi?- disse rabbrividendo. - Vengo a chiederti di prestarmi qualche chicco, un briciolo di verme... se non mi aiuterai morirò di fame... Prima d'agosto ti pagherò, parola mia! -.Ma la formica, che aveva il difetto di prestar malvolentieri: - Cosa hai fatto durante la bella stagione? - domandò.- Ho cantato . . .--   Hai cantato? Ebbene, ora balla! - e le sbatté in faccia l'uscio.(J. de La Fontaine)