Counselling di Yaris

Angoscia esistenziale


La fonte dell'energia psichica risiede in stati di eccitazione, all'interno  del corpo, che tendono all'espressione e alla riduzione della tensione. Tali stati,chiamati istinti o pulsioni, rappresentano le forze costanti e  ineludibili e tendono all'immediata riduzione della tensione, per conseguire soddisfazione e piacere. l'uomo è in grado di ratificare un istinto in molti e diversi modi e da  questo dipende l'unicità della persona e l'espressione della propria Personalità.Quando l'istinto viene controllato, l'espressione dell'istinto è bloccata, comportando un dispendio di energia che svuota  di ogni interesse la persona, generando un disagio, fino ad arrivare alla depressione e all'annichilimento.L' angoscia è un' esperienza emotiva dolorosa che segnala all' Io il pericolo, che vorrebbe affacciarsi alla Coscienza, di uno stato d'allarme retroattivo  che viene scatenato al momento dall'immediata percezione di avvenimenti che accadono intorno a noi e di cui non si è consapevoli; essa rappresenta la ripetizione di una prima esperienza traumatica, in forma miniaturizzata, in cui si sviluppa un conflitto tra la spinta dell'istinto e la minaccia di punizione da parte dell'Io, tanto più inevitabile, il conflitto, tanto più si tende a cercare, all'esterno, le cause che inducono l'angoscia.Ne risulta una "visione" distorta della realtà e l'esclusione dalla coscienza di tutto ciò che si ritiene ovviamente "sottocontrollo" seppure consapevoli e coscienti.In realtà è proprio quel "mantenere sottocontrollo" che, distorce ancora di più la realtà, generando il "pensiero passivo" sul quale si " avviluppa" l'Io per mantenere l'autorità.Nella recita a soggetto, come diceva Pirandello, noi siamo, Uno, Nessuno e centomila; ci figuriamo parti e recite di ruolo proiettando istinti e desideri da cui cerchiamo di difenderci e, così facendo, arriviamo a negare quella realtà, già distorta dalle nostre percezioni, senza intraprendere un'azione costruttiva e  lasciando, praticamente al "caso", la nostra vita e/o forse abbandonandoci al fato.Ci si isola, in una forma di isolamento intenzionale e paradossalmente non voluto che non necessariamente comporta l'estranearsi dagli altri, anzi, è proprio nel vivere in un ambiente estraneo al nostro Essere che ci infiliamo, perchè "naturalmente consapevoli" ma incosciamente istintivi , che sarà  proprio quell'isolamente a determinare l'Evento del riscatto.
L'orgoglio,  se non è causa di Alterigia, (rimando in altri contesti, ciò che è il mio pensiero a riguardo) viene in aiuto, trasformando un impulso inaccettabile nel suo opposto; razionalizzando, la persona si agrappa a quell'orgoglio che  permette di fornire una ragione accettabile a un motivo inaccettabile che può non essere percepito ma che, se  fosse veramnte sentito, alimenterebbe, con la reattività, il controllo dell'impulso angosciante, senza incorrere nella disapprovazione dell'Io, anzi giustificando le azioni proprio in nomeì della "razionalizzazione " dell'esperienza., in modo tale che lo stesso Io, non trovandosi coinvolto nell'espressione dell'istinto, non debba disperdere energie per prevenire la scarica, finendo  persino con l'autogratificarsi.della propria bravura.E'  chiaro quindi, che il è proprio quell'Io che sovrintende la "servitù  delle emozioni" a regolare  il "buon andamento del palazzo" ma senza  il Sè,vero Padrone di casa, è solo un capo a metà, capace di governare  le emozioni che "allagano la casa" ma non gli istinti. E, così facendo diventa vittima degli eventi .E' l'ultimo atto della costruzione della personalità. se non muore l'Io liberando le emozioni, non può nascere l'Ego ( quella parte di noi veramente sconosciuta perchè, non solo negata ma, oserei dire purtroppo , nemmeno cercata perchè identificata, in un' accezione negativa dell'Io) che integrando le emozioni realizza  l'Unione con il Sè, perchè questa è l'Egoità :  l'espressione più vera e più autentica di ciò che definiamo Sè, anzi essa  rappresenta l' oggettivazione di quel Sè senza la  quale lo stesso Sè non potrebbe esprimersi  e manifestarsi, salvo essere percepito.