Counselling di Yaris

Transfert


Normalmente siamo abituati  a parlare di transfert nella relazione tra " teraputa e cliente" senza minimamente pensare e, ancor meno, renderci conto che è un meccanismo che accade, "inconsapevolmente, praticamente e quotidianamente", nelle relazioni con gli altri, fino  a portare all'esaltazione, quando l'incontro  "soddisfa"  , fino  a portare al rifiuto quando l'incontro delude e rende "rabbiosi".Ne consegue silenzio, timore, dubbio, ostracismo, rabbia, aggressività e/o isolamento.Chi ne è immune? Forse siamo troppo portati  a rapportarci con un' immagine degli altri piuttosto che a vederli come persone e, con la luce  fioca della ragione, finiamo con lo spostare l'attenzione  sul  "ruolo sociale"  creato da quell'immagine, piuttosto che "Vedere davvero la Persona" cadendo  nel clamoroso equivoco di identificare l'immagine, da noi stessi creata, con il " ruolo sociale " che gli attribuiamo.Ma l'immedesimarsi, l'identificarsi, il disconoscersi  e il riconoscersi giocano " un ruolo "  predominante nelle relazioni, fino ad arrivare al "transfert", così negli altri finiamo con il "proiettare" noi stessi, le nostre paure, le nostre insicurezze.E ' un clamoroso equivoco, anzi oserei direi "l'equivoco di fondo"  nel quale "scivoliamo" proprio come in  una  "buca "  quasi senza accorgercene, e poi si comincia a ricoprirla/ci di pensieri e ipotesi, e ancora pensieri e ipotesi, fino  a perdersi nel ragionamento di quelle ipotesi e a rimanerne sommersi perdendo di vista la realtà."L'illuminazione" , l'insight, l'intuizione, rappresentano l'inizio di una svolta" il rendersi conto dell'equivoco è già mezzo danno risolto". Si comprende che è un equivoco, si " Vedono e si Riconoscono" le proiezioni di proprie "fantasie" sull'altro", fantasie che però  appartenendoci, hanno un'origine se non una causa che andrebbe ri-cercata e conosciuta, per non cadere nel " copione ", per non  di scivolare di nuovo nella "buca".