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Sorrow


SorrowÈ una sostanza strana, il dolore. Vischiosa, soffocante, che ti attanaglia la gola in una morsa d'acciaio, impedendoti di respirare, ti incolla a te stesso e non c'è quasi nessuna possibilità che ti lasci andare.È una strada curiosa, il dolore. Ha mille vie, strade buie, impregnate del nero più denso, ma pur avendo così tante strade, non si scorge mai una via d'uscita, solo deludenti vicoli ciechi, contro cui ti ritrovi a sbattere nel tentativo di scappare.Mi è capitato di uscirne, qualche volta, di sentire il calore e vedere il chiarore della luce, di respirare aria fresca, ma sono stata subito trascinata giù dal groviglio di pensieri, le cui parole mi graffiavano la pelle e penetravano la carne se cercavo di divincolarmi.E allora, da brava, ho imparato a metter freno alle mie emozioni, di calmare il battito frenetico ed impaurito del mio cuore, ad impormi la calma. Ho imparato a respirare in quella sostanza umidiccia e asfissiante e ho imparato a memoria ogni strada, ogni vicolo, ogni via di quelle strade. Ho pazientato e lentamente ho capito come districarmi dal groviglio di rovi. Ma, nonostante questo, non ho più avuto il coraggio di salire in superficie. La luce mi ha bruciata e abbagliata, e l'aria fresca mi ha raffreddata. E allora, credo, di aver capito che la mia vera paura era essere felice, perché sarebbe stato un balsamo per le ferite che il dolore aveva creato, e il giorno in cui mi avrebbe nuovamente trascinata per le vie di quella città dall'aria irrespirabile, le ferite si sarebbero riaperte, e sarebbe stato mille volte più doloroso della prima volta.Così, infine, ho deciso di adeguarmi, ho smesso di sentire il bruciore dei graffi, ho smesso di fare caso al sangue che colava dalle ferite profonde, ho smesso di boccheggiare, ho smesso di cercare l'uscita. E me ne sono rimasta semplicemente lì, sanguinante, a trascinarmi per le strade senza una reale meta, in attesa di un qualcos'altro di cui fin da piccola mi hanno spinto ad aver paura, ma che ormai sono curiosa di guardare in faccia, tanto non sembra che abbia qualcosa da perdere.C'è chi la chiama uomo nero, chi il mostro sotto il letto, o altri mille modi per spingere i bambini ad averne paura. Io, invece, la chiamo morte. Ho l'impressione che sarà una buona compagna, con cui dividere questo luogo.   Ed ecco il mio primo post. Allegro, non c'è che dire. Tutta colpa di Rose, diciamoci la verità. Bah, almeno spero che sia scritto bene!