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L'altra


E abbiamo brindato al futuro.Se potessimo vedere la vita che stiamo per scegliere e quella a cui  rinunciamo, come due film nelle sale di uno stesso cinema.Ma non è possibile. Dieci anni fa insegnavo lettere qui, nel liceo classico della mia città, lo stesso dove avevo studiato.Mi sembrava bellissimo: ero lì per insegnare perché avevo imparato. Era un’occasione per rimediare agli errori dei miei, di insegnanti. Già questo mi faceva felice, e poi come se non bastasse, ho incontrato Michele. Insegnava storia e filosofia, era timido. Poi un giorno, durante l’intervallo, l’ho visto mentre scendeva le scale che portano alla palestra, con l’aria di chi sta facendo una cosa proibita. L’ho seguito: Si è tolto la giacca, ha preso il pallone da pallacanestro e ha cominciato a fare dei tiri liberi E li metteva dentro. …Tutti. Da solo…concentrato…come se avesse una seconda vita segreta, un talento da tenere ben nascosto. Ho chiuso la porta della palestra, e mi sono innamorata….Così. Due anni dopo, era tutto perfetto: gli studenti mi adoravano, il preside mi stimava, e alla fine dell’anno scolastico avrei sposato Michele. Volevamo due figli, prima ovviamente un maschio e poi una femmina, avevamo già deciso il nome del primogenito: Ludovico, lui ci teneva molto. Eravamo a… maggio, si, le lezioni stavano finendo. L’aula era vuota e sulla lavagna era rimasta una frase di Manzoni: con l’agile speme precorre l’evento con l’agile speme precorre l’evento! Ecco, a me in quel momento, è passata davanti agli occhi tutta la vita che mi aspettava, le stesse lezioni, anno, dopo anno, dopo anno. Insegnare, mi pareva sempre meno divertente. Anche peggio: cominciavo a capire i miei insegnati. E Michele, io lo aspettavo ogni giorno all’intervallo, giù in palestra, ma non scendeva più. Mi rimaneva un professore di storia, il padre di Ludovico e di una bambina senza nome, che un giorno avremmo iscritto il quel liceo dove io sarei stata l’insegnante anziana, forse, la preside. Tutto qui? … Tutto così scontato?.. così..previsto? Decisi di sparire da tutto… così Sono uscita da scuola e ho preso un treno per Parigi, dove viveva una mia amica . All’inizio ho fatto un po’ di tutto: traduzioni, adattamenti…Poi ho incontrato Thomas e quando lui me lo domandato, ci siamo trasferiti a Francoforte, ma io ho continuato a scrivere, mi piaceva. Scrivevo racconti. Li avevo anche mandati in giro per concorsi, a case editrici… ma figuriamoci, non mi ha mai risposto nessuno. Poi un giorno mi è arrivata una telefonata da Bilbao, dove mi dicevano che avevo vinto un concorso, un premio, anche dei soldi! E che dovevo andare a ritirarlo. Ci abito ancora, a Bilbao. Si, perché poi, mi han chiesto di scrivere un romanzo, l’ho scritto, l’hanno pubblicato e ha avuto …si, successo. Mi hanno anche invitato in giro a presentarlo, da tutte le parti… ma non ci sono mai voluta andare. Finchè, non mi è arrivato un invito, dal mio vecchio liceo, scritto a mano dallo stesso preside di allora. Dieci anni dopo sono tornata. C’erano tutti riuniti in palestra, gli studenti, i professori, mi aspettavano come se fossi una celebrità. Avrò parlato per un’ora, ho risposto alle domande dei ragazzi: erano carini, molto curiosi, era divertente parlare con loro. Mi è venuta anche un filo di nostalgia. Poi, mentre stavo per finire di firmare le copie del libro, si è avvicinata una professoressa e mi ha detto: “Sa, io sono quella che ha preso il suo posto quando se ne è andata”. Era carina, più di me direi, bionda, con una frangetta e… una pancia da … sesto mese. “Fra un po’ anche lei avrà bisogno della supplente”, le ho detto. “È il secondo, la seconda anzi, perché ho già un maschio”. A quel punto, è arrivato un ragazzetto di, sette-otto anni, tutto serio, alto alto, già quasi come la madre. Più lo guardavo, e più capivo a chi somigliava. Michele non era venuto. Immagino non le avesse mai parlato di me. O forse si, ma lei faceva finta di no. Ma non importava, era tutto così…così perfetto! Dieci anni dopo, la vita che non avevo voluto era lì, davanti a me. Non l’avevo mai rimpianta prima, ma ora, ora avevo voglia di chiederle come pensava di chiamare la bambina, se le avevano trovato un nome, almeno stavolta. Ma non mi uscivano le parole. Ludovico si è allontanato per andarci a prendere qualcosa da bere…Dio mio…ma guarda.. cammina proprio uguale a… E siamo rimaste da sole. Ci siamo guardate, e ho capito che anche lei avrebbe voluto chiedermi qualche cosa, perché mi guardava… come si guardano personaggi avventurosi, dalla vita che abbiamo solamente sognata… ma non le venivano le parole. Così, siamo rimaste in silenzio… a guardarci, ognuna con il suo film. Poi Ludovico è tornato con tre bicchieri di aranciata… e abbiamo brindato al futuro. Se potessimo vedere la vita che stiamo per scegliere e quella a cui rinunciamo, come due film nelle sale di uno stesso cinema. Ma non è possibile. Gabriele Romagnoli  Il Vizio dell'Amore