Creato da De.temps.pour.Elle il 29/09/2011

Crazyforwoolandfood

ingannando il tempo cucinando, gomitolando tra un racconto d'autore

 

 

Si avvicinano le feste, piatti della tradizione: le fave dei morti

Post n°26 pubblicato il 18 Ottobre 2011 da De.temps.pour.Elle

 

Uno dei dolci più diffusi nelle tradizioni legate al giorno dei morti è sicuramente la “fava dei morti”.
Dal punto di vista degli ingredienti, è un dolce relativamente semplice: è fatto di pasta di mandorle, di forma schiacciata (quadrata o circolare) a volte colorato (queste ultime caratteristiche variano a seconda delle località).

L'origine di questo dolce è legata all'usanza vecchia di secoli, per lo meno in alcune zone d'Italia, di consumare fave nelle “merende” che si tenevano tra i parenti del defunto immediatamente dopo il funerale.
Secondo una tradizione antichissima, le fave costituivano un mezzo di comunicazione diretto tra l'Ade - il mondo dei morti, collocato fisicamente nelle profondità terrestri - ed il mondo dei vivi. Ciò è probabilmente spiegabile con il colore del fiore, che è bianco maculato di nero. Il nero, simbolo del mistero, è molto raro tra i vegetali. Le macchie, inoltre, sembra che siano disposte a forma di "tau" greca, la prima lettera di "tanatos", che significa morte.
Erano considerate in grado di trasferire negli esseri viventi le anime dei morti: per questo motivo - per la loro facoltà di costituire, cioè, il tramite tra i defunti ed i vivi - esse erano presenti nelle cerimonie funebri in Grecia, in Egitto, a Roma e perfino in India ed in Perù.
In questo modo le “fave dei morti” costituivano una sorta di inconsapevole comunione tra vivi e defunti e quasi uno scambio materiale tra mondo terreno e regno dei morti.

( la fonte : www.gennarino.org )

 
 
 

L'altra

Post n°25 pubblicato il 14 Ottobre 2011 da De.temps.pour.Elle
 

E abbiamo brindato al futuro.

Se potessimo vedere la vita che stiamo per scegliere e quella a cui  rinunciamo, come due film nelle sale di uno stesso cinema.

Ma non è possibile.
Dieci anni fa insegnavo lettere qui, nel liceo classico della mia città, lo stesso dove avevo studiato.Mi sembrava bellissimo: ero lì per insegnare perché avevo imparato. Era un’occasione per rimediare agli errori dei miei, di insegnanti. Già questo mi faceva felice, e poi come se non bastasse, ho incontrato Michele.

Insegnava storia e filosofia, era timido. Poi un giorno, durante l’intervallo, l’ho visto mentre scendeva le scale che portano alla palestra, con l’aria di chi sta facendo una cosa proibita.

L’ho seguito: Si è tolto la giacca,
ha preso il pallone da pallacanestro e ha cominciato a fare dei tiri liberi
E li metteva dentro. …Tutti. Da solo…concentrato…come se avesse una seconda vita segreta, un talento da tenere ben nascosto.

Ho chiuso la porta della palestra, e mi sono innamorata….Così.

Due anni dopo, era tutto perfetto: gli studenti mi adoravano, il preside mi stimava, e alla fine dell’anno scolastico avrei sposato Michele. Volevamo due figli, prima ovviamente un maschio e poi una femmina, avevamo già deciso il nome del primogenito: Ludovico, lui ci teneva molto.

Eravamo a… maggio, si, le lezioni stavano finendo. L’aula era vuota e sulla lavagna era rimasta una frase di Manzoni: con l’agile speme precorre l’evento

con l’agile

speme

precorre

l’evento!


Ecco, a me in quel momento, è passata davanti agli occhi tutta la vita che mi aspettava, le stesse lezioni, anno, dopo anno, dopo anno. Insegnare, mi pareva sempre meno divertente. Anche peggio: cominciavo a capire i miei insegnati.

E Michele, io lo aspettavo ogni giorno all’intervallo, giù in palestra, ma non scendeva più.

Mi rimaneva un professore di storia, il padre di Ludovico e di una bambina senza nome, che un giorno avremmo iscritto il quel liceo dove io sarei stata l’insegnante anziana, forse, la preside.

Tutto qui? … Tutto così scontato?.. così..previsto?

Decisi di sparire da tutto… così

Sono uscita da scuola e ho preso un treno per Parigi, dove viveva una mia amica
.

All’inizio ho fatto un po’ di tutto: traduzioni, adattamenti…Poi ho incontrato Thomas e quando lui me lo domandato, ci siamo trasferiti a Francoforte, ma io ho continuato a scrivere, mi piaceva. Scrivevo racconti. Li avevo anche mandati in giro per concorsi, a case editrici… ma figuriamoci, non mi ha mai risposto nessuno. Poi un giorno mi è arrivata una telefonata da Bilbao, dove mi dicevano che avevo vinto un concorso, un premio, anche dei soldi! E che dovevo andare a ritirarlo.

Ci abito ancora, a Bilbao.

Si, perché poi, mi han chiesto di scrivere un romanzo, l’ho scritto, l’hanno pubblicato e ha avuto …si, successo. Mi hanno anche invitato in giro a presentarlo, da tutte le parti… ma non ci sono mai voluta andare.

Finchè, non mi è arrivato un invito, dal mio vecchio liceo, scritto a mano dallo stesso preside di allora.

Dieci anni dopo sono tornata.

C’erano tutti riuniti in palestra, gli studenti, i professori, mi aspettavano come se fossi una celebrità. Avrò parlato per un’ora, ho risposto alle domande dei ragazzi: erano carini, molto curiosi, era divertente parlare con loro. Mi è venuta anche un filo di nostalgia.

Poi, mentre stavo per finire di firmare le copie del libro, si è avvicinata una professoressa e mi ha detto: “Sa, io sono quella che ha preso il suo posto quando se ne è andata”. Era carina, più di me direi, bionda, con una frangetta e… una pancia da … sesto mese. “Fra un po’ anche lei avrà bisogno della supplente”, le ho detto. “È il secondo, la seconda anzi, perché ho già un maschio”.

A quel punto, è arrivato un ragazzetto di, sette-otto anni, tutto serio, alto alto, già quasi come la madre.

Più lo guardavo, e più capivo a chi somigliava.

Michele non era venuto. Immagino non le avesse mai parlato di me. O forse si, ma lei faceva finta di no. Ma non importava, era tutto così…così perfetto! Dieci anni dopo, la vita che non avevo voluto era lì, davanti a me. Non l’avevo mai rimpianta prima, ma ora, ora avevo voglia di chiederle come pensava di chiamare la bambina, se le avevano trovato un nome, almeno stavolta. Ma non mi uscivano le parole.

Ludovico si è allontanato per andarci a prendere qualcosa da bere…Dio mio…ma guarda.. cammina proprio uguale a… E siamo rimaste da sole. Ci siamo guardate, e ho capito che anche lei avrebbe voluto chiedermi qualche cosa, perché mi guardava… come si guardano personaggi avventurosi, dalla vita che abbiamo solamente sognata… ma non le venivano le parole. Così, siamo rimaste in silenzio… a guardarci, ognuna con il suo film.


Poi Ludovico è tornato con tre bicchieri di aranciata…

e abbiamo brindato al futuro.


Se potessimo vedere la vita che stiamo per scegliere e quella a cui rinunciamo, come due film nelle sale di uno stesso cinema. Ma non è possibile.


Gabriele Romagnoli  Il Vizio dell'Amore

 
 
 

Favola con morale

Post n°24 pubblicato il 13 Ottobre 2011 da De.temps.pour.Elle

Il cinghiale e la formica (rispetto)

cinghiale

Le grida si sentivano sino al limitare della foresta. C’era pure una musica assordante che infastidiva parecchio. Martina la formica decise che ne aveva abbastanza e chiese il permesso di smettere di lavorare per andare a vedere che cosa stava succedendo.

Non fu difficile per lei capire da dove proveniva tutto quel rumore e anche indovinare chi poteva esserne il responsabile. Grugno, il cinghiale nero più arrogante del Bosco, stava festeggiando il suo compleanno con altri animali di cui, stando a quanto riferiva la Talpa Cesira – nota ai più per essere sempre la prima a sapere tutte le novità – era meglio diffidare. Spiedini, avanzi di cibo e bottiglie di bibite erano rovesciati ovunque.

“Ma come ti permetti di fare tutto questo baccano!” urlò la piccola formica con tutto il fiato che aveva in gola. Grugno, infastidito da quella brusca interruzione, alzò un sopracciglio con fare superiore e ringhiò: “Piccolo, insignificante animale che non sei altro! Come osi interrompere la MIA festa! Non vedi che ho ospiti? Io non ho bisogno del permesso di nessuno per divertirmi”, e così dicendo scagliò con una zampa una lattina vuota verso Martina . La formichina la scansò per un pelo e rispose “Tu non hai rispetto per niente e nessuno ma ricorda che un po’ di umiltà sta bene anche in casa degli animali più grossi!” e così dicendo se ne andò imprecando a bassa voce.

Passò il tempo, Martina continuò a lavorare incessantemente con le sue colleghe per garantirsi un inverno abbondante di cibo. Un giorno venne a sapere (sempre dalla solita Cesira la Talpa) che Grugno, durante una delle sue scorribande, si era rotto una zampa. Il cinghiale si diceva fosse a letto, solo e impossibilitato a procurasi il cibo, e data la scarsa simpatia che nutriva tra gli animali del Bosco, non c’era da meravigliarsi che nessuno fosse andato a trovarlo.

Martina pensò e ripensò, e infine decise di preparare una bella teglia di maccheroni e di portarla  a Grugno. Lo trovò mesto, dimesso e nei suoi occhi tutta la superbia era sparita. Non appena si accorse della formichina una lacrima scese silenziosa sulle sue ispide guance: “Io – cominciò – non sono cattivo. Volevo dimostrare a tutti di essere il più forte e il più importante fra gli animali del Bosco. Ho mancato di rispetto a te, Martina, e a tutti gli altri e ti chiedo scusa”.

“Non solo ci hai deriso e trattato male – replicò la formica – ma durante tutte quelle feste che hai fatto hai sprecato un sacco di cibo che ti sarebbe potuto tornare utile in questo momento. Ora mangia, rimettiti in forma e spero che questa lezione ti sia servita a qualcosa”. E così dicendo pensò di averlo redarguito abbastanza e con un mezzo sorriso gli porse la teglia, certa che a volte la vita insegna più di mille discorsi.

( fonte:Brani e letture)

Morale: gli animali imparano alcune persone no, gli animali hanno una morale alcune persone no.


 
 
 

Tempo di castagne..*_°

Post n°23 pubblicato il 13 Ottobre 2011 da De.temps.pour.Elle

TORTA DI MARRONI Per la preparazione di questo dolce, che non va confuso con il castagnaccio occorrono 600 gr. di passato di marroni, ottenuto facendo bollire i frutti in metà acqua e metà latte ed insaporiti con un baccello di vaniglia. A questo passato vengono aggiunti 400 gr. di zucchero, 50 gr. di alkermes, 80 gr. di rhum e 2 bustine di vanillina, mescolando sempre molto bene. A parte sbattere 4 uova e amalgamare bene i rossi con le chiare, quindi unirle al composto aggiungendo 0,3 lt. di latte. Preparare poi una sfoglia di pasta, con farina bianca, uova, zucchero e un po' di burro. Tirarla molto sottile e foderare con essa una teglia nella quale versare il composto. Cuocere in forno a bassissima temperatura (120 gradi) per 2 o 3 ore.

TORTELLINI FRITTI Il procedimento è simile a quello per la preparazione della torta. Cuocere i marroni nel latte, con un pizzico di sale e della vaniglia. Preparare un passato piuttosto solido al quale aggiungere zucchero, alkermes e zucchero vanigliato. Fare la sfoglia utilizzando uova, farina, zucchero e burro; tirarla sottile, quindi sulla sfoglia disporre in fila dei bocconcini d'impasto; chiuderli rovesciandovi sopra la stessa sfoglia e tagliarli con l'apposito attrezzo, dando loro la forma dei ravioli. Friggerli nell'olio di semi bollente. A piacere, una volta cotti, passarne la superficie con alkermes e zucchero in modo che si formi una specie di glassatura.

CASTAGNACCIO Setacciare 500 gr. di farina dolce di marroni e porla in una terrina.  Aggiungere acqua tiepida o latte e formare un impasto né troppo consistente, né troppo morbido. Unire poi mezzo bicchiere di olio d'oliva, sempre mescolando bene, 50 gr. di pinoli o noci tritate e 50 gr. di uva sultanina rinvenuta in acqua calda. Amalgamare bene il tutto e disporlo su una teglia dal fondo unto d'olio, completando in superficie con degli aghi di rosmarino e un filo d'olio, sempre rigorosamente d'oliva. Cuocere in forno a media temperatura (150/160 gradi) per circa 1 ora.

 

 Composizione e valore calorico dei Marroni per 100 gr. di parte commestibile

 

Marron Buono I.G.P.

 

Contenuti

Fresco

Secco

Acqua (g)

52,00

10,000

Principi nutritivi (g)

Proteine

4,00

7,400

Lipidi

2,60

5,000

Glucidi

40,00

73,000

Cellulosa (g)

2,00

5,000

Elementi Minerali (mg)

764,1

1477,962

Vitamine (mg)

24,7

1,400

Rapporto Ca/P

0,36

0,460

Calorie

199,00

371,000

 

BALLOTTE Cuocere i marroni con la buccia in abbondante acqua,  aromatizzata a piacere con semi di finocchio e/o con alcune foglie di alloro, facendole bollire fno a perfetta cottura (circa 1 ora a seconda della pezzatura). Per le ballotte vengono in genere usati marroni molto grossi, con pezzatura inferiore agli 80 frutti/kg.

FRITTELLE DI CASTAGNE Setacciare la farina dolce di marroni e porla in una terrina con un pizzico di sale, limone grattugiato e zucchero, quindi poco alla volta aggiungere acqua e un po' di lievito in modo da ottenere una pasta non solida. Mettere al fuoco una padella con olio di semi e cominciare a cuocere le frittelle versando l'impasto un cucchiaio alla volta.

POLENTA DOLCE Riempire un paiolo di rame con acqua, leggermente salata, per 2/3; portarla ad ebollizione e aggiungere la farina in quantità direttamente proporzionale all'ampiezza del paiolo. Quando l'acqua inizierà a bollire (si nota dal bordo) praticare al centro un foro, utilizzando un matterello sottile; avere cura che la farina sia avvolta dall'acqua che fuoriesce dal foro praticato e far bollire per circa 1 ora senza toccare né mescolare; scolare l'acqua e conservarla a parte in un recipiente. Posizionare il paiolo su 2 fermi stabili e mescolare vigorosamente la polenta, aggiungendo un po' alla volta l'acqua di cottura. Rimettere il paiolo con la polenta sul fuoco e scaldarlo bene a fiamma viva, quindi ribaltare la polenta su una spianatoia di legno e tagliarla a fettine. La "polenta dolce" (così è chiamata la polenta fatta con la farina di marroni), è un piatto che tradizionalmente viene servito accompagnato da ricotta o raveggiolo freschi; ottima è anche fritta e abbrustolita.


 ( Fonte : Sagra delle castagne)

 
 
 

Guerra tra siti a colpi di...........post

Post n°22 pubblicato il 12 Ottobre 2011 da De.temps.pour.Elle

Guerra tra siti a colpi di...........post

 


 

 

 

 

me  ne sono scordata qualcuno??

 
 
 

EMOZIONATA E COMMOSSA

Sono scossa ed eccitata . Anche qui, nel mio modesto ma socialmente utile blog da edicolante, presenze poco misteriose un secondo dopo aver scritto un post si palesano. E’ entusiasmante avere con sé sempre qualche convinzione, di quelle che non ti lasceranno  mai. AMEN!

 

LE CLASSIFICHE:CLASSIFICA ARTICOLI E PAGINE

Io non amo le classifiche, la home page. Non sono interessata alle rilevanze, ai numeri degli altri ma ai miei si! Quindi mi sono fatta una classifica ad personam ( lo scrivo in latino per sembrare più acculturata) del mio blog più bello del web.

 

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