Criticando

Andrea Camilleri La scomparsa di Patò


Il libro è edito da Mondadori negli Oscar (2000). Come altri libri di Camilleri, pur essendo opera di fantasia, trae spunto da fatti o opere, come in questo caso, del passato. L'amore della “memoria” in Camilleri lascia sempre il segno! Le poche righe che l'autore cita in limine sono tratte da “A ciascuno il suo” di L. Sciascia. Che dire di questo libro ... come spesso accade quando si parla di qualcosa o qualcuno a cui si tiene particolarmente è difficile dare un giudizio obbiettivo e neanche voglio fingere di farlo. La prima cosa che spiazza e incuriosisce è, senza ombra di dubbio, l'originalità di come è scritto. Non è un semplice racconto dei fatti, più o meno farcito con espressioni o situazioni comiche, ma una raccolta - un faldone - di articoli, lettere e biglietti che danno voce ai protagonisti della vicenda. La lingua è quella consona alla tradizione “camilleriana”: dall'italiano sbirresco e giuridico per le lettere ufficiali ed i rapporti, l'italiano di fine ottocento per gli articoli di giornale e il camilleriano puro per i biglietti informali che qualcuno alla fine si scambierà. La storia e men che meno il relativo finale non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello raccontarla; mi posso spingere a dire che la sicilianità dell'accaduto getta una luce tutta particolare sull'italianità della vicenda. Mi obiettate: che centra la sicilia, terra mafiosa e madre delle cose poco chiare, con il resto dell'italia, pulita e candida madre di tutti noi? E allora leggetevelo e mi saprete dire!!! PS Naturalmente prendetevi tempo: si legge tutto d'un fiato!!