CUBA Y CUBA

BOLIVIA


Morales apre tre università per le comunità indigene È parte del progetto educativo della rivoluzione boliviana Alla Bolivia che si accinge a votare per il referendum per la nuova Carta costituzionale, il prossimo 25 gennaio, il governo ha voluto lanciare un messaggio in piena coerenza con la propria linea politica. Con l’istituzione di università per gli indigeni si è voluto dare voce e dignità ad un patrimonio culturale, linguistico e di tradizioni che fino ad oggi si è bollato come «arcaico» e si è tentato di far cadere nell’oblio, laddove non si è brutalmente lavorato per estirparlo. Perché è anche da qui, o meglio soprattutto da un forte investimento sociale sull’educazione, che si deve partire per «rifondare il Paese» secondo il primo presidente indigeno, Evo Morales. L’equa distribuzione delle risorse nazionali deve andare di pari passo con il pieno riconoscimento di diritti e garanzie sociali, in primis per quelle comunità indigene finora illegittimamente private del titolo di cittadini. A partire da marzo cominceranno la loro attività nelle città di La Paz, Cochabamba e Chuquisaca le cosiddette università indigene bolivariane per le comunità interculturali, che svolgeranno il ruolo di strutture decentralizzate dell’istruzione pubblica superiore. Create con decreto supremo lo scorso agosto, prenderanno il nome di Tupac Katari, Casimiro Huanca e Apiaguaiki Tumpa e saranno situate, rispettivamente, nel dipartimento di La Paz, nella provincia di Carrasco del dipartimento di Cochabamba e nella comunità in Kurukuyi nella provincia di Luis Calvo en Chuquisaca. Scopo precipuo del progetto è garantire l’accesso all’educazione scolastica alle popolazioni indigene, che molto spesso ne sono escluse per motivi logistici ma anche per la mancanza di condizioni che tengano conto dei diversi livelli di apprendimento di partenza e ne permettano la frequentazione. A sostegno e corollario di questa iniziativa, il ministero dell’Istruzione e della Cultura ha lanciato un programma che permette agli studenti di scegliere tra dodici carriere professionali nelle tre università indigene. La decisione del governo rientra nel più vasto piano di «rivoluzione educativa e culturale», come ha voluto definirlo Morales alle Nazioni Unite nel settembre 2007, sottolineando che si deve puntare in primo luogo sui popoli indigeni per la conservazione dell’ambiente, delle risorse naturali e del territorio in generale. Un manifesto programmatico che ritrova nuovo slancio, dopo mesi di tensioni politiche e sociali, alla luce dell’accordo tra governo ed opposizione su tempi e modi di revisione del testo della Carta. Le ricche province orientali di Santa Cruz, Chuquisaca, Tarija e Beni non ci stanno condividere le proprie ricchezze minerarie e il proprio benessere con il resto del Paese e hanno osteggiato l’approvazione della nuova costituzione. A loro dire non raccoglierebbe le loro istanze di autonomia, ratificate nel 2008 con quattro referendum locali considerati dal governo centrale illegittimi e incostituzionali, che altro non sono che l'attestazione di diseguaglianze e privilegi.