Cuorerock

Post N° 13


Mi ci voleva Miles Davis, stanotte. "A kind of blue". Lascio spazi di tre righe tra un paragrafo e l'altro perche' mi va. Perche' e' cosi'. Perche' voglio esprimere graficamente l'effetto che mi fa Miles Davis alle tre del mattino. Mi fa respirare. Mi ossigena il cervello. E mi aiuta a pensare. Vorrei averlo sempre in testa, Miles Davis. Vorrei che mi aiutasse sempre a pensare come sta facendo adesso. Vorrei che guidasse con leggerezza le mie dita sulla tastiera, sciogliendo goccia a goccia il cristallo di ghiaccio che mi avvolge il cuore e sollevando lieve le mie palpebre stanche che minacciano di chiudersi ogni cinque minuti qui, in ufficio, con le sirene della polizia a solcare le strade e la luna scialba di ottobre a specchiarsi nell'acqua torbida del canale. E invece e' tutto diverso. Mi ritrovo qui a cancellare righe su righe perche' ho tante cose da dire ma non ci riesco. E' un mese e mezzo che ci provo, ma e' come se cercassi di sfondare a testate un muro di gomma. Non so da che parte cominciare, Diosanto. E faccio una fatica boia a trovare un senso a tutto questo, anche se so che c'e', cazzo se lo so. Ho le dita che sanno di cacao e Gucci. Il cacao e' quello di un rotolo di pan di spagna comprato per tenere svegli me e i miei colleghi durante il turno peggiore della settimana - 11 postmeridiane-8 antimeridiane, da sabato notte a domenica mattina, madonna mia. Gucci e' invece il profumo di Maria Luisa, quel gioiello di ragazza seduta di fianco a me che al momento sta fissando il vuoto con lo sguardo un po' perso. Piu' che comprensibile, mi sembra di poter dire. Le ho fatto un massaggio alle spalle e al collo circa due ore e mezza fa e il suo profumo mi e' rimasto sui polpastrelli. E' uno scambio reciproco, quello tra me e Luisa. Io le faccio il massaggio, e lei in cambio mi regala un po' del suo profumo. Mi sembra che ci guadagniamo entrambi. Mi piace fare i massaggi. Mi piace lavorare con le dita sulla muscolatura, stimolare le terminazioni nervose, accarezzare la pelle di chi si sottopone a questa piacevole tortura. Ci sono punti che se toccati a dovere garantiscono il godimento e il relax totale. Delle zone erogene, le potrei chiamare. Che ho scoperto nella maniera migliore possibile - ovverosia baciando. Non so esattamente come faccio a ricreare questo tipo di sensazioni con le mani, ma a quanto pare i risultati sono buoni. E poi mi piacciono i profumi. Sara' che gli altri due sensi da me maggiormente utilizzati - ossia la vista e l'udito - non sono esattamente sviluppatissimi, ma io mi baso tanto su tatto, gusto e soprattutto olfatto. Tutti i ricordi della mia vita si associano a un odore. Per me non esistono cattivi odori, a parte poche e significative eccezioni. Se penso alla mia infanzia mi viene in mente l'odore stagnante ma buono delle sigarette che mio nonno fumava nel tinello e il sentore leggero ma penetrante di fritto che proveniva dalla cucina, dove mia nonna preparava patate tagliate a spicchi e un fritto misto che non mi scordero' mai finche' campo. E poi l'odore del cacao amaro che mia nonna mi metteva nel latte con mio grande dispiacere, io che avrei tanto preferito il Nesquik. Il bagno che sapeva di dopobarba dopo che mio nonno si era rasato davanti a me e si era fatto vedere mentre si metteva la dentiera (la ciabatta, la chiamava lui; esattamente come gli occhiali erano "i fanali", il cappello "coperchio" e le scarpe "ruote"). L'odore di chiuso della loro cantina, che consideravo un luogo fantastico perche' mio zio Alberto ci teneva le sue due moto e perche' mia zia Laura l'aveva interamente affrescata con disegni di animali. Il puzzo penetrante di sterco e paglia dello zoo di Milano, soprattutto nel recinto dell'elefante (elefantessa, prego) Bombay, che adoravo alla follia, enorme e rugosa, vecchissima e imponente, eppure cosi' buona nello sguardo e cosi' dolce quando con la proboscide suonava l'armonica e spostava un cartello a lettere rosse che recitava "attenti ai borsaioli". L'odore di pulito un po'strano ma speciale dei residence di Pietra Ligure dove passavamo le ferie di Natale. Il profumo del pane fresco e delle brioche all'albicocca che mia zia andava a comprare tutte le mattine dal fornaio di Chiesa in Valmalenco, mentre io dormivo nel letto a castello della cameretta con vista sul campanile. Con il mio crescere, la percezione degli odori e' cambiata. Forse perche' quando sei piccolo ogni odore ha una sua purezza, un suo senso di nuovo che te lo rende speciale, unico, e che te lo incastona per sempre nella memoria, non importa quanto cattivo possa essere l'odore in se'. Non distingui piu' di tanto tra buono e cattivo - tutto e' buono, perche' tutto e' nuovo e cristallino anche nel suo essere maleodorante, e quindi non ci badi. Adesso so che, ad esempio, Londra sa della cappa di fumo stantio dei pub e dell'odore di piscio misto alla canfora delle toilette . Sa dell'odore di pulito della lavanderia sotto casa mia, sa di caffe' appena fatto in ufficio all'una di notte, sa di hamburger arrostiti sulla piastra la mattina presto, e sa di metropolitana. Ormai, pero', il mio olfatto si concentra quasi esclusivamente sui profumi, spesso e volentieri (anche se non sempre) di marca, che coprono con una patina artificiale quello che una volta assaporavo come nuovo e incontaminato. Cosi', ad esempio, Maria Luisa la associo a Gucci, Veronica a Kenzo Uomo e Dorothea a Calvin Klein. Le ragazze con cui sono stato meritano un discorso a parte, perche' il profumo diventa parte integrante delle sensazioni che condivido con loro, della loro sensualita', del loro erotismo, e si mischia all'odore naturale che emanano, al sapore della loro pelle, al loro respiro. Non credo ci sia nulla di piu' attraente e fisicamente stimolante dell'odore dell'eros, dell'eccitazione sessuale, mescolato a un buon profumo. Noemi sapeva di primo amore. Di primo bacio mai dato. Di tutto sbagliato. Da parte mia. Di ritorno dalle ferie una settimana prima. Di "Io e te", Raf. Di giornate spese ad aspettare una chiamata che non arrivava mai. Di un anello da cinquemila lire che ancora deve ricevere. Marina sapeva di falo' di San Lorenzo, di sguardi languidi e un po' stronzi, di ambiguita' assortite, di primo bacio, di bocca umida e di schitarrate alla luna. Roberta sapeva di quattordici anni, di mattinate passate stretti sotto un asciugamano a guardare la pioggia che bagnava il mare e di feste con Enry e Valentina. Sapeva di Salento, di mare, di scricciolo che aveva bisogno di protezione. Alessandra, invece, sapeva di regali di Natale in quinta, di bugie, di "non affezionamoci troppo" e di concerto di Nek in piazza Duomo, di Gianluca Grignani e Massimo di Cataldo, abbracciati come se dovessimo fonderci l'uno con l'altra. Elisa sapeva di Light and Blue di Dolce e Gabbana, d'inverno e di passeggiate sul corso. Pina, invece, sapeva di un profumo fruttato strano, dolce, e di estate dopo la maturita', di futuro, di baci dati di nascosto da suo padre che se mi beccava mi ammazzava di botte. Antonietta sapeva di abbracci, risate e teste sulle ginocchia ad assaporare le stelle. Rossella invece...be', Rossella sapeva di un casino di cose. Di mughetto, di vaniglia, di Naf Naf, di Pink Floyd e Led Zeppelin, di Deep Purple al Forum e di Tennent's Super alla Locanda degli Elfi, di sesso sesso sesso sesso , di prima seconda e terza voltama mai abbastanza, di mani bocca seni cosce e lacrime, di mare, Sardegna e musica metal, di astinenza, paura, nevrosi e ossessione, di risate abbracci litigate e insulti. Giorgia sapeva di latte di mandorla, d'impotenza, di debolezza e dubbio, di anticipazione, di attesa, di cinema e weekend in montagna. Emma adesso sa di Christian Dior, d'indecisione e di dolcezza. Sa di timore, di risate sommesse, di voce bassa che faccio fatica a capire il piu' delle volte, di passeggiate sotto la pioggia, di "how come?" ogni volta che dico qualcosa, di AC/DC, di Crobar e di messaggi sul cellulare. Ecco. Magari non frega nulla a nessuno di quello che ho scritto. O magari si'. Magari qualcuno si ritrova nelle mie sensazioni. Potrei fare lo stesso discorso con la musica, ma ora mi va cosi'. Non avevo preventivato di parlarne, ma sono contento di averlo fatto. Forse la prossima volta andro' direttamente al punto e riusciro' a scrivere dei miei demoni. Per ora spero di avere rotto il ghiaccio. E mi auguro che qualcuna di queste persone mi pensi ancora, dopo tutto questo tempo. Io non ho dimenticato nessuna di loro, e in una maniera un po' strana questo vuole essere il mio modo di ringraziarle per avere reso la mia vita piu' piena, piu' ricca. E per avere fatto un pezzo di strada insieme a me. Grazie.