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Post n°4 pubblicato il 18 Agosto 2005 da mojofuel
Casa. Chissà se la tua è quella ritratta nella fotografia. Vista da qua sembra quasi che si erga su palafitte. Ho sempre sognato di avere una casa costruita su palafitte o su un albero, magari come quelle che ancora oggi costruiscono in Indonesia o in alcune zone del Vietnam, della Birmania o della Cambogia. A picco su risaie e paludi. A respirare l'infinito, a guardare un universo che ci abbraccia ma che il nostro piccolo cuore non riesce a racchiudere in uno, dieci, cento sguardi. Mi manca, casa mia. E mi manca il concetto di casa, quella solidità, quel senso di definitivo che imbeve fino all'ultimo gli atomi di mattoni, cemento, ferro, vetro che non sono solo atomi di mattoni, cemento, ferro e vetro, ma sono gangli, tessuti, terminazioni nervose di un'entità viva e presente che respira, ascolta e osserva sempre. Testimone omertosa e spietatamente imparziale di litigi, abbracci, solitudini, pianti e scopate. Ogni tanto mi fermo a guardare casa mia. L'immagine che ho impressa nella corteccia cerebrale. E la vedo bellissima, luminosa, materna. A volte invece me la immagino calda, silenziosa, buia, come una sorta di assurda placenta che non aspetta altro di fagocitarmi con tutta una serie di optional,di trucchetti, di deliziosi specchietti per le allodole atti a rendere meno pazzesca la mia prigionia e meno forte il mio desiderio di distacco. E devo dirtelo, funzionano quasi sempre. Questa non è casa mia. E' un posto in cui vivo da quasi un anno e che solo in sporadici momenti ho considerato casa mia. Niente radici, niente memoria genetica. Niente. 11 mesi di ricordi, di passato che puzza da fare quasi schifo di chiuso e di cose perdute, di pelli mutate, di prese in giro. No, questa non è casa mia. E' vero, "home is where heart is". Be', il mio cuore non è qua. E' rimasto a Milano. E non vedo l'ora di seguirlo, non te lo nascondo. Ho voglia di un qualcosa di inamovibile, di fermo, di stabile, io che della stabilità non faccio certo uno dei miei pregi... Sono stanco di vagare. Sono stanco di galoppare verso l'orizzonte da solo, la faccia sferzata dal vento e dalla polvere. Il mio cavallo ha bisogno di riposo. E anch'io ne ho bisogno. Mi serve dell'acqua, un pasto caldo, un letto dove dormire per più di una notte di seguito. Senza per forza dover ripartire domani, alla ricerca di chi, di cosa, senza posa, senza sosta, senza una fottutissima direzione da seguire. Chiedo forse troppo?
Commenti al Post:
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