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Salvo, film, Italia Francia 2012, durata 104 minuti


Saleh Bakri e Mario Pupella in una scena del filmSalvo è un film di poche parole, parecchia ombra, polvere, ferraglia, ruggine. È stato meritatamente insignito a Cannes 2013 con il Gran Premio e una Menzione Speciale. Scenario la Sicilia e la lotta spietata tra cosche locali. Salvo, il protagonista del titolo, è il micidiale, efficientissimo killer di uno dei boss dominanti. È difficile si faccia uscire qualche parola dalla bocca, sembra un muto. Non ha bisogno di pensiero, linguaggio, ma solo di una pistola, perfettamente funzionante e oliata. Lui è quella pistola. Rita, invece, la sorella di un capo-clan nemico, è realmente cieca. Conta le banconote che il fratello scarica quotidianamente in casa e ascolta sempre la struggente “Arriverà” dei Modà con Emma, canzone che da sola costituisce l'intera colonna sonora del film. L'incontro tra i due fa scoccare un miracolo, che non è tanto quello esplicitamente mostrato dal racconto, quanto quello della brusca interruzione del nulla in cui stagnano le loro rispettive esistenze. Un cane eternamente al guinzaglio e abbaiante, nel cortile della squallida pensione familiare in cui dorme e consuma il pasto, diventa improvvisamente per Salvo l'immagine vera di se stesso. Il buio della vecchia prigione fraterna nella quale era relegata appare ora chiara a Rita, attraverso quella nuova in cui la scaraventa lui, Salvo, diminutivo di Salvatore, di nome e di fatto. Un film compatto, denso, senza riscatto, redenzione possibile, ma che proprio per questo ce ne fa sentire tutto il lancinante bisogno, visivamente reso da un estremo, acuto atto di compassione, compartecipazione umana allo strazio.Leggi qui una versione di questo post con maggiori contenuti e anche altro. Beh, buona giornata