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Taxi Teheran, film 2014, 82 min


(Jafar Panahi, regista e protagonista del film)Riccardo TavaniJafar Panahi è stato condannato dai tribunali iraniani a 20 di anni proibizione a girare film, scrivere copioni e rilasciare interviste, pena la detenzione a 6 anni di prigione. Panahi nelle galere del suo paese già c’è stato e in esse ha subito anche botte e maltrattamenti vari. Nonostante questo continua a fare film, trovando sempre il modo di aggirare la censura e il fiato degli agenti che lo marcano strettamente. Anzi, aggirare la censura, la repressione, le minacce è ormai diventato la cifra del suo stile di vita e d’arte. Lo dimostra con questo Taxi Teheran, meritatissimo Orso D’Oro al Festival di Berlino 2014, mettendoci non solo la firma come regista ma anche la faccia come attore. Panahi s’infila in un taxi giallo come autista e comincia a girare la città e il film, facendo salire a bordo persone, le quali, con le loro vicende umane, riflettono la realtà della dittatura che incombe anche nei minimi gesti e parole della quotidianità. C’è da precisare che anche tutti coloro che hanno partecipato al film e appaiano sullo schermo, rischiano seriamente la repressione e per questo i loro nomi sono omessi nei titoli di coda.Continua a leggere su STAMPA CRITICA (anche altri miei articoli)