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digito ergo memoro

Post n°80 pubblicato il 24 Ottobre 2011 da cineciclista
 
Tag: memoria

memoria

Digito
ergo (sum)
memoro

di Riccardo Tavani

L'ormai antico “Cogito ergo sum” potrebbe essere oggi sostituito da un più immediato  “Digito ergo sum”? Cartesio, con quel suo celebre, sintetico motto, voleva rideterminare una specie di punto originario assoluto, attorno al quale ricostruire, su basi certe e irrefutabili, l'intero edificio del sapere. D'altronde, ai tempi di Cartesio, c'era un proliferare di sistemi di mnemotecnica, che proprio sulla possibilità di conservazione e attingimento continuo della memoria basavano l'edificazione del sapere. Il grande filosofo francese, invece, pensava che ci fosse bisogno di un totale ripulisti anche di questa memoria, di una specie di oblio metodico, iperbolico, affinché tutto fosse ricostruito per via razionale e non mnemonica. Solo dopo questo smantellamento totale di ricordi incerti e fallaci, la memoria poteva tornare in campo, nel conservare e rendere disponibili nozioni logiche, matematiche, geometriche, storiche, geografiche, ecc. Il tutto, però, sotto la stretta sorveglianza critica del metodo razionale. Ovvero: il “Cogito ergo sum” dopo aver resettato l'intero sistema, lo dotava anche di una memoria “pulita”, non più incrostata da una sedimentazione di conoscenze inaffidabili. Compiamo ora un poderoso salto in avanti fino ai nostri giorni: l'odierno sistema mnemonico elettronico si muove insieme, come in un flusso energetico intrecciato, a quello della comunicazione. E la comunicazione non avviene più soltanto per via lineare, dall'alto del sapere agli stadi via via discendenti delle applicazioni tecniche e della vita pratica. No, oggi la comunicazione avviene su quel piano orizzontale nel quale giacciono tutti i nodi della rete, che sono tutti ugualmente e qualitativamente importanti, proprio perché essi, tutti insieme, non uno di meno, sono il web, la rete. E più i nodi sono distanti, diversi per forme e contenuti, più la loro comunicazione, connessione dimostra l'efficacia e il senso del sistema. Scrivendo una lettera d'amore o un post di carattere economico, biotecnologico, filosofico noi ci iniettiamo direttamente sotto pelle la memoria del sistema e la veicoliamo simultaneamente agli altri nodi del web. Comunico amore o interessi finanziari attingendo all'istante versi a me prima sconosciuti di poeti o dati della Federal Reserve di un anno o di appena un secondo prima. Non solo, dunque, “Digito ergo sum” ma, sopratutto, “Digito ergo memoro”: utilizzo e allo stesso tempo sono utilizzato da una “general memory” globalmente interconnessa che rapidamente sta sedimentando le tracce della nostra futura civiltà.

pubblicato su Stampa Critica del 17 settembre 2011

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Commenti al Post:
Ignava
Ignava il 25/10/11 alle 13:11 via WEB
ho sempre creduto che il troppo annulla se stesso trasformandosi in nulla, vale anche per la comunicazione. mi sbaglio?
 
 
cineciclista
cineciclista il 25/10/11 alle 15:42 via WEB
Una definizione strepitosa, Ignava, che con divido fino al midollo! Solo che il termine “troppo” attiene a qualcosa di relativo. Chi dice se qualche riga in più è troppo: tu? Se a te sembra troppo e non leggi non sono certo io a emettere alcuna sentenza, giudizio morale o di altro tipo nei tuoi riguardi. Non escludo neanche che siano preferibili i tuoi “scarni lemmi” ai miei devastantemente lunghi. Così non è tanto il relativo “troppo” a decretare il nulla, quanto l’assoluta uniformità compatta.
 
   
Ignava
Ignava il 25/10/11 alle 18:30 via WEB
non mi riferivo alle righe dei post ma al suo contenuto: la comunicazione via web allarga in modo esponenziale la possibilità di interagire con le persone e allo stesso tempo fa sentire tutti più soli...troppo=nulla (capirsi attraverso i commenti di un blog è cosa assai complicata, per questo non rispondo mai in modo "serio". niente più dello scritto crea possibilità di fraintendimenti, carini solo se si gioca ma odiosi quando si cerca di esprimere concetti degni di questo nome) .un saluto.
 
     
cineciclista
cineciclista il 25/10/11 alle 19:07 via WEB
La possibilità di fraintendimenti, Igny, è insita nel linguaggio stesso, scritto, parlato, via WEB o altro. Credo, però, che la rete stia giorno dopo giorno sedimentando le prime tracce di una futura civiltà e quale sarà poi la via migliore credo lo stia determinando proprio l’intreccio dei nostri vari tentativi. Per questo io condivido sia il tuo punto di vista che lo stile del tuo blog. Però, attenta: scherzare uniformemente, reiteratamente non potrebbe anche questo ricadere sotto la tua definizione di “TROPPO=NULLA”?
 
ladymarianna0
ladymarianna0 il 05/11/11 alle 19:47 via WEB
Che te ne pare "digito ergo esploro"?Quando si scopre il filo che unisce il percorso della vita e che lega le esperienze e le persone tra di loro, ci si sente a casa...
La rete è una grande casa da esplorare, consente di sperimetarsi, di capirsi, di guardarsi da nuove prospettive, di sondare l'umanità che è in noi e si specchia in coloro che incontriamo...
Si, trovo questo mezzo e il "non luogo" cui conduce una splendida opportunità...
Un saluto, Monica
 
 
cineciclista
cineciclista il 06/11/11 alle 12:12 via WEB
Sì, Ladymarianna, anche se digitare, smanettare è già un sinonimo di esplorare, navigare in rete. Quello che dici sul sentirsi a casa è vero, ma ciò che Igny intendeva è – credo – che molti tendono a ricondurre tutto non solo tra le pareti della propria casa ma anche del proprio io e tapparvisi dentro senza più volerne e saperne uscire. Le potenzialità, le possibilità, le opportunità della comunicazione in rete si aprono in tutte le direzioni, sia positive che negative...
 
cineciclista
cineciclista il 06/11/11 alle 12:14 via WEB
...Si spalancano, Lady, come giustamente dici tu, nuovi spazi di comunicazione e confronto tra le persone da prospettive inedite, ma si potenziano e si aprono nuovi, inaspettati spazi anche per antiche pratiche come truffe, prostituzione, speculazione economica, controlli e indagini sulle persone, limitazioni delle libertà, raggiri ideologici, politici, informativi, ecc. Perciò non dobbiamo dipingerci un mondo del web idilliaco ma essere coscienti della sua concreta realtà, proprio per meglio affermare una nuova frontiera, una nuova civiltà dell’agire comunicativo umano. Grazie per la visita e il commento, Monica.
 
 
ladymarianna0
ladymarianna0 il 06/11/11 alle 15:22 via WEB
Temo di avere peccato di presunzione nel riportare quella che è la mia esperienza personale, per fortuna (o purtroppo) idilliaca, ma è la sola che ho e trovo doveroso rapportarmi e riferirmi ad essa.
Sono approdata in questa "isola" per caso, mossa dalla curiosità e quello che ho trovato mi è piaciuto... diciamo che lo considero un valore aggiunto, non nutrendo quindi aspettative di sorta o obiettivi da raggiungere.
Sono consapevole di tutto ciò che può finire nella "rete" nel bene e nel male e credo di essere disincantata quanto basta per valutarlo.
Mi accosto agli altri quasi in punta di piedi, con il massimo rispetto e umiltà, attenta a non calpestare l'altrui sensibilità, cogliendo di loro ciò che posso e lasciando qualcosa di me...
Facendo un bilancio della mia permanenza in questo "non luogo" posso affermare che fino ad ora ho ricevuto molto più di quanto io abbia dato...
E' stato un piacere anche per soffermarmi in casa tua :-) Baci... Monica
 
   
cineciclista
cineciclista il 06/11/11 alle 16:17 via WEB
Hai fatto bene, Lady, a riportare la tua esperienza, e ti dico che anche io, come te, a parte qualche sgradevole episodio, non posso proprio lamentarmi. Ho avuto anche degli scontri a viso aperto, ma questo non lo considero di per sé negativo, perché a volte è necessario per far emergere le cose con chiarezza e l’importante è non insistere mai più di tanto e non eccedere nella propria ostinazione e affermazione. Ci sono, però, anche esperienze e circostanze di tipo diverso nelle quali si può incappare, non dipendenti soltanto dagli approcci personali alla rete. L’isolamento, la chiusura in sé, l’esaltazione ipertrofica del proprio Io, il manifestare lati normalmente nascosti o repressi della propria personalità, ecc. sono tutti elementi a cui il web offre inevitabilmente e strutturalmente possibilità prima inesistenti e neanche lontanamente immaginabili. È un fatto innegabile, non liquidabile con un mero giudizio di tipo moralistico, ma semmai da affrontare con l’apertura mentale necessaria alla comprensione di un fenomeno sociale e mediatico nuovo. Sono io, Monica, a ringraziarti di esserti soffermata nella mia blog-casa.
 
     
ladymarianna0
ladymarianna0 il 07/11/11 alle 18:06 via WEB
Ti riferisci forse a quando il rapporto con il web si trasforma in dipendenza? Nel qual caso concordo con te circa il fatto che ricorrere a questo mezzo per colmare vuoti esistenziali e affettivi, o realizzare virtualmente il proprio IO ideale (e quindi sentirsi realizzato) debba inevitabilmente presentare il conto quando ci si risveglia e ci si scontra con la realtà nuda e cruda! So che accade, ne sono fortemente dispiaciuta e allo stesso tempo non mi capacito di come si possa perdere il contatto con la realtà al punto tale che il "virtuale" riesca a sostituire il "reale"... Credo si possa definire una patologia vera e propria... Buona serata, M.
 
     
cineciclista
cineciclista il 07/11/11 alle 19:00 via WEB
Sì, una patologia, Lady M, e non a caso si diffondono sempre più centri e medici specialisti per questo nuovo tipo di sindrome, così come nel secolo scorso si diffusero patologie psicologiche e comportamentali legate a certi fenomeni della modernità e della società di massa...
 
     
cineciclista
cineciclista il 07/11/11 alle 19:01 via WEB
... Voglio dire, Monica, che non sempre è una colpa o un deficit soggettivo di chi rimane vittima di certi fenomeni, ma che essi sono insiti nella forza del meccanismo stesso. Prendi ad esempio l’anoressia e la bulimia, sappiamo bene quanto la violenta e compulsiva pressione dei modelli televisivi, pubblicitari ecc. le determini. Oggi il virtuale si intreccia sempre più al reale, tende ad esserne un aspetto nuovo e per questo può prendere anche il sopravvento.
 
     
ladymarianna0
ladymarianna0 il 13/11/11 alle 16:04 via WEB
Il mio non è un "j'accuse", solo mi fa male pensare che ci si lasci andare al punto tale da restarne in qualche modo soggiogati. A questo punto mi domando se chi rimane incastrato negli ingranaggi di questo meccanismo ne sia consapevole e sia in grado di riconoscere che ha bisogno di aiuto... ma soprattutto di trovare il coraggio e l'umiltà di chiederlo...
Un caro saluto, Monica
 
     
cineciclista
cineciclista il 13/11/11 alle 20:26 via WEB
Mai pensato che il tuo fosse un atto d’accusa e d’altronde certi problemi, al loro apparire, non hanno soluzioni facili e tanto meno a portata di mano. Tutti ci troviamo dentro una dimensione ancora non completamente esplorata e di cui stiamo scrivendo collettivamente la storia. Un saluto a te, Monica.
 
     
ladymarianna0
ladymarianna0 il 15/11/11 alle 02:16 via WEB
... siamo i pionieri del nuovo millennio...
Buonanotte, M.
(desideravo aggiungerti tra i blog amici ma non trovo l'opzione (???)...) Baci, M
 
     
cineciclista
cineciclista il 15/11/11 alle 13:04 via WEB
Hai detto bene, Lady M, pionieri con strade, sentieri ancora da tracciare e usi, costumi, regole ed eccezioni da determinare.
 
Nues.s
Nues.s il 06/11/11 alle 22:36 via WEB
Interessante, davvero.
L'avevo intravisto oggi un po' di corsa, ma ora leggendo meglio è come paragonare questo concetto della comunicazione in rete, ad un viaggio. Si è pronti coi propri bagagli a riempirsi gli occhi tra letture e scritti piu' o meno intensi e rovesciarci di emotive impressioni quell'immancabile arte che è il....partire, seppur stando comodi in casa.
La rete, con le dovute eccezioni, come miracolo e approdo ideale per 'nuovi, insperati incontri'. Un'opportunita' necessaria, sia per sensibilita' che per stile.
 
 
cineciclista
cineciclista il 07/11/11 alle 03:06 via WEB
Più che il partire, Nues, è un’arte il perdersi... Solo così possiamo disperarci tanto da riaprire la speranza di un incontro vero.
 
   
Nues.s
Nues.s il 09/11/11 alle 09:45 via WEB
E' un'arte... il piacersi. Scoprirsi senza trabocchetti, esigendosi in 'scoperte a ritroso'.
Ritrovarsi.e.conviverci.
 
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