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Messaggi di Giugno 2016

I, Daniel Blake, film di ken Loach, GB - Francia 2016, 100 min

I, Daniel Blake, film, foto di scena photo Daniele Blake_zps93rqk6yu.jpg

Io, Daniel Blake, un nome contro un muro, lo Stato

Tavani

Serena l’arte e tremenda la vita: in questo contrasto si può riassumere la forza di I, Daniel Blake, il film che strappa la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2016. Sì, la strappa, perché il contrasto c’è stato fino all’ultimo anche dentro la giuria presieduta dal regista e produttore australiano George Miller. E così Ken Loach, a 79 anni, si porta a casa per la seconda volta il premio, dopo quello del 2006 con il film storico sull’Irlanda Il vento che accarezza l’erba.

La serenità è nella forma che l’autore conferisce alla sua opera. Alle inquadrature, alla sequenza delle scene, al montaggio, ai dialoghi. Tutto scorre sullo schermo di luce pulita, con toni drammatici, cromatici e acustici discreti, ma proprio questo fa salire meglio – poco alla volta e da dentro l’immagine stessa – la tremenda crudeltà amministrativa dell’assistenza sociale capitalistica, qui nella sua versione più formale, ossia più squisitamente british. Una scelta stilistica, quella di Loach, che gli consente una tale internità alla realtà da sfumare davvero i confini tra questa e il cinema, come mera riproduzione fotografica esterna.

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Julieta, film, Spagna 2016

Julieta, di Almodovar, manifesto photo Julieta-o-la-trinita-dello-sguardo-800x445_zpsinraxkcn.jpg

Julieta o la trinità dello sguardo

di Riccardo Tavani

Fin dalla prima scena d’incontro casuale tra Julieta e Beatriz, un’amica d’infanzia di sua figlia Antia, si capisce che Pedro Almodóvar vuole andare alla radice buia di un senso dell’esistenza. La colonna sonora del suo abituale compositore Alberto Iglesias s’intona perfettamente a questa intenzione e ne valorizza ogni singola inquadratura e sequenza.

Un incontro casuale tra le strade di Madrid, mentre Julieta è in procinto di trasferirsi, di lì a pochi giorni, in Portogallo con Lorenzo, il suo compagno. Beatriz le dice che per caso – a sua volta – ha incontrato Antia in Italia, vicino al Lago di Como, e che ha tre figli. La donna, non solo annulla la partenza, ma lascia subito anche la sua bella casa per trasferirsi nello stesso vecchio palazzo in cui viveva con sua figlia Antia. Il film è la lunga lettera per immagini che una madre scrive a una figlia che l’ha abbandonata, facendole perdere ogni traccia della sua esistenza.

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