Creato da dagbog il 01/09/2014

DAGBOG

il blog di Luigi Riotta

 

Inseguire ed essere inseguiti dall'amore

Post n°29 pubblicato il 05 Novembre 2014 da dagbog
 
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A volte si tratta dei genitori o dei figli. Altre volte sono i mariti e le mogli, i fratelli, gli amanti, gli amici.
Quando si aspetta una telefonata che non arriva, quando si cerca qualcuno che non si fa trovare, quando si danno attenzioni che non hanno risposta, la domanda che ci si pone è sempre la stessa.
Esiste in tutte le relazioni una contabilità dell'amore, un dare/avere ragioneristico, un computo metrico dei sentimenti che non è mai oggetto di confronto sincero.
Non conosco nessuno che sia capace di ammettere ciò che tutti facciamo: ricorrere agli altri quando serve, se esiste un bisogno, li dove si presenta la necessità, materiale o spirituale poco importa.
Le persone dichiarano di volersi bene e continuano a rimproverarsi reciprocamente questo atteggiamento.
In un'alternanza fra coloro che cercano e coloro che vengano cercati si perpetua la frustrazione di chi, secondo le proprie aspettative, non ritiene essere ricambiato in maniera congrua rispetto al proprio sentire, cercare, interessarsi dell'altro.
Quando, alla fine, coloro che cercano si convincono di doverne discutere, domandando il perché di tutto questo, quasi sempre trovano nella risposta una negazione. Si evade dal confronto. Si minimizza. Qualche volta si accusa di voler stimolare sensi di colpa, come se chiedere considerazione e affetto non fosse una necessità di chi cerca, un desiderio di equilibrio d'amore, ma una limitazione della libertà di chi è cercato.
Se esistesse la giustizia nei sentimenti, se ci fosse un parametro universale di riferimento, ad ogni azione che genera amore ne seguirebbe una uguale, contraria, esaustiva. Ma così non è. Ed il mondo di chi si vuole bene, o dichiara di volersene, è sempre pieno di persone che inseguono, amando, e di persone che sono inseguite dall'amore. Un'amore che si fa opprimente finché il cuore è sazio, ma che diviene nuovamente ben accetto quando sopravviene il digiuno e si ha sete di sentimenti.

Nota a margine.
Ammetto le mie colpe. Ogni tanto sparisco. Non mi si trova o non mi faccio trovare. Mi accade di entrare in un letargo che, nel mio caso, non è sinonimo di sazietà d'amore, bensì un lasciarsi andare a periodiche eclissi durante le quali non ho più luce e, conseguentamente, procedo al buio.
Si deve dire o scrivere se ne vale la pena, per sé, quasi sempre, ma anche per gli altri, che sono l'immagine riflessa di un sé itinerante.

 
 
 

Non chiamatelo femminicidio

Post n°28 pubblicato il 09 Ottobre 2014 da dagbog
 
Foto di dagbog

Non cercate i loro profili su facebook perché sono stati oscurati. Come avviene quasi subito con i morti ammazzati. Tutti i giornalisti sperano ormai di trovare spunti nelle ultime frasi delle vittime e degli assassini. Così, giustamente, la polizia, le famiglie o i responsabili stessi di facebook fanno sparire ogni traccia.
Io mi sono abbondantemente rotto le palle di sentire di uomini che sclerano ed ammazzano le ex fidanzate, compagne, mogli, prima di uccidersi loro stessi. E mi rode ancora di più quando leggo che le vittime sono persone che hanno studiato, che hanno lottato per combattere contro l'ignoranza e la superficialità.
Nascere in Sicilia non l'ho mai considerato come un privilegio. Certo, i benpensanti storceranno il naso pensando che mi dimentico delle migliaia di migranti che affrontano i viaggi della speranza, dei siriani, degli iracheni, dei coreani e via discorrendo. Non è questo il problema.
Il problema è che se nasci donna e vivi in un paesino posto al centro della Sicilia, dove non c'è neppure il mare a smorzare i cattivi pensieri sei fottuto. E la tua vita è in salita, molto in salita.
Cosa può offrire un minuscolo paesino come San Giovanni Gemini ad una ragazza di 27 anni laureata in filosofia? Che ama i libri più di ogni altra cosa? Che scrive: "sto soltanto leggendo mentre aspetto posteggiata in macchina eppure la gente mi lancia occhiatacce malefiche. Forse perché non hanno mai visto un libro loro. Se stessi a sfumacchiare con lo smartphone in mano sarebbe tutto ok"?
Concetta Traina è stata assassinata dal suo ex fidanzato Mirko Lena, anche lui ventisettenne. Un'altra omicidio frutto della paura. E dell'amore che si trasforma in odio.
Domenica scorsa cantava Angelina, la settantunenne mamma di Concetta, anche lei barbaramente assassinata da Mirko. Un "bravo ragazzo", come lo hanno definito i suoi compaesani. Ed Antonietta si sfogava su facebook: "La solita malinconia domenicale aggravata da una pioggia insistente e dal canto stonato di mia madre irrealisticamente allegra".
"Irrealisticamente allegra" scriveva Concetta. Che starebbe a dire "che cazzo canti che c'è solo da essere depressi?"
Aveva torto Concetta? Con un ragazzo appena uscito dalla sua vita, circondata dal nulla e senza nessuna prospettiva concreta, nonostante l'approssimarsi dei trent'anni?
No, non aveva torto. Ma sua madre cantava perché ne aveva motivo. La sua vita era quasi tutta alle spalle e, nonostante le difficoltà (di donna parimenti nata e cresciuta in un posto di merda) era riuscita a far laureare i suoi due figli. Il domani chissà. Qualche portone si aprirà. Tutte le mamme la pensano così.
Adesso è molto facile cercare di capire dalle facce, dalle poche frasi rubacchiate sul web, dalle pagine dei giornali, chi fossero Concetta e Mirko. Lui ha una foto che sembra un esaltato e lei sorride come una brava ragazza. Non basta.
Quello che è certo è che omicidi così efferati sono il frutto di uno squilibrio mentale e di una totale incapacità di autocontrollo. Paura, scrivevo. La paura di alcuni uomini di perdere per sempre la persona più importante della loro breve vita. Colei che hanno amato in modo smisurato. Una donna che dal "niente" avevano fatto diventare "tutto". Tutto ciò che la vita potesse donare di bello. Nel nulla in cui viviamo la fidanzata che ritenevano "propria donna" era l'unica cosa in cui credevano. E la paura di perdere quel "tutto" ha armato per l'ennesima volta mani impazzite, altrettanto innocenti. Non sopporto più che ci siano giovani vittime di questo assurdo gioco, dell'assenza di certezze, di valori, di futuro. E che si continui ad andare avanti nell'indifferenza generale.

 
 
 

E sento un vago disgusto di fumo

Post n°27 pubblicato il 06 Ottobre 2014 da dagbog
 

Siamo alleati, dici di noi, mentre io spero che cessi l'attesa
Apro un birra e innaffio la vita. Per dare un senso a queste giornate
Voglio una strada, voglio un progetto. Ne voglio due o forse tre
Non ho capito dov'è che io vada. Un cerchio che gira. E ancora cammino
Credo in qualcosa che deve arrivare
Passa il mio tempo passa veloce
Bevo e mi mento
Bevo e mi mento
E sento un vago disgusto di fumo
E stà crescendo il disgusto di fumo

Non c'è più motivo, non c'è più la lotta. Non trovo più qual'è l'obiettivo
Eppure credevo alla sveglia dell'alba. Che avesse ragione a rompere i sogni
Volesse distrarmi da notti d'Amore
Pantofole ai piedi e scarpe per correre
Un'idea di futuro, che ferma l'attesa, un gradino alla volta verso la meta
Passa il mio tempo passa veloce
Bevo e mi mento
Bevo e mi mento
E sento un vago disgusto di fumo
E stà crescendo il disgusto di fumo

Magari staziono o magari mi fermo
Se io cammino ci sarà un motivo, una ragione da qualche parte
Forse ho già visto quel posto e quel gesto, era d'estate in quel giorno lontano
Sento fatica, ma so che l'ho visto, sento fatica, ma lo riconosco
Era il portone che avevo sognato, fatto di legno, fatto di fumo
Passa il mio tempo passa veloce
Bevo e mi mento
Bevo e mi mento
E sento un vago disgusto di fumo
E stà crescendo il disgusto di fumo

Io mi accontento, anche di poco, anche se manchi, pur se non vuoi
E ti sorrido incurante del tempo, senza tristezza perché non ci sei
Non hanno un senso i miei giorni in attesa, manca qualcuno, manca qualcosa
Scrolli le spalle e spandi altruismo, tu non mi vedi e non sai perché
Lacrime asciutte ingoiate al momento, e mi sorridi tra i nostri vestiti
Passa il mio tempo passa veloce
Bevo e mi mento
Bevo e mi mento
E sento un vago disgusto di fumo
E stà crescendo il disgusto di fumo

Ci inventeremo qualcosa vedrai. Prendersi in giro, magari, lo sai
Il treno che passa anche per noi, anche stavolta non si fermerà
La fortuna è nell'angolo che aspetta li dietro. Cammino in un cerchio
Colora la nebbia se e quando lo vuoi, una Madonna c'è sempre per noi
Trattieni il respiro e pensa a quei monti, villaggi felici su pietre d'autunno
Passa il mio tempo passa veloce
Bevo e mi mento
Bevo e mi mento
E sento un vago disgusto di fumo
E stà crescendo il disgusto di fumo

 
 
 

Prendere consapevolezza di sé è un buon punto di partenza

Post n°26 pubblicato il 03 Ottobre 2014 da dagbog
 
Foto di dagbog

Ciascuno ha una soglia di tolleranza che conduce, di fronte ai problemi, a subire anziché a reagire. A volte la tolleranza si sposa con la convenienza, l'idea di un vantaggio che prescinde dall'empatia, ragioni di opportunità che, in rapporti ritenuti “eticamente corretti”, salvaguardano, almeno teoricamente, da potenziali futuri scontri. Situazioni in cui, dopo avere valutato ciò che è e quello che potrebbe essere, si propende per scelte che, nel rispetto di rigidi parametri individuali, vengono ritenute il “male minore”.
Queste decisioni, sia che conducano all'azione o all'inazione, lo scegliere di non scegliere, si collocano sempre al di sotto della soglia di reazione che marca le differenze individuali tra le persone.
Altri temperamenti, all'apparenza impulsivi, dove l'impulsività coincide a volte con il desiderio di sincerità, portano verso relazioni in cui non c'è margine per la mediazione, anche se questa può costituire, nell'immobilità dell'agire, spunto per un vantaggio personale. Si butta il cuore oltre l'ostacolo e accada quello che accada.
Tali orientamenti della psiche umana, che hanno radici nella storia personale di ciascuno, nei disagi e nelle gioie che hanno attraversato le esistenze, nelle fortune e nelle sfortune che sono intervenute lungo il cammino, sono alla base dei percorsi tortuosi, dei dedali di strade, asfaltate o piene di sassi che hanno caratterizzato il percorso delle donne e degli uomini che siamo, di quelli che conosciamo.
La vita concede a tutti alcuni privilegi ed i problemi che si presentano sono oggettivi, dotati di una propria verità, coerente, immutabile. Sono le persone a fare degli identici problemi dei frammenti di roccia o dei granelli di sabbia. Con la propria permeabilità alle onde, con la volontà di assorbire o respingere quel mare con cui la vita tende a sommergere, con costanza altalenante, ripetuta, comunque levigante.
Prendere consapevolezza di sé, dell'essenza del proprio modo di approcciarsi alle difficoltà e ai problemi, delle “soglie” entro le quali le reazioni sono controllate e se le stesse reazioni trovano origine nell'intrinseco modo di essere o nell'opportunismo del momento, è un ottimo punto di partenza per cambiare se stessi, per modificar quella parte di noi con la quale a volte entriamo in conflitto, fonte spesso di un'infelicità diffusa alla quale non riusciamo ad attribuire un nome.

 
 
 

Un albero senza radici è destinato a morire

Post n°25 pubblicato il 30 Settembre 2014 da dagbog
 

Nelle relazioni tra uomo e donna non esistono verità assolute, ciò che è giusto e quello che non lo è, ciò che deve o non deve essere fatto, ma solamente ciò che può rendere felici e quello che può essere causa di infelicità.
Cambiare da una persona ad un'altra è come spostare un albero che sta crescendo da un terreno ad un altro. Non c'è nulla di male nel farlo, ma quell'albero sarà mai messo in condizioni di mettere radici?
Fare l'amore con qualcuno che non si ama è qualcosa che ci fa somigliare molto di più agli animali che agli uomini. E' risaputo, eppure questo fatto continua ad avvenire. Io non dico che sia giusto o che non lo sia. Io dico che la felicità che ne deriva è un fiore raccolto. Durerà quello che durerà, ma la sua vita sarà estremamente breve.
Donare il proprio corpo solo se c'è Amore è qualcosa di completamente diverso. E' avere volontà che la pianta metta radici. E' credere in qualcosa che contempli il futuro, differenziando se stessi dalle bestie che, del futuro, non hanno alcuna percezione.
Quello che affermo è che necessita essere onesti, sinceri, autentici. Mettersi con una persona che non si ama è dare spazio al proprio istinto più basso, è spesso fare uso della menzogna, diretta verso noi stessi o verso l'altro. Come può un rapporto costruirsi, elevarsi, divenire qualcosa di bello se nasce e cresce sulla segretezza e sulle bugie?
Quando si ama non si deve avere paura di mostrarsi nudi all'altro, di essere trasparenti, lasciar vedere il proprio lato interiore. E' l'unica strada per poter incontrare e vedere il lato interiore della persona che si ama. E' l'unico modo per cercare una sintonia di vibrazioni, facendo incontrare e fondere le parti più profonde di noi.
Cambiare continuamente partner è come ascoltare costantemente suoni diversi. Subentra confusione, una sorta di nevrosi in cui sarà molto difficile individuare un suono che corrisponda al nostro.

 
 
 

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