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il blog di Luigi Riotta

 

Amore e saggezza secondo la falsa lettera di Màrquez

Post n°34 pubblicato il 10 Aprile 2019 da dagbog
 
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Rassetti le carte per fare spazio e resettare, mettendo ordine (perché dove abita il disordine potrebbe trovare dimora la confusione dell'anima) e non finisce nel cestino una copia stampata di quelle che vengono considerate - erroneamente - le parole più toccanti scritte da Gabriel Garcia Màrquez.
L'autore della lettera non è lo scrittore colombiano, ma Johnny Welch, scrittore e attore messicano, che è diventato famoso nel mondo proprio grazie alla diffusione sul web di uno scritto non suo. Màrquez non solo disconoscerà il testo, ma lo considererà un'offesa al suo modo di pensare e di scrivere. 
Eppure secondo me questa sequenza di affermazioni rientrano tra quelle che dovrebbero essere lette all'alba di ogni giorno, mentre si prende il caffè e si gioisce (o ci si dispera) per quello che ci aspetta.
Spero che servano da ripasso per chi le conosce ed una stimolante novità per chi le legge per la prima volta.
"Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta e mi regalasse un pezzetto di vita, io approfitterei di questo tempo il più possibile.
Probabilmente non direi tutto quello che penso ma penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle cose non per ciò che valgono ma per ciò che significano.
Dormirei poco, sognerei di più, perché ho imparato che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi perdiamo sessanta secondi di luce.
Andrei quando i più si fermano, mi sveglierei quando i più dormono.
Se Dio mi concedesse un pezzetto di vita, vestirei semplice, mi lascerei bruciare dal sole, lasciando scoperto non solo il mio corpo ma anche la mia anima.
Agli uomini spiegherei quanto sbagliano nel pensare che smettono di innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi.
A un bambino gli darei le ali, ma lascerei che da solo imparasse a volare.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con l'oblio.
Tante cose ho imparato da voi uomini...
Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna,senza sapere che la vera felicità risiede nella forza di risalire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di sua madre o di suo padre, lo racchiude per sempre.
Ho imparato che un uomo ha diritto a guardarne un altro dall'alto in basso solo per aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto apprendere da voi, ma in verità a molto non avrebbero a servire, perché quando mi metterete dentro quella borsa, infelicemente starò morendo.
Dì sempre ciò che senti e fai ciò che pensi.
Se sapessi che oggi sarà l'ultimo giorno in cui ti vedrò dormire, ti abbraccerei forte e pregherei il Signore affinché possa essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che questa è l'ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti bacerei, e ti richiamerei per dartene ancora.
Se sapessi che questa è l'ultima volta che ascolterò la tua voce,registrerei ogni tua parola per poter riascoltarla una ed un'altra volta all'infinito.
Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti in cui ti vedo ti direi "ti amo" senza assumere, scioccamente, che lo sai di già.
Sempre c'è un domani e la vita ci dà un'altra opportunità per fare bene le cose, ma se sbaglio e oggi è tutto ciò che mi resta, mi piacerebbe dirti che ti voglio bene, e che mai ti dimenticherò.
Il domani non è assicurato a nessuno, giovane o vecchio.
Oggi può essere l'ultimo giorno in cui vedi coloro che ami.
Perciò non aspettare più, fallo oggi, perché se il domani non dovesse mai arrivare, sicuramente lamenterai il giorno che non hai preso tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio, e che sarai stato troppo occupato per concederti un ultimo desiderio.
Mantieni coloro che ami vicini a te, dì loro all'orecchio quanto ne hai bisogno, amali e trattali bene, prenditi tempo per dirgli "mi dispiace", "perdonami", "per piacere", "grazie" e tutte le parole d'amore che conosci.
Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti.
Chiedi al Signore la forza e la saggezza per poterli esprimere.
Mostrati ai tuoi amici e sarai amato per quanto meriti.
Se non lo fai oggi, domani sarà sempre lo stesso."

P.S.: a Davide, che in questi giorni si è aggrappato alla vita beffando la sfortuna e lotta, com'è giusto che sia, come e più di prima.

 
 
 

L'ennesimo Presidente di tutti.

Post n°33 pubblicato il 08 Maggio 2017 da dagbog
 
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"Sarò il Presidente di tutti i francesi..." ha esordito Macron, il nuovo Presidente d'oltralpe. Una frase che gli elettori non si stancano mai di ascoltare, pur se grondante retorica.
Appena ieri Trump aveva iniziato il suo mandato con l'identica battuta: "consideratemi il Presidente di tutti gli americani" così come il "nostro" Matteo Renzi (qualche tempo fa come neo Presidente del Consiglio ed un paio di giorni fa come riconfermato segretario del Partito Democratico).
Che si dicano bugie in campagna elettorale lo sanno tutti, anche se molti amano credere che così non sia, ma mentire spudoratamente all'esordio di un mandato, con affermazioni che accomunano tutti gli eletti nel denominatore comune espressione di quel "populismo" che tanti interpretano come degenerazione della politica, è quanto meno paradossale. Ma si sa, il "popolo" vuole sentire certe frasi e quelle gli vengono dette, anche se sempre le stesse. Tutti contenti? Per nulla.
Macron, come coloro che l'hanno preceduto negli slogan successivi alla vittoria, non sarà il Presidente di tutti i francesi, così come Trump non lo è di tutti gli americani e Renzi non lo è stato di tutti noi. E non sarà neppure unificatore di un'Europa che vuole insieme alla Merkel a due velocità con un ruolo di primo piano della Francia, a danno degli altri Stati.
E' interessante leggere le biografie di tutti coloro che alla fine ce la fanno a raggiungere i vertici (di un partito, come di una nazione). Macron ha usato spesso una frase attribuita a De Gaulle: "i nazionalismi aprono le porte alla guerra" ed ha aggiunto che i luoghi dove ha trascorso la sua infanzia sono costellati da troppi cimiteri di guerra per non comprendere fino in fondo le parole del generale francese. Ma queste affermazioni, per quanto giuste, all'apparenza condivisibili, mal si legano con la sua formazione e con il suo passato di collaboratore con l'impero dei Rothschild.
Dietro l'elezione di Macron ci sono quindi, come sempre, dei grandi finanziatori a cui indubbiamente dovrà rendere conto durante il suo mandato e dubito fortemente che gli interessi dell'egemonie finanziarie mondiali siano gli stessi di quella parte del popolo, che nello slogan "en marche" (in cammino), ha voluto credere.
E' vero che molti hanno giurato di avergli dato il voto turandosi il naso, pur di non favorire la destra di Marine Le Pen e che gli scandali che hanno coinvolto Fillon sono stati determinanti per l'implosione di una sinistra francese stupida e fallimentare. Ma la Le Pen non si scoraggia e continua nella sua opera camaleontica. Dopo aver cercato di disintossicarsi da un passato scomodo di estremista ed avere defenestrato il padre (apertamente xenofobo) dal partito, ha ottenuto in cambio la aperta ostilità di quest'ultimo che ha dichiarato pubblicamente "mia figlia non sarà mai Presidente perché non ne ha le capacità". Rivalità familiari e presunta xenofobia insieme a scandali interni alla sinistra hanno aperto un'autostrada a Macron. E lui si è limitato a percorrerla.
P.S.: Comunque sia rimane il fatto che un popolo, francese, americano o italiano che sia, continuerà a rimanere strangolato dai populismi e dalla propaganda dei media fino a quando non avrà la volontà di liberarsi dagli indottrinamenti, rendendosi autonomo in quella ricerca di comprensione dei fenomeni politici ed economici che muovono il potere nei singoli Stati e nel mondo intero.

 
 
 

A torto o a ragione si finisce per mentire

Post n°32 pubblicato il 01 Dicembre 2014 da dagbog
 
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In gran parte dei litigi che coinvolgono le coppie ci si rimproverano spesso le stesse cose, muovendo identiche accuse.
Non c'è quasi mai l'onesta intellettuale di ammettere che si desidera poter fare ciò che si vuole ponendo delle limitazioni agli altri, magari le stesse che non si riesce a tollerare. Una stupida competizione dove le parole, i gesti, le azioni, finiscono per essere celati, in modo da poter dire senza che si dica.
Si mente perché ci si sente incompresi, perché trascinati in un conflitto che non si cerca, dove non abita l'empatia. Una guerra dove la propria libertà viene de-limitata nel recinto della sottomissione.
I pensieri dei contendenti coincidono, uguali e contrari.
Si finisce per ritagliarsi degli spazi di esclusività, di indipendenza, dove potersi rigenerare, in cui muoversi in totale autonomia, eludendo il partner. Mentire diventa quindi necessario, indispensabile, ritenendolo il male minore. Mentire per non litigare. Mentire per non chiudere definitivamente le porte che amiamo, o diciamo di amare, quelle porte che, dopo tanti anni, si attraversano ogni giorno più per dovere che per piacere.

 
 
 

Le conseguenze di Whats App

Post n°31 pubblicato il 30 Novembre 2014 da dagbog
 
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Lei si siede di fronte a me. Posiziona la sedia all'angolo. Domina lo spazio. E' bella, somiglia molto a Sandra Bullock. Mi guarda. Le scivolo addosso sbirciandola.
Mi trovo in un locale sperduto nella zona residenziale di Palermo. Uno dei locali dove cerco riservatezza per leggere. Sono con mio figlio e quindi ho messo ancora più attenzione nell'individuare il posto. Mai stato prima, ma sembra adatto. Così consumiamo e leggiamo, ignorando per quanto possibile ciò che accade intorno a noi.
Arriva lui, le porta un caffè: E' un bell'uomo. La copia identica di uno dei personaggi interpretati magistralmente da Michel Cotè nel film del 2008 Club Privé (per intenderci quello che indossa la parrucca).
Sta per sedersi in una sedia dandomi le spalle, ma poi decide di cambiare posto e di mettersi accanto alla donna, sempre di fronte a me.
Lei continua a guardare. La ignoro. Le squilla il telefono. Lei lo prende e guarda. Impugna il telefono dal lato opposto di dove si trova lui, all'altezza del fianco, in modo di leggere senza essere vista.
Lui le inizia a dire di Whats App. Che è un guaio. E che le telefonate potrebbero essere di un mitomane.
Lei risponde qualcosa che non sento. La conversazione continua ancora. Parlano dello stesso argomento. Hanno visi seri, tesi. Dopo circa cinque minuti lei si alza e gli dice che deve andare a fare una commissione li vicino. Si allontana e lo lascia da solo.
Non sembra sia una domenica calda come questa che ci sta regalando novembre. C'è freddo tra i due. Un freddo che conosco. Che non refrigera. Anzi fa sudare.
Mi chiedo quante coppie vivano le stesse situazioni. E quanto la telefonia mobile, le chat, Whats App, Facebook e via discorrendo abbiano contribuito e contribuiscano a distruggere le unioni anziché a crearle.
In Italia il numero dei divorzi ha quasi raggiunto il numero delle unioni ufficiali. Un'impennata in avanti verso la dissoluzione delle coppie. La tecnologia ha dato una grande mano. Ed anche i mitomani che fanno squilli improvvisi, che mandano messaggi imprevisti. I mitomani, certo...

 
 
 

Phooting Palermo

Post n°30 pubblicato il 07 Novembre 2014 da dagbog
 
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La notizia di partenza non è rilevante nel senso che rientra tra quelle alle quali siamo già abituati. Il signor Michele Mercurio, pescivendolo al mercato palermitano di Ballarò, non è un invalido come ha dichiarato e come l'Inps ha potuto evincere dalle certificazioni mediche prodotte. Cammina, quindi non è zoppo, e ci vede perfettamente, quindi non è cieco. Anzi ha una vista ottimale, al punto che riesce a pulire con minuzia il pesce prima di incartarlo ai propri clienti. Perderà la pensione, per la quale ad oggi ha intascato già 70.000 euro dei quali non c'è, com'era prevedibile, più alcuna traccia, ma non passerà alcun giorno in prigione. Potrà così continuare indisturbato a vendere pesce a Ballarò.

Per chi non lo conoscesse Ballarò è il mercato più grande di Palermo, dove è possibile trovare ogni genere di beni, legali (dai prodotti alimentari all'abbigliamento), o illegali (dalle sigarette di contrabbando ai dvd pirata).
Da molto tempo ormai, nella parte del mercato adiacente al quartiere dell'Albergheria, prospiciente su corso Tukory, si è insediato un mercato nel mercato, traboccante di oggetti di ogni genere che vengono venduti nella più totale illegalità. Come è stato dimostrato dalle inchieste effettuate da alcuni quotidiani questo mercato è luogo di ricettazione degli oggetti rubati a Palermo e in altre parti d'Italia.
Gli oggetti trafugati non vengono esposti sui marciapiedi, ma ben conservati nei magazzini sparsi lungo il dedalo di vie in cui si estende il mercato. I clienti interessati a qualche particolare oggetto, se fidati, vengono accompagnati a visionare la mercanzia lontano da occhi indiscreti.
Tutto questo avviene alla luce del sole. Ne è a conoscenza la Prefettura, la Questura, il Sindaco, il comandante dei Vigili Urbani, ma nessuno fa nulla. Mai una macchina delle forze dell'ordine a presidiare il territorio. Mai un finanziere a chiedere conto e ragione ai venditori ambulanti abusivi, mai una pattuglia dei Carabinieri che chieda i documenti ai mercanti, italiani ed extracomunitari, che stazionano anche la notte lungo le strade, occupando peraltro tutti i marciapiedi disponibili e costringendo i pedoni a camminare in mezzo alle auto.

La notizia nella notizia è che il signor Michele Mercurio, pescivendolo di Ballarò falso invalido, è stato incastrato dalle telecamere degli uomini della Guardia di Finanza che l'hanno seguito per strada mentre faceva la spesa e mentre sfilettava il pesce nel suo banco al mercato.
Mi chiedo: come mai la Guardia di Finanza riesce a portare avanti un'indagine come quella riguardante il pescivendolo Michele Mercurio, falso invalido, disponendo di uomini e risorse al punto da far entrare telecamere all'interno di Ballarò, senza riuscire ad accorgersi di tutto il resto?

Giorni fa ho chiamato il comando dei Vigili Urbani di Palermo per la miliardesima volta. Li chiamo ogni volta che vedo gli uomini in divisa multare gli anziani o le mamme con i bambini e far finta di non vedere i mariuoli. Telefono quasi ogni santo giorno. E quando li vedo li sommergo di parole, chiedendo conto e ragione del loro "far finta di non vedere". Danno risposte di fantasia. Sono stupendi. Li amo e li odio. Forse un po' più li odio.
Nel corso dell'ultima telefonata domando al centralinista in divisa di mandare un auto al mercato di Ballarò dove i venditori abusivi non solo avevano occupato tutti i marciapiedi, ma avevano esteso l'esposizione delle loro mercanzie a metà della carreggiata, costringendo pedoni, vetture ed autobus ad una gimkana che paralizzava il traffico.
Io: "ma perché non vi si vede mai a Ballarò a controllare questo schifo?"
Il vigile: "lei è di Palermo?"
Io: "certo che sono di Palermo. E non mi dica come i suoi colleghi ai quali ho chiesto come mai non intervengono quando vedono le carrozze fare qualsiasi violazione al codice della strada in pieno centro storico con i turisti a bordo"
Vigile: "che le hanno detto i miei colleghi?"
Io: "che voi non c'entrate e di prendermela col Sindaco"
Vigile: "esatto. Io le dico la stessa cosa. Riguardo al mercato di Ballarò si rivolga al Sindaco."
Io: "scusi, ma voi non dovreste avere l'obbligo di intervenire di fronte alle irregolarità?"
Vigile: "non siamo noi a decidere. Noi andiamo dove ci dicono di andare".
Io: "e se passate con una vettura di servizio di fronte a questo manicomio come mai non vi fermate ed intervenite?"
Vigile: "perché si vede che stiamo andando a fare servizio con urgenza in qualche altro posto"

A quel punto il vigile cambia tono e mi dice: "senta, le parlo da amico (amico? Ma chi ti conosce???). Ci sono quartieri dove noi non possiamo andare. Si ricorda corso Olivuzza qualche tempo fa? Si ricorda il caos che c'era? Noi non potevamo andare. Piano piano le cose sono cambiate. Magari, chissà, fra qualche tempo, cambieranno le cose anche a Ballarò"

Questa conversazione è vera. Ed è avvenuta telefonicamente con il comando dei Vigili Urbani di Palermo. Spero sia stata registrata. Ma, si sa, a Palermo serve a poco. Si vede e si ascolta ciò che il potere vuole.

Nota a margine: Dopo la sbandierata sequenza di ordinanze con cui il Comune di Palermo ha disposto la chiusura al traffico di strade e piazze del centro storico, penalizzando residenti di ogni genere, grandi e piccini, anziani, portatori di handicap e via dicendo un'unica ordinanza è stata revocata: piazza del Parlamento, antistante la sede dell'Assemblea regionale siciliana, è di nuovo aperta alle auto di onorevoli, portaborse e galoppini bipartisan. La sua chiusura è durata sette giorni sette. Il tempo di far fesso l'Ispettore dell'Unesco in visita in città. Poi, com'era prevedibile, il potere ha avuto il sopravvento. E' bastata una telefonata e l'ordinanza è stata revocata, immediatamente. Il resto della città? Che si fotta.
D'altra parte Palermo - e la Sicilia più in generale - sono da anni nelle mani di burocrati fantasiosi, che riescono ad eccellere in un'originalità creativa votata al tormento dell'uomo comune, preferibilmente perbene, che agli occhi delle autorità vuol dire innocuo, meglio se disoccupato e con famiglia a carico. Chi ha macinato chilometri lungo le strade d'Italia e d'Europa sa che quando si trova un cartello stradale che recita "strada sottoposta al controllo della velocità tramite autovelox" subito dopo incontra il dispositivo fisso o una pattuglia dotata di dispositivo mobile. A Palermo no. I siciliani sono più furbi. Fanno credere all'automobilista una cosa e poi ne accade un'altra. Hanno tappezzato tutte le strade ed autostrade con i cartelli che annunciano il controllo, ma subito dopo non c'è nulla. Da noi la segnaletica è, come dire, un avviso preventivo. Come le frasi dette a mezza bocca con accento mafioso: "st'accura...".
Sarebbe molto più credibile - e sincero - leggere nella segnaletica: "può darsi che qui, o li, oppure li, o anche altrove, quando ci va, probabilmente quando c'è bel tempo e non piove, una nostra pattuglia possa sostare con un dispositivo autovelox, ma nulla è sicuro, intanto noi ve lo diciamo...".
Quando, infine, l'automobilista non avvezzo al contorsionismo mentale, magari non siciliano, magari non palermitano, si convince che la segnaletica stradale è uno scherzo o magari il frutto di un corposo ordinativo fatto all'amico dell'amico che, tanto si sa, per giustificare la spesa, in qualche posto sta roba si deve pur mettere, succede l'imprevedibile. Dopo il cinquecentesimo avviso collocato a vuoto la pattuglia c'è davvero. E magari c'è dove il limite è di 50 km orari. Ed è mezzanotte. Come accade quotidianamente a Palermo sulla circonvallazione. In quel caso i vigili lavorano anche di notte. Pieni di zelo. Ed i soldi per gli strordinari il comune li trova.
Palermo città d'Europa? Mi viene da vomitare.

 
 
 
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