Creato da daidafiore il 05/11/2010

LA GIOIA DI SCRIVERE

Favole, Racconti, Romanzi, Gialli, Thriller

 

« I MOMENTI DI SUSPENCE FA...PAURA E MISTERO »

LA GIOIA DI SCRIVERE ED IL PIACERE DI LEGGERE.

Post n°69 pubblicato il 16 Maggio 2013 da daidafiore
 

 

LO STRANIERO DELLA CASA ACCANTO.

 

 continua...

 La mamma incuriosita ci chiede:” Beh? Che è successo che avete una faccia mesta?” Marcus risponde:” Niente mamma!” In quel momento entra il papà che ci chiede cosa abbiamo fatto durante la mattinata, noi gli raccontiamo che siamo andati sulla barca incagliata ed abbiamo fatto i cerchi nel mare con i sassi. “Vi raccomando di non allontanarvi mai troppo da casa! Tu Marcus bada anche a tua sorella Adeline che è più piccola!” Nel pomeriggio ci dedichiamo a fare i compiti ed a giocare ognuno nella nostra camera. Dopo il tramonto la nostra piccola baia si riempie di ombre minacciose che allungano i loro tentacoli piano piano sulle rocce dietro di noi, poi assorbe la casa del vicino e poi la nostra. Il sole cocente del pomeriggio, infatti, d'un tratto lascia il posto al buio più profondo e la flebile luce del faro dietro alla cala della nave incagliata è lontana da noi e troppo scarsa per illuminare la nostra zona. Il mio papà ha messo un grosso lampione sopra la porta d'ingresso ma lo accendiamo soltanto quando ce n'è bisogno. Verso sera, poco prima di cenare, udiamo dei colpi di martello provenire dall'altro cottage, mi affaccio alla finestra del soggiorno che guarda ad ovest e cerco di indovinare cosa stia facendo il nostro vicino. Marcus dietro di me dice a bassa voce: “E' meglio lasciare perdere quell'uomo, perchè il suo viso fa paura! Deve essere cattivo!” Non diciamo niente ai nostri genitori perchè pensiamo che la cosa sia finita lì. Invece durante la notte gli strani rumori di catene tintinnanti e di seghe in azione ricominciano; io veramente dormo come un ghiro ma ad un certo punto Marcus viene nella mia camera e mi sveglia:” Adeline, svegliati, senti quanti strani rumori sta facendo? Non promette niente di buono!” Nonostante il suo talento per scoprire i dettagli dei fatti che accadono, questa volta mio fratello non ha alcuna intenzione di dedicarvisi. Uno strano presagio di sventura ed un misto di timore stringe il suo animo e non ama parlarne. Ciò che doveva essere una meravigliosa vacanza estiva, si prospetta invece come un periodo che crea ansia e preoccupazione.

Il mattino successivo scendo a fare colazione insieme a mio padre, ma Marcus non c'è e nessuno sa dove sia. La mamma preoccupata esce dall'uscio ed inizia a chiamarlo ma nessuno risponde. Il papà dice:” Bevo un caffè e vado a cercarlo, sicuramente sarà andato alla cala della nave, sapete com'è intrepido”. Io ne dubito perchè mi avrebbe aspettato e ci saremmo tornati come il giorno prima, ma mio padre esce e va a cercarlo. Dopo una decina di minuti entra Marcus con il viso tirato e la fronte corrucciata. La mamma gli chiede ansiosa:” Ma dove ti eri cacciato? Il papà è venuto a cercarti!” “Ero dietro alla punta a cercare molluschi, così ti avrei fatto una sorpresa!” L'aria che ha mentre dice questo non è rassicurante, anzi sembra mogio e la mamma non recrimina, finge di crederci e gli prepara la colazione. Dopo qualche minuto ritorna il papà e si ripete la scena. Però quando usciamo ed andiamo a sederci in riva al mare mio fratello mi dice cosa ha fatto veramente: “Sono andato nei pressi del cottage dello sconosciuto e di nascosto ho cercato di vedere nella sua cantina dalla finestra. I vetri sono molto opachi ed una finestra è oscurata da qualcosa, l'altra invece mostra una parte dell'interno dove ho visto delle tavole di legno, una sega in terra, poi ho sentito dei rumori all'interno e sono scappato.” “Su nella casa, magari in cucina, non c'era sua moglie?” Chiedo. “No, in casa sembrava che non ci fosse nessuno.” Marcus resta pensieroso per qualche minuto poi mi prende per un braccio e mi dice:” Andiamo!” “Dove?” Dico io. “Andiamo a disturbarlo, soltanto così riusciremo a farlo venire allo scoperto!” Io sono perplessa, ma docile lo seguo. Per me mio fratello è un super, sa fare quasi tutto, è bravo a scuola, ha tanti interessi ed ha pazienza con me, infatti mi spiega con calma qualsiasi domanda io gli ponga. Arriviamo nei pressi del cottage dove abita quello strano uomo che chiamiamo “Lo straniero”. Sembra che non ci sia nessuno. Suoniamo una, due volte ma nessuno risponde; allora andiamo a curiosare nel garage che non è chiuso perfettamente. Marcus si sdraia a terra e guarda sotto alla clerk.”Non c'è l'auto, deve essere uscito con la sua automobile!” Va alla porta e suona ancora un paio di volte ma nessuno viene ad aprire. La casa è silenziosa. Marcus dice:” Forse è uscito con sua moglie!” Ad un tratto si ode un flebile battito che ci meraviglia, ma proprio in quel momento sentiamo il rumore di una macchina che si avvicina. Svelti ci nascondiamo dietro ad una roccia ed aspettiamo. Arriva l'auto dello Straniero ma scende soltanto lui. Non c'è alcuna donna. Dall'auto l'uomo scarica dei pacchi che depone nel box, poi chiude la clerk e va in casa. Acquattati dietro un masso, aspettiamo di vedere qualcuno dalle finestre del soggiorno oppure delle camere, ma dopo dieci minuti di silenzio assoluto, ci alziamo con le gambe rattrappite e ce ne torniamo a casa. Io non penso e non commento, attendo soltanto che mio fratello formuli la sua opinione che per me sarà come Vangelo. Marcus però non parla e si chiude in camera sua. Dopo pranzo mi dedico ai compiti di scuola. Ad un certo punto ho difficoltà con un problema e vado da mio fratello per farmelo spiegare. Apro la porta senza bussare e... vedo mio fratello dietro alle tendine della finestra che scruta la casa di fronte con un cannocchiale. “Che fai?” Chiedo curiosa, mio fratello mi fa segno di stare zitta con il dito sulle labbra e continua guardare seminascosto dalla tendina. “Fammi vedere!” Dico a bassa voce, lui mi dà il cannocchiale e mi risponde:” Guarda in basso la finestra della cantina, c'è del movimento, ma non farti notare!” Guardo ed in effetti si notano delle ombre in movimento. “Cosa sta facendo?” Chiedo “Penso che stia costruendo qualcosa!” Mi risponde evasivo. Ritorno ai miei compiti e lascio Marcus alle prese con il suo cannocchiale. La sera dopo cena entro ancora nella camera di mio fratello e lo trovo alla finestra al buio che scruta la casa dei vicini. Il giorno dopo è domenica. I miei genitori e noi ragazzi usiamo recarci al villaggio vicino dove c'è una chiesa cattolica per ascoltare la S. Messa. Mentre mio padre tira fuori l'auto dal garage, il nostro vicino scende i gradini di casa sua, allora mia madre che ha un poco lo spirito missionario, gli si avvicina e gli chiede:” Buon giorno, Signore, sono la signora Ester Maebar, la sua vicina. Stiamo andando a Messa presso il villaggio di Adams. Viene anche lei con sua moglie?” L'uomo era diretto sul fianco opposto della casa, alle parole inaspettate di mia madre, si volta di scatto e prima di rispondere riflette alcuni minuti. Poi:” No, noi non siamo praticanti!” “Peccato!” Risponde mia madre. “Ma sua moglie sta bene? Non l'ho mai vista in questi giorni. Anzi pensavo che potreste venire a farci visita una di queste sere, per stare un poco in compagnia. Come vede in questo angolo abitiamo soltanto noi due. Mio marito ne sarebbe felice!” Intanto mio padre ci raggiunge con la sua auto e noi saliamo dando un ultima occhiata all'uomo che sta rispondendo:” Grazie, se mia moglie sarà d'accordo, una di queste sere verremo a trovarvi!” Io trovo però che queste parole vengono dette in modo cortese ma senza alcuna intenzione di attuare il proposito. Guardo mia madre curiosa di sapere se anche lei ha la mia stessa impressione, ma si è girata davanti e guarda la strada perchè siamo in ritardo per la funzione. Dopo la Messa si resta un poco a chiacchierare nel giardino della chiesa, dove il parroco usa servire qualche bibita e dei pasticcini ai suoi parrocchiani. I villaggi in questa zona dell'Irlanda sono piccoli e distanti fra loro, inoltre ci sono molte case sparse con vasti terreni intorno, quindi la gente è felice di ritrovarsi la domenica per intrattenersi e raccontarsi le ultime novità. La signora Katrine Pergus si avvicina alla nostra panchina ed intavola il discorso con mia madre, io ascolto incuriosita. “Ho sentito che i signori Mailer hanno affittato il villino accanto al vostro, come sono i vostri vicini? Sono simpatici ed affabili? Certo che è una fortuna avere dei vicini nel vostro caso, siete così isolati dal resto del mondo!” La mamma si sente punta nel suo orgoglio perchè a lei piacciono sia la sua casa che la zona, proprio perchè sono isolate, inoltre è innamorata di quella piccola baia, dei suoi colori e dei suoni che gli uccelli producono. Non dà a vederlo però, quindi risponde con il miglior sorriso:” Veramente sono arrivati da pochi giorni e non si sono ancora sistemati. Ci vorrà un poco di tempo. Che sai di loro?” “Veramente niente, ho parlato con la signora Mailer e mi ha detto che non potrà più venire da queste parti a causa dell' incidente avuto lo scorso autunno, quindi ha trovato un simpatico signore che credo faccia il commesso viaggiatore e sua moglie, che cercavano un posto tranquillo. Sembra che la donna non sia tutta di testa….!” Fa segno con la mano sul capo come ad indicare che la signora in questione sia un poco alienata. Mia madre risponde:” Non so, non l'ho ancora vista! Ho visto soltanto due volte lui che ha l'aria un po' strana, ma sai com'è quando si va ad abitare in luogo nuovo?!” Mio padre si avvicina e ci dice che è l'ora di tornare. Riprendiamo la strada di casa con qualche curiosità in più rispetto all'andata. Chiedo a mia madre:” Che cosa è capitato alla signora Mailer, mamma?” “Niente di grave Adeline, è caduta sulle rocce vicino alla nave incagliata e si è rotta una gamba, ma ora sta meglio!” Per raggiungere la nostra abitazione dobbiamo passare davanti alla casa del vicino, che però è più discosta dalla strada rispetto alla nostra. E' poco dopo mezzogiorno e c'è un bel sole. La casa è silenziosa e al buio, infatti tutte le persiane sono chiuse, soltanto dalla finestrella della cantina si intravede un lieve ed intermittente bagliore, come se una lampada dal soffitto oscillasse sistematicamente con un ritmo uniforme. Marcus appena sceso, si chiude in camera ed io penso che stia scrutando nel cottage per indovinare cosa stia facendo il nostro vicino, sto per raggiungerlo quando mia madre mi chiama per aiutare a preparare la tavola per il pranzo. Nel primo pomeriggio, dopo avere riassettato la cucina, mia madre mi chiede se ho voglia di andare con lei alla cala piccola, rispondo di sì ed allegramente usciamo. Sulla soglia di casa, notiamo che il nostro vicino è intento a zappare le aiuole davanti a casa, mentre sotto ai due alberi che fiancheggiano il cottage, c'è una donna che sembra dormire sull'amaca. Fra i nostri due villini, c'è una bassa recinzione di rete metallica ricoperta di edera. Mia madre si avvicina alla rete e saluta l'uomo: “Buon pomeriggio Signor....?” “Bonn, Michel Bonn” Risponde l'uomo senza smettere di lavorare. Penso che non abbia voglia di chiacchierare con noi ed anche mia madre credo abbia la stessa impressione perchè riprende a camminare mentre lancia quasi gridando, un saluto alla donna sull'amaca. “Buon pomeriggio signora Bonn!” Ma la donna non risponde e non si muove, pensiamo che avrebbe potuto almeno guardare dalla nostra parte, così pensando che dorma proseguiamo la nostra passeggiata. Arriviamo alla riva del mare e seguiamo le rocce fino alla piccola cala dove le onde battono più forti contro la nave incagliata, che però non si muove minimamente. “Mamma da quanti anni si trova qui la nave? Sai che noi la chiamiamo Piccola Stella?” La mamma mi guarda sorridendo. “Non so di preciso da quanto tempo si sia incagliata, penso almeno cinquanta o sessant'anni, infatti è molto pericoloso salirci sopra perchè l'acqua del mare avrà sicuramente corroso la sua struttura e da un momento all'altro potrebbe crollare e distruggersi. Come mai la chiamate così?” “Perchè in tutti i racconti di avventura, le navi vengono chiamate con: La stella del sud, oppure La stella dei mari o La stella polare. Noi invece la chiamiamo Piccola stella perchè è rimasto poco della nave di allora!” Scherzando e ridendo arriviamo alla cala dove i raggi rossastri del tramonto incipiente rendono questo luogo incantato. Mia madre è affascinata dai suoi colori ed anch'io amo questo angolo, come amo tutta la baia di Flermont. Molti dicono che è un luogo troppo isolato per viverci anche soltanto d'estate, ma a noi piace tantissimo proprio per il suo silenzio, per la sua pace, per il suono del vento che sibila attraverso le rocce della scogliera, che si infila fra le piccole fronde dei cespugli e per il silenzio forte ed echeggiante della notte. Al ritorno troviamo il papà intento alla lettura di un libro e Marcus in camera sua che traffica con delle carte strane e con il suo computer. Chiedo che cosa stia facendo ma mi risponde con un mugugno. Capisco che vuole essere lasciato solo, allora in silenzio me ne vado in camera mia e mi metto a giocare con le bambole. E' oramai buio pesto nella cala, dopo cena guardiamo la TV che spesso è disturbata e non si vede bene, allora io sto per salire in camera mia quando squilla il telefono. Ci meravigliamo per l'ora tarda ma è la signora Mailer che chiede la cortesia di comunicare al suo inquilino che presto verranno gli operai ad istallare il telefono. Dopo alcuni convenevoli mia madre mette giù la cornetta, ma proprio in quel momento si sentono dei rumori di spostamento e di trascinamento. Ci affacciamo alla finestra ma non vediamo nulla. Mio padre però crede di sentire dei lamenti. Non sappiamo cosa fare, i miei decidono di aspettare l'indomani e di chiedere spiegazione al diretto interessato. Dopo alcuni minuti però i rumori cessano e tutto ritorna silenzioso. La notte io faccio dei brutti sogni e ad un tratto mi metto ad urlare, mia madre accorre, mi sveglia, mi rassicura che va tutto bene e mi coccola un poco, così mi riaddormento. Il mattino dopo però mia madre è accigliata e silenziosa. Mentre ci serve la colazione guarda spesso mio padre che è pensieroso anche lui, infatti quando mio fratello ed io stiamo per uscire ci dicono di stare nei paraggi e di non allontanarci. Mio fratello risponde con noncuranza ma mio padre lo prende per le spalle e lo guarda negli occhi dicendo:” Marcus, bada bene di non allontanarti da qui, non essere disubbidiente altrimenti ti punirò!” Mio fratello a questo punto comprende che il papà dice seriamente e che c'è di sicuro un motivo grave, allora chiede:” Va bene, papà, ma è successo qualcosa per cui sei preoccupato?” “No, no, ma voglio che stiate qui vicino. Con la gente che c'è qui non si sa mai cosa può succedere!” Capiamo che si riferisce al nostro vicino, quindi ubbidienti ci sediamo sulla riva del mare e chiacchieriamo del più e del meno. Lo spirito di Marcus però è veramente ribelle ed indomito. Nonostante la promessa fatta a nostro padre, ad un tratto mi dice:” Stai qui e non ti muovere per nessun motivo! Io torno presto!” “Ma dove vai? Hai promesso al papà di stare qui vicino!” “Sarò qui vicino, non preoccuparti, ma non voglio che tu venga con me perchè potrebbe essere pericoloso!” Resto senza parole un momento, ma lui è già lontano, si sta avvicinando al cottage vicino, nascondendosi dietro ai cespugli ed alle dune del terreno. Dopo poco non lo vedo più e decido di starmene quieta per non insospettire i nostri genitori. Aspetto circa un'ora ma mio fratello non ritorna, allora comincio a passeggiare sulla spiaggia guardando spesso verso il cottage per constatare che arrivi Marcus, ma dopo due ore mi stanco di aspettare e ritorno a casa.

                                     FINE PRIMA PARTE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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