A Milano era una mostra nel 1988 dedicata a Tano Festa, in spazio industriale quando giusto all’ingrasso fu bello incontrare un curioso Lucio Dalla. Curioso è il primo aggettivo che mi venne e che mi ritorna alla mente, perché quei suoi occhietti manifestavano ad ogni occhiata tanta curiosità, oltre che tanta disponibilità. Il saluto fu d’obbligo e un piacere. Non una parola fu fatta in onore al suo successo di cantante e di personaggio, ma ogni attenzione fu per l’autore di quei quadri carichi di luce di colore e di creatività.Infatti passando in rassegna le opere di Tano Festa, uno dei ragazzi di Piazza del Popolo assieme a Mario Schifano ecc. la chiacchierata fu concentrata solamente sull’arte, la musica non era in gioco.
A Bologna in zona S. Stefano (sette chiese) Dalla aveva già attiva da tempo la sua galleria laboratorio per sé e per amici e per promuovere l’arte contemporanea. Passarono alcuni anni quando a Palazzo dei Carraresi di Treviso dal 23 ottobre 2008 fu Antonio Canal detto il Canaletto a creare evento a cura di Andrea Brunello.Fu in realtà un grande evento, dove le grandi tele mostravano la grande capacità di dipingere grandi prospettive del grande pittore, anche con l’uso della (grande) macchina oscura . in quel settecento erano ancora grandi artisti che si dovevano infilare sotto quei grandi teli per disegnare quelle grandi prospettive veneziane che andranno a ruba dell'’ambasciatore Smith per giungere a Londra in Palazzo reale.Ma era anche l’occasione per cogliere che quello che era facile cogliere di appariscente in quelle grandi dimensioni la bellezza di quell’arte era nelle cose piccole che Canaletto dipingeva, le sue tele non vanno evidentemente guardate da qualche passo di lontananza, ma piuttosto col naso sulla tela per leggere quei minimi dettagli delle conversazioni dei capannelli, dei cani, e di ogni passante colto proprio con uno scatto fotografico e dove era lecito interferire nella loro privacy e cogliere l’argomento delle ‘ciacole venesiane’.Ero forse giunto alla terza tela quando trovai al mio fianco Lucio Dalla “ Chi si rivede?! .. che piacere “Al suo pungente sguardo interrogativo mi affrettai subito a dire “ Alla mostra milanese di Tano Festa ! ““ Ah si ricordo .. cosa ti sembra .. Cosa mi dici?! “ . ricordo di aver aperto con motivati elogi all’allestimento di Brunello e anche a quel minuto spazio dei Carraresi , pere lo più denigrato, ma che anche in questo caso ne usciva vincente esaltando le grandi dimensioni delle opere che così saremmo stati ‘costretti’ ad apprezzare da vicino, come stavo giusto apprezzando dalla prima opera sottolineando come le grandi opere si apprezzano di più nel piccolo “ come a dire che i veri gioielli sono sempre negli scrigni piccoli. Lucio convenne e quasi mi invitò a proseguire , così ché posi l’attenzione non più alle solite già apprezzate architetture, ben ricostruite come ben sappiamo (camera oscura) ma indicando con maggior attenzione le cose piccole citate nelle tele, cioè le figure, anzi le figurine piccole , quanto leggibilissime. Quei capannelli di persone con cagnolino ai piedi e la signora con ventaglio, ognuna raccontavano a noi parole e pensieri, vuoi per l’atteggiamento per il gesto e per la reazione dei compagni di ‘ciacole’ . Si potevano i labiali e cogliere gli argomenti. Troppo facili erano i gesti di cani e di gatti a inseguire i colombi o fare i loro bisogni.Questa era la Venezia da leggere dipinta dal Canaletto. Lucio era preso da tutto questo e volle fare l’intero percorso con me, sempre scortato a giusta distanza da un suo caro amico.Il 28 gennaio del 2011 sono a Bologna per l’inaugurazione dei lavori di restauro e riapertura del grande museo di Palazzo Fava. Un palazzo che sarebbe tornato a vivere e non solo dare spazio ad una galleria- quadreria, ma mostrare al pubblico come era vissuto un palazzo di quel tono e di quella ricchezza dove il Correggio dava lustro quanto basta da soffitti e pareti, quasi una pioggia di beltade italica, tutto a cura di quel Philippe Daverio sempre più vincente nel raccontare e mostrare i fascini di casa nostra.Daverio incontrato all’angolo con Via Indipendenza mi prende sottobraccio e così lo accompagno direttamente verso i saloni della festa .Padrona di casa era la Commissario Sig.ra e il presidente di Caribo, ma il grande piacere fu vedere il bravo Lucio Dalla avvicinarmi e chiedere “ Cosa mi racconti questa volta ? “ furono chiacchere banali quanto piacevoli specie per il suo tono semplice, per la sua disponibilità, anzi per la sua sempre grande curiosità.