dalla Massara

Quirino de Giorgio e il Genius Loci


                                                                                                                              Quirino De Giorgio Architetto.Architetto fascista ? difficile smentirlo. Ma la sua adesione alla cultura fascista nasceva senz’altro dal suo grande amore per l’Italia , che voleva vedere più bella. Il suo sogno e la sua ambizione era partecipare a quel rinnovamento, a quella rivoluzione. Il pensiero di ammodernare il territori e la città  (o paesi che fossero) era il suo pensiero dominante. L’architettura tipicamente fascista se mai è quella fatta di assi principali, di facciate simmetriche, di cornicioni possenti, sormontati da sculture virili e simboliche, di piazze fatte per le adunate oceaniche, tutto di romana memoria, anche se nel medesimo ventennio si è dato spazio al futurismo e al razionalismo architettonico che ha espresso peraltro capolavori che si vanno oggi a riscoprire.Quirino De Giorgio non mancò di realizzare fabbriche in linea o meglio, rispondenti ai temi ufficiali, ma il suo linguaggio architettonico più intimo, lo vedo nel suo esprimersi in forme organiche , a volte vernacolari. Il suo rapporto con il territorio , quello soprattutto padano è presente nei suoi disegni come nei suoi pensieri e a questi faccio specialmente riferimento, (che lui ad ogni occasione esprimeva sempre sotto voce, ma con ferma convinzione, e con motivate ricerche).Le sue case , prive di cornicioni, di soli mattoni non intonacati, più ancora che a vista, sono l’espressione di De Giorgio ‘genius loci’ dell’architettura veneta della prima metà del ‘900, e più ancora dell’urbanistica veneta.
Di urbanistica infatti (a mio avviso) si dovrebbe parlare con De Giorgio.  Per lui era fondamentale il rapporto con il contesto, con l’ambiente, con le strade e i fossi esistenti o da farsi . La piazza di Vigonza non aspetta cerimonie o feste oceaniche, ma ogni sua flessuosità segue il cammino della gente, o l’andamento del fosso vero o disegnato, si piega per il piacere della forma organica, per creare giochi d’ombra, forme complesse , scorci sorpresa. E poi che dire del portico, che il monumento rifiuta, ma non la casa di campagna che invece lo cerca.Il portico è un elemento urbanistico che De Giorgio insegue e propone sempre con l’insistenza di chi vuole fare città, fare contrada, per far comunicare la gente. Progetta portici sempre, non solo a Vigonza , per fortuna oggi vincolati, ma pure a Fontaniva e soprattutto negli anni ’60 a Camisano. Un portico possente, sostenuto dalle ali di una aquila è quello del cinema Mantegna, ma si battè perché la costruzione adiacente fosse realizzata in continuità per dare quella forma urbana che si conveniva ad un centro urbano già caratterizzato da portici che già davano quell’aria un po’ così, un pò cittadina. peraltro in sintonia con quanto disse poco prima il grande urbanista Giovanni Astengo (testimone chi scrive).E che dire delle sue torri, come quella di Solesino, (anche se non firmata, mi risulta da lui ispirata) che certo non è la torre dell’arengario, ma piuttosto la più tipica torre civica di ‘comunale’ memoria, che fa da contrappunto al campanile così com’è nella storia d’Italia, o ancora più dolci sono le sue torri cilindriche che si rifanno chiaramente alle sue care torri di Altino  o di Caorle e non solo, sempre con l’obiettivo di creare pagine di storia urbanistica, di dare atmosfera a quel nucleo urbano.Il mattone a vista poi altro non era che il voler dare dignità veneta alle case che ben conosceva sia se coperte da paglia com’erano i casoni o dai tetti poveri privi di cornici, com’erano tutte o quasi le case venete e di Venezia. Un mattone che sapeva e voleva legato come  Palladio e i suoi seguaci sapevano legare… senza malta .. o quasi ,  a conferma della sua piena conoscenza dell’identità del territorio.Ancora, ….come dimenticare quel suo sogno, infranto dalla demolizione del dopoguerra, quello di lasciare alla città il grande teatro dei diecimila, ma soprattutto il suo ‘arco’ proposto nel 1938, arco che verrà riproposto per EUR 42 da Adalberto Libera nel 1940-42, e che verrà realizzato invece da Eero Saarinen (in grande) a Saint Louis nel 1948-64. Un segno, forse un sogno, tracciato nel cielo dal nostro Quirino. Non si dimentichi la passione del volo del nostro, passione che fu galeotta nell’accendere una particolare simpatia verso chi  scrive. Sognava sì di Ricostruire e valorizzare le vecchie contrade, con la dignità dei tempi ‘moderni’ e dove anche il viale assumeva un ruolo e non da poco. La passione di De Giorgio per il Pino Marittimo o per il Pinus Pinea capace di dare disegno e monumentalità, cioè dignità alla strada, creando il viale ombroso, quasi a tunnel, senza togliere la prospettiva laterale e senza nulla togliere alle case , ma legandole invece anche se diverse una dall’altra, furono piccole battaglie, anche vinte in taluni centri del Veneto, dove ancora oggi si gode di quei viali alberati, magari dimenticando il ruolo di De Giorgio.
Se gli appassionati fotografi scoprono oggi nelle atmosfere create da De Giorgio situazioni giuste per fare ‘clic’ su effetti prospettici definiti anche sorprendenti, e che solo lo stesso De Giorgio sapeva fermare in pellicola è proprio perché le sue architetture sono pensate per esser lette dinamicamente, vuoi per un De Giorgio futurista e pilota , ma soprattutto perché di un organico per il quale la curva , il chiaroscuro, l’ombra creata dal vuoto del portico, del sottosquadro è il suo linguaggio.La sua architettura va vista in 3D si direbbe oggi, con gli occhiali da tridimensionale e così mai sia fatta una foto in asse centrale , ma piuttosto di traverso , da terra in su e così via.Grazie Quirino                                                                                                                           Alla cara Gina Tronben unita dall’amore al caro Quirino