dalla Massara

UBALDO OPPI


Tutto nasce da quel flash che di tanto in tanto mi sovvien al solo sentire il nome di Oppi. Il pittore ‘vicentino’ nato però a Bologna il 25 lug. 1889 morì a Vicenza il 25 ott.1942 e va ricordato come uno dei fondatori del gruppo ‘Novecento’.Già nel 1906 Oppi è già a Vienna per scoprire l’arte di Klimt e della Secessione.Dal 1908 e ‘9 girerà l’Europa fino in Russia per esporre a Cà Pesaro nel 1910 e nel 1912 sarà a Parigi.Ferito nella Grande Guerra sarà portato prigioniero a Mauthausen .Nel 1921 espone a Parigi al Salon des Indipendents.1923 è tra i fondatori del ‘Movimento Novecento’. 1924 partecipa alla Biennale di Venezia.1925 lavora per chiese  e per quella di Bolzano (chi scrive trovò sotto la polvere i cartoni).1927 lavora presso la Basilica del Santo a Padova.Sarà richiamato nella II Guerra MondialeNel 1942 è a Vicenza e nei pressi della sua Galleria di Piazzetta Gualdi morirà vicino ai suoi amici.
L’immagine che mi si accende è legata a quell’angolo di Palazzo Gualdi sulla omonima piazzetta di  Vicenza.  Sull’estrema sinistra vi è un portone voltato del palazzo che ospitò l’imperatore Carlo V e che oggi dà accesso alla sede dell’Ordine degli Avvocati.Di questa memoria è la ricostruzione grafica che qui accompagno. Quella sera fuori dell’antro, disseminati tra giardinetto, marciapiede e strada erano alcuni cavalletti (grandi) dove appoggiavano delle tele (grandi) con figure femminili (nude) .Mio padre mi accompagnava per mano come faceva a quella mia età (e non più) e lui blaterava, indicava, commentava, salutava quanti lo conoscevano e no  (per lo più legati al mondo della scuola che io cominciavo ad odiare o quasi ).A distanza di tanti anni mi torna quel nome che mi è sempre suonato strano, un suono al di fuori del pentagramma (questo amato invece da mia madre): Oppi.Vicenza curò in palazzo Chiericati una personale nel 19   e in questi giorni di fine 2011 Oppi torna assieme ai maestri vicentini del Novecento nel Museo della direttrice Avagnina e così accetto l’invito a ricostruire quella memoria.Ubaldo Oppi  morì proprio nella sua galleria e appoggiò la testa tra le mani di Virgilio Scapin, personaggio sempre curioso e assiduo suo sostenitore.  Oppi da Bologna a quattro anni giunse con la famiglia a Vicenza che qui veniva ad aprire negozio di scarpe nella centralissima via Cavour (oggi Emo).   Ubaldo era pure giovane giocatore di prima squadra del Calcio Vicenza.  Ma Ubaldo visse il suo momento d’artista come allievo di Klimt a Vienna e poi frequentando Milano, Parigi e il circolo dei romani del Gruppo Novecento. Era comunque rimasto molto legato alla ‘sua’ Vicenza che lo aveva adottato; no forse dobbiamo dire che lui aveva adottato come sua città. (Abbiamo sempre bisogno di una patria).Negli anni cinquanta sessanta, cioè morto l’artista e finita la devastante guerra che tanti lutti  e danni portò, quell’antro di piazzetta Gualdi già ‘vomitorio’ dell’antico teatro Berga (romano a pieno titolo) continuò essere luogo d’arte. Era la galleria del ‘Gruppo  il Manipolo’, che riecheggiava (bene) aria di ‘ventennio’ ma invece significava e raggruppava un manipolo di amanti, cultori dell’arte e della pittura che ruotava attorno alla figura del filantropo Emanuele Zuccato uomo poeta, di teatro e attivista del ‘Cenacolo del Cavalletto’ con sede presso il vicino ristorante Bolognase di C.trà Catena.Quella fucina stimolante d’arte era frequentata dai pittori Achille Beltrame, Carlo Potente, Mina Anselmi, Nerina Noro e Dall’Amico (che lavorava su legno) e quell’autore dei ritratti della bella Satterini.In quel decennio (mi aggiorna il pittore detto Arci(angelo) Persano ancora oggi in  via Carpagnon) erano attive in città bel (18) diciotto gallerie d’arte dai nomi memorabili come la Calibano, la Bilancia, il Salotto e quante …La galleria ‘Il Manipolo’ dopo la scomparsa di Oppi fu diretta dal giovane Otello De Maria con la voglia di sempre di raccogliere adepti dell’arte, curando nuovi allievi  prima al Manipolo e poi alla Soffitta, amata questa sino al suo ultimo giorno di vita.Bocche maligne vogliono ricordare che il De Maria diceva di Oppi essersi ‘bruciato’, anzi diceva che ‘era chiacchierato’ perché usava la ‘dia’(positiva). Come d’altra parte è oggi più che di moda.