dalla Massara

" QUALE ITALIANO? "


Ma che lingua usano i nostri lettori radio televisivi (tra le concause alla disaffezione dalle notizie giornalistiche, dalla politica, dalla storia ecc.) il 12 .04.2006 rivisto il 27.07.1010 Problema di lingua o di linguaggio, di gergo, di dizione  o di recitazione.Con le lezioni del maestro Alberto Manzi nella famosa trasmissione 'Non è mai troppo tardi' l'Italia e lo stesso Veneto perdevano la ricchezza dei dialetti (tanti, forse troppi per essere lingua) per imparare l'italiano, così forse sancendo l'Italia unita. Poi la migrazione interna ha come shakerato o mescolato, dialetti e lingua, accenti e tonalità di ogni angolo del paese, non escluso (ultimo arrivato) un po' di inglese. Accademia della Crusca e Società Dante Alighieri (difensori della bella lingua) senza sapersi adeguare ai tempi hanno così rinunciato al loro ruolo. L'Accademia della Crusca chiude per fallimento e la premiata ‘Dante Alighieri' va in pensione per anzianità.Così é sempre più raro ascoltare senza sofferenza la lettura di un comunicato radio o televisivo: punteggiature e tonalità sono prevaricate dal 'piacere' (sic!) di diffondere tensione, di dare enfasi, di creare quasi panico. E ciò per qualsiasi notizia, senza che la si faccia comprendere, senza comunicare, senza dare spazio al dialogo. Anzi, quasi proprio per non lasciare intendere se si tratti di bombe o di calcio. A suo tempo, fu Giorgio Albertazzi a raccogliere applausi per il suo leggere poesie e prosa senza punteggiatura, costringendo il pubblico allo sforzo o meglio, in quel caso, al piacere dell'interpretazione; ma contemporaneamente c'era Vittorio Gassman, che con la sua voce insegnava la giusta punteggiatura e la bella lettura. Come non ricordare poi il film 'I mostri', con Alberto Sordi che conquista il posto di lettore al telegiornale RAI per la sua perfetta dizione (a dispetto della faccia). Insomma, è tutto un enfatizzare con voce gridata, quasi dimenticando di avere il microfono attaccato lì, al bavero della camicia, quasi presi dal timore di non essere creduti, o forse non sapendo quanto è inutile  urlare anche per telefonare con terre lontane come fanno molti ingenui o maleducati al telefonino, concedendo al contempo poca fiducia alla tecnologia, ma senz'altro molestando timpani e atmosfere. Parole in successione, in cui i testi drammatici diventano comici e viceversa, in cui le domande diventano esclamazioni, le incertezze certezze. Il tutto al suono di cantilene irripetibili e indescrivibili, da Napoli a Milano. C'è forse da rimpiangere la vecchia ‘lingua' veneta, con tutte le sue varietà tonali. Oggi facciamo largo a ‘lettori' pieni dell'orgoglio di infilare parole su parole, come perle spaiate, come pietre dai colori senza sintonia, pronte per essere vendute come musica, forse musica rap. A noi accettarli ed applaudire, come fanno gli ospiti di tante trasmissioni: spettatori  inconsci di qualche 'curva Sud'. Sarà forse necessaria una nuova Authority per riportare la 'par condicio' anche in questo?G.d.M.