dalla Massara

"IL PATRIMONIO A RISCHIO"


Editoriale del Corriere d/S/Veneto del 12.03.2005(Un'analisi sul futuro possibile di un patrimonio raccolto nelle centodiecimila (110.000) chiesedistribuite in Italia e che costituiscono il più grande museo al mondo . )Quale destino aspetta il patrimonio artistico raccolto nelle chiese.L'Italia è riconosciuto essere il paese custode del più grande patrimonio artistico del mondo; così è stato detto e ripetuto, ne siamo convinti e non mancano le occasioni per esserne fieri. In realtà quantificare simili dati è cosa difficile specie in relazione alla difficoltà stessa di definizione di ‘opera d'arte', concetto che si sta allargando ad ambiti sempre più vasti e forse anche per la difficoltà stessa del produrre, oggi, opere tali da potersi definire subito ‘opera d'arte'. (segue)Un paese dunque che è in ogni caso un vero e proprio scrigno di capolavori disseminati in musei, palazzi, case, piazze, strade, ma soprattutto chiese. Le nostre chiese, monasteri e chiostri costituiscono senza dubbio il più grande, vasto, ricco museo italiano, tra l'altro dalle porte sempre aperte, quindi del mondo per il principio della reversibilità.Significa che la chiesa cattolica, con la sua struttura secolare di sacerdoti, uomini e mezzi è custode di questo enorme patrimonio fatto di quadri, affreschi, sculture a tutto tondo, a bassorilievo, decorazioni le più varie e delle stesse architetture che ospitano le prime. .Oggi quel patrimonio raccolto nei secoli in chiese e monasteri, letto come lo si voglia è divenuto l'orgoglio e la ricchezza del nostro paese.Tutte opere che, oltre mostrare se stesse, raccontano la storia loro e soprattutto la storia del nostro mondo. Queste, pensate e realizzate per lo più lì dove furono collocate, non possono essere per esempio rimosse o lette se non nel loro ambito.Orbene, solamente pochi decenni fa erano 60.000 i preti che oltre a curare religiosamente i fedeli, prestavano le loro attenzioni ed erano custodi di tanto patrimonio. Oggi per vari motivi, che sono oggetto di dibattito nell'ambito della stessa chiesa, quei preti-custodi sono ridotti a circa venticinquemila e molti di questi di età avanzata . Crisi di vocazione, forse crisi di una società che cambia, crisi di fede sono domande alle quali ho difficoltà a dare una risposta che non mi spetta, ma che mi preoccupa perché di molte chiese vedo ormai chiusi i battenti, rese inaccessibili. Su molte soglie si vedono i segni dell'abbandono, le campane non suonano più e in tale stato non attirano più nemmeno la curiosità dei passanti, che per le condizioni di degrado allontanano lo sguardo- come troppo spesso si fa con gli emarginati-. Il passante non coglie la bellezza del modiglione, dell'opera raccolta nella nicchia, mentre all'interno qualche capolavoro rimane dimenticato, rinchiuso nel totale silenzio. Alcune opere hanno già preso altre vie, magari per merito di qualche ladruncolo - per dirla con benevolenza -.La Chiesa proprio in questi giorni, dicevamo, manifesta la propria sofferenza per questo stato di cose, specie dal punto di vista liturgico religioso e mi chiedo se agli altri motivi, senz'altro più profondi, non abbia magari influito anche una certa rinuncia alla sacralità del rito o meglio all'uso, mi si conceda il termine, teatrale dello stesso spazio liturgico, rinunciando in parte proprio a quel ruolo che l'arte aveva nel coinvolgere l'umano sentimento e utilizzata per tanti secoli come mezzo di comunicazione.Quanto ha influenzato la ‘volgarizzazione' del rito, con canti pseudo popolari e l'impoverimento di tutto l'apparato, abbassando senz'altro la quota di fascino e pathos, di quell'aura che accompagnava nel rito le precedenti generazioni? Chiaramente si tratta della parte superficiale del problema, quello legato all'afflato di riti e simboli e non è il problema.La voglia di esprimere emozioni ed atmosfere mi porta lontano e in terreno pericoloso, ma per tornare all'arte, vedo che in pericolo si verrà a trovare quel patrimonio artistico culturale che appunto è racchiuso nelle nostre chiese e che prima era custodito dai preti.Opere che mai potranno essere trasportate in musei, nemmeno costruendone di nuovi, e nemmeno potranno essere bene custodite da bravi boy scout o volontari o da nuovi dipendenti di un futuro Ministero ai beni culturali di una Italia che vedrebbe decuplicare e più il suo patrimonio da gestire, da difendere, da spolverare e lucidare, da conservare alla giusta temperatura con buona ventilazione, da coccolare con affetto, anzi con religioso amore.Vedo un patrimonio che andrà incontro ai pericoli di una più grave Pompei, distrutta per un verso ma conservata per secoli sotto la cenere per il nostro arricchimento, se non dovesse succedere qualcosa di nuovo, di eccezionale nella chiesa stessa. Forse una nuova chiesa aperta ad una gestione più ‘allargata' potrebbe garantire tanto ‘ben d'iddio' ?.G.d.M.