Francesco Bonfitto

La scatola rossa

Creato da fwryan il 08/01/2009

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« Racconti della scatola r...Pensieri sparsi anteprima »

Racconti della scatola rossa anteprima

Post n°32 pubblicato il 31 Marzo 2011 da fwryan

                               La radio

 

Mi ero fermato davanti a quella vetrina moltissime volte.

Era un piccolo negozio di antiquariato, gli oggetti esposti emanavano vibrazioni e sensazioni.

Vecchi tavolini, lampade, quadri... ma un oggetto in particolare catturava da molto tempo la mia curiosità.

Un'antica radio di legno appoggiata su una scatola rossa.

Il prezzo a dir poco proibitivo mi aveva sempre fatto desistere dall'acquistarla, ma quella volta non fu così.

Avevo risparmiato fino a raggiungere la cifra necessaria per far sì che quel prezioso oggetto diventasse mio.

Feci un lungo respiro ed entrai.

La porta aprendosi con un acuto cigolio segnalò la mia presenza, ma nessuno mi accolse, ebbi così il tempo di osservare buona parte degli oggetti.

Il negozio era zeppo di cose, in fondo all'angusta stanza riuscivo a intravedere un bancone.

C'era una pace quasi irreale, nessun rumore; l'unica cosa che si riusciva a percepire era l'odore del legno e del metallo che trasudava storia di secoli.

Una voce alle mie spalle mi fece sussultare.

“Posso aiutarla ?”.

“Mi ha spaventato!”risposi girandomi di scatto.

Non so bene da dove fosse sbucato quel basso e minuto uomo ma era lì.

“Non volevo spaventarla”disse.

“Non si preoccupi”risposi.

Senza dirmi nulla si avviò verso il piccolo bancone, sparì per un attimo dietro e riapparve dall'altro lato. Rimase in silenzio mentre mi osservava.

Dopo un piccolo istante d'imbarazzo e silenzio compresi che toccava a me parlare.

“Sono interessato a quella radio antica esposta in vetrina appoggiata sulla scatola rossa”dissi.

Senza rispondermi si avviò verso la vetrina. L’uomo zoppicava trascinandosi la gamba.

Prese la radio dalla vetrina e tornò al bancone.

Srotolò il filo elettrico infilando la spina in una presa elettrica posta sotto il bancone.

“La lascio da solo mentre la prova” disse sparendo nel retro.

La cosa mi sembrò strana, ma sinceramente, tutto in quel luogo aveva un non so che di strano e ambiguo.

La radio era davanti a me appoggiata sulla scatola rossa. Aveva una forma a campana con due grosse manopole frontali poste in basso una a sinistra, l'altra a destra, una serviva per il volume l'altra per la ricerca delle stazioni.

L’accesi, una luce fioca illuminò il quadrante che evidenziava le frequenze disponibili.

Iniziai a cercare una stazione, forti sibili e rumori di sottofondo fino a che qualcosa iniziò a sentirsi.

Riuscì a centrare la stazione in modo perfetto, il suono era ovattato ma molto nitido.

Sembrava un comizio, l'oratore con voce alta e sicura parlava alla folla che lo incitava e lo applaudiva ad ogni pausa.

Ero sempre stato affascinato dall'idea che con una radio si potessero fare migliaia di km in pochi secondi, bastava girare di pochissimo il cursore delle frequenze e mi sarei spostato di chissà quanti km ancora, e tutto da questo piccolo negozio.

Apprezzai in quel momento il gesto del minuto uomo zoppicante che mi consentì di rimanere da solo con la radio.

Mentre assaporavo quel magico momento il pavimento cominciò a tremare , tutt’intorno  gli oggetti cominciarono a vibrare sempre più forte.

Il tremore fu seguito da un’assordante rumore , sembrava il rombo di molti motori.

Nel negozio gli oggetti iniziarono a cadere da ogni punto e il rumore  diventò insopportabile.

Sentivo a stento la trasmissione radio, l'oratore gridava senza sosta e la folla urlava incontenibile.

Corsi verso la vetrina e ciò che vidi mi lasciò a bocca aperta.

Mi precipitai in strada, lunghe file di carri armati, panzer tedeschi, sfilavano nella stretta via.

La casa di fronte era ridotta a un cumulo di macerie come tutto il resto lì intorno.

Affissi ai muri rimasti in piedi alcuni manifesti raffiguranti un disegno che non lasciava dubbi.

Collegai tutto... la radio, l'oratore, i manifesti .

Berlino, Hitler, la svastica!

Credevo d'impazzire o di essere in preda ad allucinazioni. Guardai nuovamente per un istante quell'immagine incredibile e tornai all'interno del negozio.

D'istinto spensi la radio e tutto immediatamente cessò.

Con estrema cautela tornai verso la vetrina, tutto sembrava tranquillo, normale.

Nessun manifesto, nessuna svastica, niente carri armati o macerie, nulla di nulla.

Sconcertato da quanto era accaduto, tornai ad accendere la radio e cercai un'altra stazione.

Trasmetteva musica era un flamenco.

L'idea che tra la trasmissione radio e ciò che si materializzava all’esterno del negozio ci fosse un collegamento, si fece strada nella mia mente.

Trovai conferma affacciandomi di nuovo in strada.

Nella stretta via ovunque qualcuno ballava a ritmo di musica.

Era chiaro quella radio era magica, creava ciò che trasmetteva!

Quando rientrai nel negozio, il basso zoppicante uomo era dietro il bancone.

La radio non c'era più rimaneva sul banco solo la scatola rossa.

“Scusi, dove ha messo la radio?”

chiesi irritato.

“Si avvicini giovanotto, la radio non conta, la magia è creata da questa scatola rossa, è lei che compie il miracolo” disse.

“Stai cercando di fregarmi vecchio?” gridai, afferrandolo per il bavero.

“Si calmi, prenda quella piccola radiolina su quello scaffale in alto a destra"disse indicandomela.

Non del tutto convinto lo lascia e presi l’apparecchio.

“L’appoggi sulla scatola e verifichi se le sto mentendo”disse.

Era vero, una volta accesa ciò che trasmetteva si materializzò all'esterno del negozio.

Pagai l'uomo presi la scatola e me ne andai.


                                                ♠

Usai la scatola molte volte viaggiando in posti e luoghi di ogni tempo.

Da dove scrivo ora per esempio, un posto sconosciuto mai visto un luogo così prima d'ora .

Sono qui ormai da cinque anni, quando sintonizzai la radio su questo posto, non conoscevo i rischi.

Iniziai a girarlo in lungo e in largo, fino al punto di comprendere di essermi perso.

In quel preciso momento capii cosa significava la dicitura posta sul fondo della scatola cui non avevo mai dato retta;


"
Non allontanarsi “mai” troppo dalla scatola rossa, ci si potrebbe perdere."

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