Il Lessicantropo

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Puo' essere il dolore degli altri il tuo stesso dolore? Non lo saprai mai se resti al buio. Cosa vedono i tuoi occhi? Io lo chiamo semplicemente riverbero, bagliore cieco, lampo, giacche' non puoi chiamare "mistero" quello che non puoi capire. Di' piuttosto: "non sono certo, pero' ci provo". Fai un passo per volta. E sopratutto non arrampicarti, se non conosci la strada, non imboccarti da solo. Con giudizio tieni per te le minchiate che certamente fanno Storia, ma che non aggiungono niente all'armonia dell'Universo... Mi dicono che passi le giornate a girare e rigirare le pagine del dizionario in cerca della parola piena, quella che, secondo te, dovrebbe mettere le cose a posto, aggiungere piuttosto che lenire, togliere piuttosto che inasprire, ma la bellezza, la verita', l'utopia o semplicemente la consapevolezza di te, e di quelli che ti stanno attorno, e' qualcosa che si processa da se', che evoluziona da se', ingenerosa verso le fatiche di un uomo febbrile. Tutte queste parole importanti non hanno rimandi nelle coscienze. Poco conoscono i cuori. Diciamo pure che non amano affatto le anime belle, romantiche e malinconiche come te! Loro preferiscono la carne viva, diciamo pure la rozzezza, la persona da guarire, il cuore infranto, la follia, il disordine, l'atomo che scalcia l'idiozia, il ribelle solitario. Mille e piu' prove ti attendono prima di diventare un senso critico... Fino a quel momento, accontentati di essere un principio senza fine, una fine senza storia.