Il Lessicantropo

Odio quel dio che non sa scegliere un destino per me. Odio gli eroi senza coraggio...


Tutto e' stato detto. Anche l'ultimo pazzo e' impazzito di malavoglia. Svuotato dell'ultima stilla di musica. Che lo rendeva diverso, sulfureo come solo i grandi maghi della Vita sanno esserlo. Fare a botte con la puttana morale, sputare in faccia al dolore, perche' il dolore e' per gente debole, pietosa. E' l'avanguardia prezzolata del potere, il dolore. Preferisco la dannazione. L'idea che in un modo o nell'altro non ci si salva. Perche' la salvezza, dopotutto. Perche' la vita, dopotutto. Neanche il suicidio e' allettante, perche' il vero suicida ama la vita, e la vorrebbe unica e perfetta. Io la disprezzo, la vita. Meglio l'inesistenza, qualcosa a meta' strada tra il respirare e l'annullamento. A Parigi nell'ottobre del 2006 ho pianto. Non mi vergogno a dirlo. Ero dalle parti della Gare du nord e, sotto fini lacrime di pioggia, ho pianto per la prima volta nella mia vita. Ero invaso da sentimenti di tenerezza verso questa carcassa d'uomo che non sa tante cose, che non sa fraternizzare col dolore, che non ha pieta' per se stesso. Odio l'amore dei poeti, perche' non potra' mai essere il mio. Odio la gioia della gente semplice, perche' non mi appartiene. Odio quel dio che non sa scegliere un destino per me. Odio gli eroi senza coraggio...