Il Lessicantropo

Forze e realtà


1. Il pensiero autentico è un campo di forze sostenibili, un sistema di relazioni necessario. La nominazione del necessario non speculativo. È il "gioco dell'albero", del necessario in carne ed ossa, Si contrae nel "senso dell'albero", nella sua essenza non pensata. 2. Il linguaggio appartiene al campo della stabilità, quindi a linee di tempo conservative, ai lemmi istitutivi dell'umano. Che ottiene lo statuto della nominazione, dell'enunciativo per entrare di diritto nel canone, nell'analisi. Ma non è la sua essenza, o meglio è la sua "essenza breve". Il nucleo autentico è dislocato fuori dal segno, dai conàti del tempo, estraneo alle potenzialità visionarie del "detto significo". È il materiale d'attrazione mitica, l'onda che stabilizza ma che rifiuta la nominazione. Il suo valore "breve" accetta lo statuto enunciativo nel bisogno di riscattarsi dal mistero come un animale ribelle e caduco alla sua purezza angelicata. È strappato dal suo fondamento oracolare, di "essenza non nominata" per servire come saltimbanco alle corti del "tempo pensato". Ma questo passaggio alla "prosa del mondo" lo decompone nelle sue trame più genuine.3. Pensiero e linguaggio si dissolvono nel DESIDERIO. L'uno allontanandosi dal gioco del necessario non speculativo, l'altro dal suo statuto di conservazione non nominato. Accettandosi come speculazione e come enunciazione dissolvono la loro essenza del "rifiuto ad essere" del "no-essenziale".4. Il DESIDERIO è la soglia dell'impuro. Lo spazio dell'ANGELO RIBELLE alle sue matrici primordio-mitiche della non-speculazione e della non-enunciazione. Il "sogno-breve" strappa entrambi al loro fondo oracolare-mitico per servire da cortigiani nelle dimore sontuose dei regni, del tempo pensato.5. Simili a neve che anche il pallido sole scioglie, sono le matrici. Il problema mondano della rappresentazione del visibile compone le tracce dei tre lemmi del "sapere operativo" nei suoi modi di produzione filosofica: il pensiero, il linguaggio e il tempo. Lo spazio nella sua "dimensione quantitativa" è il quarto lemma altrettanto problematico in quanto rifiuta il suo statuto di luogo originario nel para-lineare. Sfugge al rifiuto per diventare "spazio di corpi caduchi", segnati dal tempo breve contratto cioè dal pensato temporale