Il Lessicantropo

Insegnami a dire: ti voglio bene


Heee la possibilità...Mi piaceva come premeva il suo corpo al mio. Erano gli anni dell'università. Roberta era di buona famiglia, lo notavo dagli abiti che indossava. Io ero "un guastato, un reietto da manicomio" per quanto con un malcelato sentimento di fierezza, indecifrabile fierezza, alla pari con un sentimento del possibile intenso e carnale... Evoco - mentre scrivo - un soffio che mi ha attraversato per un istante, tangibile come il respiro di un neonato, come le strade che percorrevamo senza riguardo per le lezioni, per le aule affollate di sguardi distratti: noi decisamente si preferiva le strade della città: solitarie e vocianti di vita partecipe. "Salvami Roberta, ti voglio bene ma non lo so dire..." "Insegnami a dire: ti voglio bene" "Amore stringimi, è così semplice"... "Ma...vorrei.." "Zitto non dire niente e stringimi" "Dammi la mano...e accarezzami il cuore", "Le ore si fermeranno per noi solo per noi, e io ti insegnerò il segreto dell'amore come può essere vicino e lontano allo stesso tempo"...Le labbra si schiusero. Sentii il fresco alito  inondarmi di calore...Ora non mi fa più paura la morte perchè so che tu sei con me, il tuo ricordo (di ventenne innamorata) almeno...E ho imparato che nella vita "devo andare avanti piano piano, un pò alla volta" per scorgere il sole sorgere dietro le pareti del cuore senza farmi abbagliare all'improvviso, che fa male tutto in una volta. Il desiderio il sogno la speranza non sono forme impure se solo decidiamo di viverle così come vengono, goccia dopo goccia, un pò alla volta: senza traumi senza ambizioni senza domande cruciali. Un pò alla volta, attimo dopo attimo per tenere lontano il bisbiglio della morte che non sentiamo per il rumore delle nostre vite ma che il cuore puro sente chiaro perchè il cuore è al di là di tutto, e percepisce i suoni da lontananze remote a frequenze impercettibili a cui noi vecchi adulti non siamo più abituati...