Creato da davidaliuslosyano il 01/06/2009
 

Il Lessicantropo

Il mattino si sveglio' con un kamasutra di rughe sul volto diafano...[davidalius]

 

 

« Nero frattalemamamama »

Bla bla podromi e impodromi

Post n°6623 pubblicato il 05 Aprile 2017 da davidaliuslosyano



Manifesto in quarantacinque righe!
Mi rivolgo... alla vostra parte non robotica, non bombardata, a quella enclave non contaminata, innocente, coesa, forse migliore di voi stessi, ai vostri destini che non sono mai divenuti tali, alla quieta coscienza, alla forza dei vostri nervi vinti. Mi rivolgo... al coraggio di chi fa un passo avanti alla volta, all'astuzia di chi e' onesto (contro l'astuzia dei ciarlatani), alle vostre parole mai pronunziate, al vostro silenzio mai patito, a quei sogni sconfitti ma irrinunciabili, alle vostre ironie mai diventate sarcasmo. Mi rivolgo... alle vostre mani che toccheranno, alla bocca che baciera‘, agli occhi che vedranno non la verita' dei filosofi (quella non esiste se non nei libri che non apriremo mai), ma quella dell'istante che passa e che non abbiamo mai avuto il tempo di afferrare, presi dal gioco della vita senza tregua. Mi rivolgo... al vostro senso del mondo, al mistero delle vostre esistenze quanto mai uniche, a voi stessi tutti interi, indivisibili, alle vostre parole profetiche, ma gettate da qualche parte, al desiderio che non e' mai stato azione, all'incoerenza di chi osa, alla possibilita' di chi vede lontano. Mi rivolgo..... ai vostri istinti repressi dai mercanti ingordi di consenso, a quella liberta' intravista e attesa sulla soglia, misteriosa e invitante. Mi rivolgo.... a quelli, che sono li', riflessi dentro vetrine sporche di pioggia, nudi e muti, i capelli bagnati, le labbra contratte in una smorfia, infelici... sofferenti, simulacri di qualcosa che non e' e non sara'....forse mai....
Mi rivolgo.....
(...) Bel sito, davvero! Le risposte perfette e puntute! La Bibbia conosciuta come il rosario! Personalita' infallibile quella della giovane curatrice! Un'istintiva, sofisticata, fervida aderenza ai canoni! Un compassionevole amore per il prossimo dell'altra sponda, soprattutto cattolica, che era quasi pari al suo odio per il maligno, il quale - a quanto sembra - tra le altre cose trova anche il tempo di ispirare le apparizioni della Madre di Dio, oh pardon, della signora Maria!

Alla curatrice del post n. ... dico che il Regno dei Cieli lo meriteranno i puri di cuore e di mente (io - quindi - da peccatore impenitente mi autoescludo!) e non chi, attorcigliandosi nelle Verita'(sic) Rivelate, vende sottobanco vitamine difettose gabbandole per ricostituenti dello spirito. Il sottoscrivano - invece - qual cantore di pseudole-mezze-verita', pur avendo una autentica passione per le figure sacre dell'immaginario cattolico-familiare, continua a credere nei "cigni neri" e nella "separazione galileana" tra scienza e religione...

Era lui il Maligno! Mi ha confessato - col cuore in mano - che non e' lui il regista occulto delle apparizioni (Vedi il post n. ...), che con tutto il lavoro arretrato che si ritrova non ha nemmeno il tempo per farsi il segno della croce. Dalla voce mi sembrava preoccupato! Lo capisco. A causa di dicerie come queste, la sua reputazione di "cattivo" potrebbe uscirne scossa...(...) Le cose accadono in un attimo: in un millesimo di secondo di disattenzione. Quell'istante spezza la linearita' temporale e fa prendere alla vita un'altra direzione. Il tempo ricomincia da capo, rinuncia al suo scopo, si rimescola aspettando che il feedback soggettivo trovi nuove forme ed espressioni. E' il piccolo big-bang personale, il campanello d'allarme che ammonisce e celebra la vittoria del Caso sulle nostre piccole, insignificanti esistenze...(...) A questa eta' c'e' la ricerca fisica del peccato come diritto umano inalienabile! (...) L'antimateria...da "La spelonca di zia Rita". Allora vediamo: di massa contraria. Si annichili' subito dopo il botto, e scomparve, o quasi. Non si sa dove. Da qualche parte sara'. Si dice nel lontano orizzonte galattico. Dove ha dato origine a mondi trasparenti di carica negativa, appunto. Si stanno mappando le zone dell'universo, dove si pensa si sia concentrata. Un po' qua, un po' la', einsteinianamente, boccacce comprese! (...)
Polpacci, in vena di confidenze, mi disse un giorno: due cose [anzi tre] non dimentichiamo mai: il gusto del cibo della mamma, l'inno nazionale e ...le parolacce! (...)
Il pilota automatico mi ha pregato di non rivelarlo a nessuno. Obbedisco! (...)
Con Polpacci andavo su e giu' pe li colli col lambrettino a raccattare ferro vecchio. A sera stanchi ci sedevamo al bar di Prisutto pe una birra ghiacciata e un tramezzino. Poi diritto a casa pe l'amatriciana in stile barese...(...)
I polli nella gabbia imitavano le oche. Consci della fine prossima starnazzavano per dimenticare il momento del trapasso. Il gusto della morte pero' te lo ritrovavi nel piatto...(...) Destrutturiamo il paesaggio concettuale forzandolo a una postura di originario disincanto...
La bellezza del Creato, le montagne dal cucuzzolo innevato, i cieli turchini, la stella dell'Orsa, la marea montante, il lento meraviglioso declinare del sole sull'orizzonte, la natura incantata, le gemme fiorite, il paradiso degli uccelli, le sponde del fiume, la collinetta alberata, la pineta sullo sfondo, il bacio tra i fiordalisi, il cane che rincorre il ramarro, le lacrime davanti alla formichina che trascina il semetto, il guano del piccione sul vestito nuovo, la tua bestemmia lanciata in aria. (...)
S'infiltra dappertutto. Penso nebbia. Penso fumo di Londra. Davanti allo skyline le luci si accumulano per poi disperdersi come nel peggior caleidoscopio. Avverto un senso di sconfitta mentre mi inerpico per le strade del centro. Gli uomini mi sembrano dei diavoli buoni, forse un po' svitati. Le donne piene di astio per se stesse e il mondo. Compro qualcosa da una drogheria, so dopo qualche minuto che e' una barra di cioccolata. Accetto con gusto rassegnato la scoperta. Inviti. Tutto e Tutti ti invitano a spendere.
Odio Parigi e i suoi filosofi, amo Londra e le sue puttane...(...)
Prima di spogliarsi, indugio' su una vecchia foto. Il micio si avvicino' e comincio' a strusciarsi alle caviglie.
- Parlami di te.
- Cosa vuoi che ti dica...
- Ce l'hai almeno un gatto? Dovresti averne uno: sono cosi' silenziosi e cauti. I poeti amano i gatti: ispirano pensieri.
Le mattine di pioggia. Gli alberi in giardino appartengono al vento.
- Non conosco bene la vita per parlarne con competenza. Se ho dei ricordi passeggeri, sfumano in un istante. Una volta, seduto in un Caffe' di Parigi, immaginai me stesso confuso tra la folla. In quei giorni cercavo di aggrovigliarmi agli altri per sfuggire al silenzio.
Una persona e' una persona. E' l'equazione della solitudine. L'artiglio feroce di chi non sa amare. Rallentare la corsa. Ipotesi migliore. Un aquilone nell'aria non racconta frottole. Vive la sua esistenza in modo semplice. Non inganna, e non e' ingannato.
Ho sempre mostrato il lato migliore di me. Anche nelle ore incerte. Non mi sono sbagliato. Ma e' cosi' confuso e stancante. E' come un martello pneumatico. Ti scava fino all'origine. Anche se non vuoi.
Perche' rinunziare al caotico processo dell'identificazione. Cosa c'e' che non va? Chi troveremo dall'altra parte? Forse l'impostore che non sa accettare alcuna regola? (...)
Bambole dal collo alto.
Raccontami una storia. Me ne staro' quieto come un bambino insonne.
Una vita e' il paradosso delle cellule morenti. Una luce che ha perso la ragione e che comincia a credere alle ombre. Lassu' in alto, lo sparviero si finge gabbiano. Si inerpica tra le nuvole corrose. Si fa sottile sottile per uguagliarne la bellezza. Si sente puro come un metallo prezioso. E' pronto per entrare in Paradiso. E' li' a un passo...Ma la sua natura lo trattiene, e ritorna a mordere a uccidere per nutrirsi. Rinnega l'immagine perfetta per una qualita' inferiore, piu' potente. L'orgoglio. (...) Due improbabili gambe a pois...Me ne sto seduto in panciera su una panchina alle falde del Tamigi. Area Kingston-sud.
Poco piu' in la' ai tavolini di un Refreshment - appallottolate attorno - un trio di pinocchiute mamme inglesi con relativi marmocchi in carrozzina. Fanno salotto raccontandosi pettegolezzi.
Sempre sulla destra sparute seggiole con variopinte ribaltine se ne stanno assorte e vigili per il piano scosceso.
Nell'acqua di fianco sagome di pennuti, di diverso colore e taglia, si ammonticchiano nei pressi di un briciolame colloso, che qualche mano caricatevole ha gettato di passaggio.
Il verde acceca.
Mi viene incontro un trasandato ragazzotto sbocconcellando un torsolo. Prende la rampa che costeggia il fiume.
Altre due pinocchiute con pulcini al seguito si avvicinano, ma anche loro prendono la rampa.
Sulla sinistra - poche panchine piu' in la'- due regazzini con le loro risa giocano a fare gli innamorati. Ora se la svignano.
Sull'altra riva un caschetto con occhialoni pedala rapido sul suo velocipide.
I due di fianco ora hanno finito il te' delle tre e un quarto e osservano attoniti il cracchiare del frugolino. Replicano a turno con battute cracchie facendo roteare le braccia e gli occhi.
Si alzano. Getto loro uno sguardo indagatore.
Non riesco a capire se trattasi di mamma-e-papa' o di nonna-e-nonno.
Gli inglesi hanno il corpogiovane ma il visogrinzo rendendo l'eta' di difficile lettura.
Quattro colombacci si avvicinano alla chetichella al tavoletto lasciato vacante per beccolare gli avanzi invisibili caduti negli ultimi venti minuti.
Nell'acqua verdegrigia del fiume, un branco di voluminosi pennuti dalla livrea lattiginosa si lascia scorazzare dalla corrente. Qualcuno sbocchina l'increspata superficie.
Sulla terraferma un gomitolo ringhioso tutto imbullettito avanza, tenuto al guinzaglio da un frettoloso padrone d'eta'. I due si assomigliano. Sembrano due gentlemen in bombetta e ombrello.
Una mamma del trio incomincia a stirare su e giu' il passeggino, tentando di acquietare il fantino. Quindi si aggiusta la sciarpa di seta tirando le estremita' con le mani.
Un piccione mi planaaaccanto venuto da chissaddove. Un altro lo segue a rimorchio. Con uno sbattere d'ali riprendono il volo.
Una barchetta a motore dalla chiglia nerofumo fende l'acqua a non piu' di un nodo. Le due dame in piedi mi guardano accennando a un saluto.
L'ultima unghia e' ormai rasata. La smetto. Non sta bene.
Una single dalle occhiaie di cartapesta sfreccia il suo carrozzino col prezioso carico sul tarmac impolverato.
Sono allo scoperto. Il sole dalla nuvolaglia selvaggia fa capolino, dandosi - per cosi' dire - un attimo di libera uscita. Ma dura poco.
Intanto l'albero frondoso che ripara il trio di mammeinglesi indossa gli auricolari per non sentire il loro gracchiare.
Un canottiere in canottiera scende controcorrente. Poco distante un altro lo tallona. Sembra una gara. Cosi' e'. Il primo pare calcola la distanza che lo separa dal secondo dando di sfuggita un'occhiata al ponte.
Sulla linea mediana del fiume, procedendo a meno di un nodo, una mature con occhialoni anni settanta comanda una quasi-piatta verdelucertola. Ha una posa sexy col gambino rialzato e annudato.
Dirimpetto sull'altra riva, un solitario fumatore se ne sta appancato per i cazzi suoi. Di li' a poco scompare alla vista. Lo rivedo mentre si dirige dalle parti del ponte.
Mentre indugio sul prosperoso didietro di una signora, il fumatore sull'altra riva riappare seduto sulla panchina. Forse era solo andato a pisciare.
Due improbabili gambe a pois [per via delle calze alla francese] sbucano dal cespuglio alla mia destra.
Mi alzo per seguirle. Sull'altra riva, il fumatore - questa volta - e' sparito per davvero. (...) Non ho niente da scrivere... Non ho pensieri ne' sogni da regalarvi...E' tutto uno sterile imbroglio. Anche la liberta', che si finge nostra alleata, e' solo passione per gonzi, caduco ginepraio di buone intenzioni. Viviamo tra deliranti mistificazioni, bucati da incubi pastello, infilzati da allegorie accese, trapassati dall'angoscia del Segno. E che dire della felicita'. E' la via d‘uscita, la salvazione o piuttosto una pastiglia di cianuro, un'immaginetta consolatoria, simulacro del peggio del peggio, uno spirito contorto che rinvia sempre a un miserabile altrove, aurea beatitudine del niente? Meglio lasciarsi esistere. Ritirarsi in un luogo tranquillo [Ballaghadereen, andrebbe bene]. Sedersi in riva al lago, chiudere gli occhi, e lasciar fare al vento...(...)

(...) Qui, in Inghilterra, mi sveglio e il primo pensiero va al lavoro. Lí, in Italia, mi svegliavo e il pensiero vagava, vagava alla ricerca di qualche addentellato cosmologico che riempisse di senso i giorni, i mesi, gli anni...

A quei tempi (non mi chiamavo ancora Davidalius!) ero davvero ridotto all'osso, rastremato dalla sofferenza del non-detto... Nato nella mangiatoia del "tutto-e'-possibile" mi muovevo tra le innocenti dissidenze del Paria, pur frequentando me stesso con tranquilla cognizione...
Col cuore corrotto dalle colate di miele dei "Caroselli" e dalle smulinate rossoverdebianco delle liturgie alla moda, mi limitavo a lanciare pigne psichedeliche verso gli skudi protonici del luminoso e leggendario Paleopotere, che, avvertito (per la lunga militanza nelle confutazioni rissose cassazioniste), mi rispondeva col tranquillo candore dell'"indifferenza"...
Con la testa in usufrutto e i coglioni costantemente in letargo, per impossibilita' a mulinare, mi assopivo sulle parapsicologie psichiatriche per recuperare (a me stesso) qualche oncetta di "dignita'".(...) Tutto e' stato detto. Anche l'ultimo pazzo e' impazzito di malavoglia. Svuotato dell'ultima stilla di musica. Che lo rendeva diverso, sulfureo come solo i grandi maghi della Vita sanno esserlo. Fare a botte con la puttana morale, sputare in faccia al dolore, perche' il dolore e' per gente debole, pietosa. E' l'avanguardia prezzolata del potere, il dolore. Preferisco la dannazione. L'idea che in un modo o nell'altro non ci si salva. Perche' la salvezza, dopotutto. Perche' la vita, dopotutto. Neanche il suicidio e' allettante, perche' il vero suicida ama la vita, e la vorrebbe unica e perfetta. Io la disprezzo, la vita. Meglio l'inesistenza, qualcosa a meta' strada tra il respirare e l'annullamento. A Parigi nell'ottobre del 2006 ho pianto. Non mi vergogno a dirlo. Ero dalle parti della Gare du nord e, sotto fini lacrime di pioggia, ho pianto per la prima volta nella mia vita. Ero invaso da sentimenti di tenerezza verso questa carcassa d'uomo che non sa tante cose, che non sa fraternizzare col dolore, che non ha pieta' per se stesso. Odio l'amore dei poeti, perche' non potra' mai essere il mio. Odio la gioia della gente semplice, perche' non mi appartiene. Odio quel dio che non sa scegliere un destino per me. Odio gli eroi senza coraggio...(...) Ritorno per un attimo allo stupore aristotelico, a quel primitivo incontro con la verita' pura, per cavalcare finalmente la mia stella.
Cos'e' mai al confronto il bieco raziocinio di quelle stupide maschere da teatrante arguto?
Cosa darei per diventare: l'evento che si cela (ma che c'e', impensato), l'anodino essere smarrito nella semplicita' del sogno terreno. (...) L'attimo che scappa... Su da bravi rincorretelo... Se siete fortunati l‘agguanterete. E poi? Cosa succede poi, una volta afferrato il di sopra per la collottola... Dico: avete mai visto l'attimo in faccia? L'avete soppesato? A guardarlo bene quella cosa li', quel parvevu temporale, quell'impiastro senza sostanza immaginifica, privo di fantasia e di creativita' chimerica, destituito di sogni, di cieli, di aneliti, questo fantasma dell'istantaneita', dell'autenticita' immanente... vi apparira' un depresso orizzonte, un faro di scialbo raziocinio, glabra essenza incorporea di nominale oggettivita', fenomenico ristoro di anime pavide, cave, vigliacche, asettico regolatore di vite alla deriva, una cinematica zerita'...(...)

La scimmia come genitore tendenziale, come fratello in cosmesi, depilato e pronto per occupare i piu' alti scranni della City. Ombrello, bombetta e valigietta ventiquattrore. Diagrammi e cifre. Million, billion...(...) Jack L'insonne...Me ne fotto della cultura e dei libri. Me ne fotto delle parole, dell'educazione educata e delle rivoluzioni evoluzionarie. 

Me ne fotto delle religioni che contengono un dio che ha smarrito l'Uomo. Me ne fotto dell'uomo che adesso rimpiange di aver creato Dio.
Me ne fotto delle maggioranze silenziose e delle minoranze rumorose, dei sondaggi elettorali e di questi cialtroni che abitano le stanze della politica.
Me ne fotto della pubblicita' che ti imbambola coi sogni di carta vetrata.
Me ne fotto dell'amore sentimentale che diventa porno alla prima occasione. Me ne fotto del matrimonio, della famiglia, di questa gioventu' spensierata che scivola su lastre di ghiaccio, credendo che sia un gioco.
Me ne fotto delle principesse uscite dalle fiabe. Me ne fotto dei principi senza principi, dei lupi mannari e dei grilli parlanti.
Me ne fotto della vita catalogata, della verita' dei filosofi e della virtu' che non vede l'ora di diventare vizio.
Una postilla...
Me ne fotto della crisi, dell'alta finanza, della morte, delle dittature e del suo rovescio simbiotico: la democrazia [Avete fatto caso: i dittatori non fanno piu' i golpe da quando hanno scoperto le sue virtu'...]...(...)
Passo dopo passo, istante dopo istante mi accorgo dell'infelicita' avanzante. Un delirio. A piedi nudi costeggio il lembo di terra che salva. Ma e' cosi' spossante. Preferisco mille volte l'infelicita' che si svela, che mi svela. L'infelicita' che gronda infelicita'. L'infelicita' che contiene e consuma i muri molesti come muri. Di catrame foderati. Di menzognere consuetudini dipinti. Non sanno fare piu' il loro mestiere. La provocazione spavalda che scruta pensieri spocchiosi. Mutata alla radice. Meglio trovare una via outside, allora. Alla svelta. Collassare alla svelta nel tremore nerofumo blasfemo. Piu'. A perdifiato. Meno. Zitto, zitto. Nel dubbio, casomai, sino a prova contraria, ci ritroveremo a disfare e ridisfare senza respiro lo stesso trasandato abito. Zona impervia.
Un nido di formiche vociferanti consegnano doni alla Regina Madre. L‘intera biomassa animale. Mute. Le foglie mute. Mai state nella circostanza. Un bagno di sole e di pioggia. Apertamente fraintendo. Adescato da pensieri di morte che sottendono un malcelato frastuono di sensi.
Il sopracciglio fluido del giorno s' aggrotta. Il ventriglio tritatutto delle ombre. Paventante. L' origine. Si' i fantasmi del tempo dell'origine originaria. L'accusa a carico. Mistificazioni d'infinito e con l'assoluto come fratello. Zattera debordante la foschia rasa acuta plateale e il coraggio che e' sempre li' piatto adunco impalpabile. Ma basta davvero? Scalfitture di significato sull‘albero del silenzio. Dove hai scritto: verra' l'alba e leggero' nei tuoi occhi il tormento. Mi vedrai smarrito. Nuda distanza siderale. Cupo di desideri infranti. Un Gulliver spiantato. Morente tra le fiamme, incenerito dalla sua stessa cenere. In simil modo giace sul confine dell'innocenza. Ripulito da anfetamine di peccato e di senso riposto.
Strano gioco di rimandi. Qualcosa di grave e' accaduto. Una linea si frappone tra me e me. Lascio intendere un sotterfugio, tanto per incominciare. Forse una canzone, le parole di una canzone rimedieranno. Non voglio perdere il mio sentimento.
Muovo le mani per afferrare. Il suono grave del momento mi fa sentire...enigmatico a me stesso. Un movimento andante d'artista concettuale. Save. Col click che si ripete. Anche quando quella volta. Manufatti di rarefatta bellezza. Come teorizzato. Arte poverissima, quasi affamata di mistici significati. Sguscianti o piuttosto arguti, come si conviene all'inizio di ogni intrapresa. Scansione minimale, come i sorrisi laggiu'.
Una curva. Acci...Andare spediti verso l'Umanita' impostora. Necrologio alle due di notte
All'entrata. Si. Misuravo i passi. Poi il nulla. Penoso per me, per noi. Aspetta andro' prima io. E' cosi' che deve andare. Poi restera'. Un po' alla volta. Dietro quella porta. Fammi passare. Perche'. E tra noi e' chiusa...o. Oh! Battersea non ho il coraggio di continuare. Un tempo infinito come. Impallidivo al ricordo

ACCIDENTI. Cosa dire? Non mi piace parlare di loro e della loro sicurezza, soprattutto. Perche' alcune, si', sono maledettamente salde decise sicure di se‘. Insomma, quella loro aria ribalda disinvolta, mette a dura prova la fiducia nostra nella virilita' e nei suoi accessori maschiogenetici. Si piazzano li' e ti scrutano con quegli occhi di gatto affamato, che sembrano dirti: "Vieni vieni, mio bel topino". E novantanove volte su cento si finisce dove loro hanno deciso che tu finisca: nei guai. Hanno su di te, per dirla in breve, come un potere, una forza d'attrazione malefica, che loro si ostinano a chiamare fascino, ma che per me e' solo fluido incantesimo stregoneria maleficio sortilegio. E poco importa se sono belle o no. Ho visto delle bruttone lavorare di fino, con studiata finta normalita', riccioluti fustotipi scultorei. Il fatto e' che, per noi maschi, loro, tutte loro, hanno un settembre in piu', perche' una marcia in piu' sarebbe troppo generico...
Si', attenti all'ancipite e a quel vocino, all'olio di cupra, che ti gabella orrore per amore...croce, cruccio, tormento per delizia...(...) Shanghai di notte sembra una colata lavilescente di faville accese e di lumi filanti. Le papille incinerite della citta' si gustano gli aromi forti delle strade dei quartieri dell'interno, dove gli zar delle dinastie mongole si recavano per visitare le loro amanti. File interminabili di macchine raggomitolate ognuna nel loro metro quadro di spazio comunista aspettano che i solerti funzionari di partito decidano che la "scorrevolezza del traffico" entri a far parte del nuovo "Piano quinquennale...(...) Aveva le pezze al culo di un bel marroncino mandorlato e un neglige' satin di color grigio-Brno'. Un golfino magnet-magenta faceva bella mostra nella sua borsa di "Hattalo", insieme a un loricato "Jean-Paul" a punta di uncinetto. Indossava un grazioso cappello ultima moda a pigmenti sole-del-mattino su una frangetta maritien-eloise arabescata da lunghi capelli ramato-cremisi. Il suo busto era attillato da un camiciotto swat-hag red-stimulate con cinta damascata, mentre le gambe, ammorbidite da calze trasparenti di un bel blue-Phoenix, finivano dentro scarpette porporine coi mezzi tacchi. Le mani si muovevano con prosopopea e i suoi occhi noce-intenso a volte mandavano lampi, pur guardandoti irregolari per via di un nistagmo appena accennato...(...) Sbarazzatevi delle cianfrusaglie ideologiche e andate a coltivare il vostro orto canditamente...riempitelo di colori vividi...e soprattutto abrogate il coraggio: robaccia, lattecagliato, risaccatiepida....Lo spirito non ha bisogno di eroismi ma di immaginazione... Trasformatevi in farfalle e penetrate la dura roccia... le vette dell'Impossibile vi attendono...Sostituite la felicità col desiderio e nettatevi le unghie lercie di Storia. (...) Il ronzino s'acquietò col torcinaso e un denso nerofumo uscì dalle froge... Indi parlò: "il senso è inviso alle genti.... la dittatura del molteplice sopravanza"...(...) Incidente filosofico a Lebanon Avenue...due fiammanti aporie si sono scontrate...non si lamentano feriti!! (...) Continuo a guardare con affanno e contrizione nelle scollature delle altemaree letterarie per vedere dove si e' cacciata l'Idea..(...) Dimenticate le "Altemaree letterarie". I detriti della fumante Idea vengono alla luce solo con le maree basse...(...) La "steimbeckiana geometrica tortiglia" del linguaggio scapestrato dialettale, rutilante di odori forti e di puzzo di vecchio rum d‘annata e' senz'altro una risorsa di sapere dimenticato...(...) I poeti francesi dell'800..., (di cui parla davidaliuslosyano nei suoi ultimi post pubblicati, nda), hanno racchiuso la maleodorante cagliata classicoromantica in barattoli sottovuoto e tenuto a battesimo il nuovo espressionismo poietico, correggendo la rotta dell'evocativo e indicandoci nuovi giacimenti di marmo elegiaco levigato e decantato dall'Oscurismo e Orrorismo Personalistico...(...) Mi sapete dire cosa e' la "liberta'"?... No! Non quella Cartacostituzionale, sciocchini! Quella non esiste se non nei proponimenti dei Padricostituenti! Intendo quella dei Poeti..., quella che ti fa palpitare solo a nominarla, che ti accarezza nelle Vie in Salita, che sussurra paroline dolci alle orecchie dei Viandanti. Mi riferisco a quella che ognuno di noi puo' inventarsi nelle notti di inchiostro, quando non si ha nient'altro a cui aggrapparsi. Mi riferisco alla liberta' di sognare finalmente il nostro sogno e non piu' quello degli altri, alla possibilita' di "riconoscere" nelle Vetrine della Vita il nostro Volto incondizionatamente...(...) Spunta l'alba. Per farmi perdonare, dopo l'accalorata discussione sul sangue e le trasfusioni del giorno prima, mando via e-mail ad Audrey la seguente composizione, che sono sicuro le piacera'. Titolo: Un lenzuolo che possono calpestare...

L'Apocalisse. Il miraggio. Le sette streghe. Il castello... Marcondirodirondello...
No, non mi lascero' confondere. Vecchie parole sulle sue labbra. Ma non mi lascero' confondere. Io conosco la temperanza e la temperanza conosce me. Possono calpestare un lenzuolo. Mi trovera' monda dal peccato. Guadagnero' la chiave che apre il Paradiso. Il sonno eterno mi sorprendera' in piedi sulla Montagna laggiu'.
La Fata Turchina. La spada. Il fuoco. L'estate. I cardi. Le fanfare. Tre per tre. I pasticcini. I colori della primavera. La sabbia negli occhi, che prendevi a calci come nella canzone. Quella canzone che tanto mi piaceva. L'ho solo percepita, senza l'uso del sentimento. D'emozione destituita. Mi ricordava te. Le notti a contare i minuti. A ricordare il passato. Il gioco leggero della vita, stretta nei nostri pugni. Stretti, stretti.
Cio' che il sangue dice, non mente. Il nostro sigillo. Non capiscono che tutti noi siamo uniti nella morte. Avida, purpurea, intelligente morte. Chiama all'appello i Giusti di Dio Padre. Saremo insieme, io e te, dietro quel cielo laggiu'. A piedi scalzi nel fragore dei Tempi. I pugni chiusi sul destino. Il ventre che brucia, il vento che abbraccia. E il sangue che chiama. Lui non mente. Un sigillo sulle nostre vite.
Una corsa. Le gambe tremule. Le salmodianti note sulla pelle. Acquazzoni inventati per stare insieme. Un ricamo sul cuore. Un fiato che si perde tra gli atomi di sole. La paura che svanisce la stanchezza. Sei con me? Il tocco delle sue labbra sui capelli bagnati. Sono emozioni destitute di calore. Gli ultimi avamposti, prima del tormento. Le palpebre che si schiudono. Nel sonno stringiamoci. Il sangue si confondera'. Il tormento che chiama, beve questi attimi. Insieme. Quel chiarore nella lontananza rossa accesa. Un brivido. L'attesa... per qualcosa che non c'e' ancora, ma che verra'. Il suo sigillo sulle nostre ossa. Un tatuaggio del destino. Mi hai detto che non ti fermerai. Saro' un lenzuolo che possono calpestare. Tua, fino alla fine. Mi troverai felice. Emozioni destitute di tempo.
Lui mi scovera' coi miei desideri, ma non mi punira'. Andro' sui sentieri a giudicare i Giusti che lottano col passato e le emozioni che tornano. Ma il sangue non mente. La mente che svanisce e Lui che mi portera' con Se', mi guardera' negli occhi, mi sorridera'.
Lasciami morire. In qualche luogo trovero' la mia pace, e il respiro di Dio Padre mi ridara' la forza e la ragione. Lasciami andare. Voglio essere l'onda della risacca nella notte. Leggera, leggera come panna montata. Calpestata, come un lenzuolo. Lasciami sognare, ancora una volta. Saremo solo io e te sulla Terra.
I passi. Passi che avanzano nel vuoto del Creato, tormentano il mio tormento. Il gioco del sogno livido. La danza. Acini di tempo. Frammenti di ragione e di te che svaniscono. Dita che sfiorano. Occhi che brillano, come lune tremule. Sorsi di pioggia imbastiscono i sorrisi. Le foglie che cadono, che spostano il vento. Una mano che ferma il tempo. L'assillo degli attimi che scivolano. Guance sudate nella membrana vischiosa della notte. Suoni che si allontanano, che chiamano, come il sangue che non mente.
Mi sento un albero che ha perso corteccia e radici. Un albero calvo di luce, che non si nutre piu' di presenze e di sguardi. Le sue emozioni. Uno specchio spento che mi nasconde a me stessa. Un'immagine ebbra che non riconosco. Le piaghe delle mani. Il mio volto nella nebbia. Il fruscio del silenzio. Un canto. L'alba che ritorna, che non mi lascia in pace. Il sangue che non mente, col suo sapore acidulo che spezza la ragione. L'inchiostro che buca. Il buio che assale, che culla nel torpore le tue molecole nemiche.
La vita e' un gioco lontano, opaco. E' un prima e un dopo. E' un prendere o lasciare. Un in e un off. Una tregua. La posta e' la stessa, dovunque: un sottile, carezzevole, tattile dosaggio di polvere fangosa che tappa le narici, che scuote questo meraviglioso involucro di atomi.
Riconosco il dolore e me stessa nei giorni che uccidono. Riconosco una rosa dal suo tremolio sul palcoscenico dell'universo cangiante.
L'Apocalisse. Il miraggio. Le sette streghe. Il castello... Marcondirodirondello (... )

 

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