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Il Lessicantropo

Il mattino si sveglio' con un kamasutra di rughe sul volto diafano...[davidalius]

 

 

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Post n°6683 pubblicato il 23 Settembre 2024 da davidaliuslosyano

Soleva effettuare - nell'abbecéde del giorno - ricognizioni metricoperitali "a filo d'occhio", ma altri opinano "ad ala di falco", come più consona sinoniminale lemmatura di reconnaissance, su e giù per la filiera di oggetti e di frammenti di cose, tutti e tutte in linea agnatizia ma di fatto di bassa condominialità, che mani imperite avevano allocato alla rinfusa nel cerchio magico della stanza archivio, e di agnizione in agnizione, nonchè corroborato da una ricevitura di luce che capolinava tra le sovrane e i plettri delle serrande, andava  chiarificando all'adusa indolenza dell'età il genere di fattori primi che il resegale  ricognitore, occhio o ala che fosse, dovrebbe amministrare o manageriare al fine di indottrinare l'io spirituale sulla sinuosa meraviglia che le forme elementari, spesso effimere e disdorate, propiziano alla  cognizione del mondo delle parvenze. "Ad essere più esatti, della fumetteria filosocratica, cartofugata o cartafugacitata (dipende dalla traduttore) nell'abbozzo o bozzolo cervellifero", elaborò tempo dopo Salvo G.. Pensava, ed erogava alle viste nocche livide a causa della stagione chiusa e  due pernacchie bluastre come gote, anch'esse assoggettate al rigoroso temperario menozerale ma sbrinate a differenza delle nocche, nella testa tutto un caos, una iellatura di veleni, e,  alterate dal vino, uno zimbawe di fedi, che malvolentieri confutava a se stesso e che accompagnavano i giorni verso  ghirigori  di eventi che l'aspettavano al varco per vendicarsi della sua voracità di vita: "il vino è una brutta cosa", ripeteva, "ti fa dimenticare i doveri del nome e dell'età, ti rende brutto e borioso, insensibile verso le cose". Si sentiva un punto a capo; ora lui capiva perfettamente "il punto": lo capiva fino in fondo: era il termine di un sentimento vissuto avec soin
e poi trafugato dal tempo che non tollera non ha simpatia per la stabilità essendo esso "il tempo" per l'appunto, cioè l'acino finale di un rosario di giornate sempre uguali, "un mollusco schifoso che si trascina a stento", si sarebbe detto, adottando l'icasticità a modello terminucopiale cara al dilettante scrivano; il fatto è che non capiva "il capo" dove iniziava dove andava a parare le strade che poteva prendere "il sentiero della salvezza" che avrebbe potuto imboccare per la propria invaghita risoluzione...le donne poi che "ti scardinano amleticamente con un sorriso"...loro l'altra metá del cosmo escreta dalla tangente della Storia dell'umanità, divinità agnostiche buone per finte letterarie, capolavori d'arte poemica e basta, assolutamente destituite di realtà funzionale come gemmata pectolite ...e come la trottola - prima di fermarsi mentre barcollando barcollando va incontro al suo destino di silenzio e immobilità curvata - comincia a pensare al magico pensiero che può rimetterla in sesto e farla roteare in eterno - magari sul filo d'acrobata in alto vincitrice del tempo lungo aggrovigliato e impomatato di gravità fiero della sua gravità che lo trattiene come una donna ai seni ("ti allatta e ti getta"), appunto un tempo allungato in imbarazzo tra le fedi alterate le teorie davinciane in imbarazzo nella follia dei secondi che passano troppo lentamente ma che lassù ti fanno sognare l'infinito altri mondi universi giordanobruniferi da raggiungere in un istante in un nanosecondo sotto l'egida della luce luminifera - anche lui Salvo G. si sentiva cavaliere di un'Apocalisse, solitario e andante per i corridoi stellari scintillanti, arbitro di un ipotenusiaco potenziale: cioè il possibile, che è la marca del divino che accenna ma non trattiene, il dio delle onde del flutto mareale della cifra grezza che non diventerà mai marmo levigato da camminarci sopra "annudato e dimenticato" sì vinto dalla sua stessa lucentezza e luminosità, un sole che riscalda ma che alla fine brucia la pelle, una foglia bloccata nella lacca, splendida eppure immobile, a confronto con la bellezza e il suo "pensiero in movimento, fluido e sinuoso come un'onda plasmatica eraclitea", un'ascia che scolpisce il temerario inbozzolato nel ventre della terra come l'avventura disvelata alle dita dell'asciatore che sanno e di già conoscono, per agnitura o agnizione cinquina, la forma finale, e che basta scavare smussare spiallare  fino all'anima animale dell'elemento, dove risiede la vita dove è in atto la vita la forma regina e sovrana delle cose, il sudore del poeta che cesella con le parole la sua ridondante realtà per inframmentarla e ricomporla a suo gusto "latte del creato da succhiare dalle mammelle delle sirene", direbbe nell'impeto creativo, di cui addolcirsi la lingua nelle notti di tempesta notti orrende ma benedette dal Signore che "graffia via la vita viziata" per farne dono ai penitenti questa volta emendata dalle ragnatele del male e del peccato che nell'estremo atto dell'emendazione soffriranno per una perdita ma avranno indietro centuplicato il maltolto per la "loro audacia"...e diventeremo tutti insieme, io con loro, pensò Salvo, conati di stelle...puro amore incarnato in un fiume protonico derogati dalle nebbie semantiche che ogni volta ci assalgono e lasciano senza fiato... Heee la possibilità...Mi piaceva come premeva il suo corpo al mio. Erano gli anni dell'università. Roberta era di buona famiglia, lo notavo dagli abiti che indossava. Io ero "un guastato un reietto da manicomio" per quanto con un vibrante sentimento malcelato di fierezza, indecifrabile fierezza....un sentimento del possibile intenso e carnale... evoco - mentre scrivo - un soffio che mi ha attraversato per un istante, tangibile come un respiro di un neonato come le strade che percorravamo non pensando alle lezioni alle aule affollate di sguardi distratti noi preferivamo le strade della città solitarie e vocianti di vita partecipe. "Salvami Roberta, ti voglio bene ma non lo so dire..." "Insegnami a dire: ti voglio bene" "Amore stringimi, è così semplice"... "Ma...vorrei.." "Zitto non dire niente e stringimi" "Dammi la mano...e accarezzami il cuore", "Le ore si fermeranno per noi solo per noi, e io ti insegnerò il segreto dell'amore come può essere vicino e lontano allo stesso tempo"... le labbra si schiusero sentii il fresco alito  inondarmi di calore...non mi fa più paura la morte perchè so che tu sei con me il tuo ricordo (di ventenne innamorata) almeno...e ho imparato che nella vita "devo andare avanti piano piano, un pò alla volta" per scorgere il sole sorgere dietro le pareti del cuore senza farmi abbagliare all'improvviso che fa male tutto in una volta: il desiderio il sogno la speranza non sono forme impure se solo decidiamo di viverle così come vengono goccia dopo goccia un pò alla volta senza traumi senza ambizioni senza domande cruciali un pò alla volta attimo dopo attimo per tenere lontano il bisbiglio della morte che non sentiamo per il rumore delle nostre vite ma che il cuore puro sente chiaro perchè il cuore è al di là di tutto è il Santo Grall che come il bambino percepisce i suoni da lontananze remote a frequenze impercettibili a cui noi vecchi adulti non siamo più abituati... 

 
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