Creato da minimamente il 15/08/2010
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DEUTSCHES MISERERE
di Bertolt Brecht
Un bel giorno i nostri comandanti ci imposero
Di conquistare per loro Norvegia e Francia.
Facemmo irruzione in Norvegia e in Francia
Le conquistammo tutte durante il secondo anno in cinque settimane.
Dio ce ne scampi.
Un bel giorno i nostri comandanti ci imposero
Di conquistare per loro Serbia, Grecia e Russia
Noi andammo in Serbia, in Grecia ed in Russia
Ed ora combattiamo per la nostra nuda vita da due lunghi anni.
Dio ce ne scampi.
Un bel giorno i nostri comandanti ci imporranno
Di conquistare il fondo degli oceani e i monti della Luna
Ed è già duro qui in questa Russia
E il nemico implacabile e l'inverno gelido e non sapere la strada per tornare a casa.
Dio ce ne scampi e ci riporti a casa.
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MI HA ASSALITO UN'ACRE NOSTALGIA
di Yehuda Amichai
Mi ha assalito un’acre nostalgia,
come la gente d’una vecchia foto che vorrebbe
tornare con chi la guarda, nella buona luce
della lampada.
In questa casa, penso a come l’amore
in amicizia muta nella chimica
della nostra vita, e all’amicizia che ci rasserena
vicini alla morte.
E quanto è simile ai fili sparsi la nostra vita
che piú non sperano di tessersi in altro ordito.
Giungono dal deserto voci impenetrabili.
Polvere che profetizza polvere. Passa un aereo
e ci chiude
sotto la lampo di un grosso sacco di destino.
E il ricordo di un viso amato di ragazza
trascorre per la valle, come quest’autobus
notturno: molti
finestrini illuminati, molto viso di lei.
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TI AMO LI' CONTRO IL MURO DISTRUTTO
di Homero Haridjis
Ti amo lì contro il muro distrutto
contro la città e contro il sole e contro il vento
contro il resto che io amo e che è rimasto
come un guerriero intrappolato nei ricordi
Ti amo contro i tuoi occhi che si spengono
e soffrono dentro questa superficie vana
e sospettano vendette
e morti per desolazione o per fastidio
Ti amo al di là di angoli e di porte
di treni partiti senza portarci via
di amici che si sono sprofondati ascendendo
finestre periodiche e stelle
Ti amo contro la tua allegria e il tuo ritorno
contro il dolore che scheggia i tuoi esseri più amati
contro ciò che può essere e ciò che fosti
cerimonia notturna per località fantastiche
Ti amo contro la notte e contro l'estate
contro la luce e la tua somiglianza silenziosa
contro il mare in settembre e le labbra che ti esprimono
contro il fumo invincibile dei morti
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CUORE, LO DIMENTICHEREMO!
di Emily Dickinson
Cuore lo dimenticheremo
Tu e io, stanotte!
Tu dimentica il calore che ti ha dato
io scorderò la luce!
Quando avrai finito, te ne prego,
dimmelo, così che io cominci!
Presto, presto! Potrei pensare a lui
mentre tu perdi tempo!
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IL TREMITO DELLA MANO A NOVEMBRE
di Henrik Nordbrandt
L'anno ha 16 mesi, novembre,
dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile,
maggio, giugno, luglio, agosto, settembre,
ottobre, novembre, novembre, novembre, novembre.
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LXXII UN DI' SI VENNE A ME MALINCONIA
di DANTE ALIGHIERI
Un dì si venne a me Malinconia
e disse: "Io voglio un poco stare teco";
e parve a me ch'ella menasse seco
Dolore e Ira per sua compagnia.
E io le dissi: "Partiti, va via";
ed ella mi rispose come un greco:
e ragionando a grande agio meco,
guardai e vidi Amore, che venia
vestito di novo d'un drappo nero,
e nel suo capo portava un cappello;
e certo lacrimava pur di vero.
Ed eo li dissi: "Che hai, cattivello?".
Ed el rispose: "Eo ho guai e pensero,
ché nostra donna mor, dolce fratello".
(Rime)
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L'ASSENTE
di Manuel Altolaguirre
Anche se non ci sei più,
Continui ad essere,
nel ricordo di quelli che t'han visto,
In quelli che so io...
Ai quali chiedo un'entrata
Attraverso i loro occhi
Per potermi acquistare
La tua presenza.
Anche se non sei più qui,
Continui ad essere
Con il corpo
Diviso in mille corpi...
In questo il tuo sguardo,
In quello la tua voce
In quell'altro il tuo profilo.
Per me eri tutto
E tutto era parte di te:
La terra, l'aria, gli uccelli e i fiori...
Come se il mondo fosse un tuo vestito,
Perché continui ad essere...
L'intero paesaggio che contemplo
Con l'aria, la terra, i fiori e gli uccelli,
Ma senza carne umana:
La sola parte di te che resta assente!
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ELEANOR
di Hermann Hesse
Le sere d' autunno mi ricordano te
I boschi giacciono bui, il giorno si scolora
ai bordi dei colli in rosse aureole.
In un casolare vicino piange un bimbo.
Il vento se ne va a passi tardi
attraverso i tronchi a raccogliere le ultime foglie.
Poi sale, abituata ormai da lungo ai torbidi sguardi,
l' estranea solitaria falce di luna
con la sua mezza luce da terre sconosciute.
Se ne va fredda, indifferente, per il suo sentiero.
La sua luce avvolge il bosco, il canneto, lo stagno
e il sentiero con pallido alone melanconico.
Anche d' inverno in notti senza luce
quando alle finestre vorticano danze di fiocchi
e il vento tempestoso, ho spesso l' impressione di guardarti.
Il piano intona con forza ingannevole
e la tua profonda e cupa voce di contralto
mi parla al cuore. Tu la più crudele delle belle donne.
La mia mano afferra alle volte la lampada
e la sua luce tenue posa sulla larga parete.
Dalla antica cornice la tua immagine oscura guarda
mi conosce bene e mi sorride, stranamente.
Ma io ti bacio mani e capelli
e sussurro il tuo nome.
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IL TUO MORIRE
di Mark Strand
Niente riusciva a fermarti.
Non il giorno più bello. Non la quiete. Non l' ondeggiare dell'oceano.
Continuavi a morire.
Non gli alberi
sotto cui camminavi, non quegli alberi che ti davano ombra.
Non il dottore, il giovane dottore dai capelli bianchi che già una volta ti aveva salvato.
Continuavi a morire.
Niente riusciva a fermarti. Non tuo figlio, Non tua figlia
che ti imboccava e ti aveva reso di nuovo bambino.
Non tuo figlio che credeva saresti vissuto per sempre.
Non il vento che ti strattonava il bavero.
Non l'immobilità che si offriva al tuo movimento.
Non le scarpe che ti appesantivano.
Non gli occhi che si rifiutavano di guardare avanti.
Niente riusciva a fermarti.
Te ne stavi in camera e guardavi la città
e continuavi a morire.
Andavi al lavoro e lasciavi che il freddo ti penetrasse i vestiti.
Lasciavi trasudare sangue nei calzini.
Il volto ti si faceva bianco.
La voce ti si spezzava in due.
Ti appoggiavi al bastone.
Ma niente riusciva a fermarti.
Non gli amici che ti consigliavano.
Non tuo figlio. Non tua figlia che ti guardava rimpicciolire.
Non la stanchezza che viveva nei tuoi sospiri.
Non i polmoni che si riempivano d'acqua.
Non le maniche che sopportavano il dolore delle braccia.
Niente riusciva a fermarti.
Continuavi a morire.
Quando giocavi con i bambini continuavi a morire.
Quando ti accomodavi a pranzo,
quando ti svegliavi la notte, bagnato di lacrime, il corpo scosso dai singhiozzi,
continuavi a morire.
Niente riusciva a fermarti.
Non il passato.
Non il futuro con il suo bel tempo.
Non la vista dalla finestra, la vista del cimitero.
Non la città. Non la città orrenda dagli edifici di legno.
Non la sconfitta. Non il successo.
Non facevi altro che continuare a morire.
Avvicinavi l'orologio all'orecchio.
Ti sentivi venir meno.
Stavi a letto.
Ti mettevi a braccia conserte e sognavi il mondo senza te,
lo spazio sotto gli alberi,
lo spazio in camera tua.
gli spazi che si sarebbero fatti vuoti di te,
e continuavi a morire.
Niente riusciva a fermarti.
Non il tuo respiro. Non la tua vita.
Non la vita che cercavi.
Non la vita che hai avuto.
Niente riusciva a fermarti.
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TERRA E MARE
Juan Ramon Jimenez
L'orizzonte è il tuo corpo.
L'orizzonte è la mia anima.
Raggiungo il tuo limite: ancora sabbia.
Raggiungi il mio limite: ancora acqua.
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COMUNQUE SIA, QUESTO MONDO E' PER TE
Rodolfo Wilcoch
Comunque sia, questo mondo è per te.
Mi sono domandato molte volte
a che serviva, e non serviva a niente,
ma adesso grazie a te ritorna utile.
Fa il conto della merce abbandonata
da Dio e prendila, l'hanno fatta per te
millenni di uomini che non ti conoscevano
ma che cercavano di prefigurare
in templi e tombe di roccia e biblioteche
uno stupore come quello che effondi
quando sorridi e fai fermare il tempo
e tutti ammutoliscono rapiti
e ti alzi e dici, «io me ne vado a letto».
Dormi, al risveglio sarà lì il tuo retaggio:
una città che fu famosa assai,
un fiume sporco cantato dai poeti,
il cinema dove hanno ucciso Giulio Cesare;
e intorno valli, montagne, mari, oceani,
e capitali, e continenti e selve,
e piramidi, e versi, e adoratori
della tua forma esterna o quella interna
e in alto il cielo e il sole e le stelle e la luna
e sulla terra le bestie ubbidienti
a te che infine vieni a giustificare
la loro straordinaria varietà.
È tutto tuo e non finisce mai.
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LA PIU' BELLA STORIA D'AMORE
Luis Sepúlveda
L'ultimo suono del tuo addio,
mi disse che non sapevo nulla
e che era giunto
il tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, tra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l'ingenua volontà dell'occhio.
Che i solfeggi e i sol
implorano la fame dell'udito.
Che le strade e la polvere
sono la ragione dei passi.
Che la strada più breve
fra due punti
è il cerchio che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un brano di Vivaldi.
Che i geni amabili
abitano le bottiglie del buon vino.
Con tutto questo già appreso
tornai a disfare l'eco del tuo addio
e al suo posto palpitante a scrivere
La Più Bella Storia d'Amore
ma, come dice l'adagio
non si finisce mai
di imparare e di dubitare.
E così, ancora una volta
tanto facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella fugace,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché La Più Bella Storia d'Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.
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SOLIDARIETA'
Lucia Rivadeneyra
Mi sono affezionata all'attaccapanni
perché riceve con umiltà
la tua giacca, la tua camicia, i tuoi pantaloni.
È il mio complice più fedele
perché bada con zelo ai tuoi abiti quando mi ami.
Non ti dice che li accarezzo mentre dormi
né che alle loro asole abbottono i miei sogni.
L'attaccapanni soffre con me
se stacchi i tuoi indumenti per andartene
a camminare senza grinze per le strade.
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CERTI ALBERI
John Ashbery
Questi sono stupefacenti: accosto
ciascuno al vicino, come se il discorso
fosse una messa in scena silente.
Dandoci stamane casualmente
appuntamento così tanto via
dal mondo quanto in armonia
con esso, io e te
siamo d'improvviso ciò che
gli alberi cercano di dirci
che siamo: che il loro mero esserci
ha significato; che potremo toccare
presto, e amare e spiegare.
E lieti di non avere inventato
noi tale grazia, ne siamo circondati:
un silenzio già colmo di rumori,
una tela su cui affiori
un coro di sorrisi, d'inverno, un mattino.
Posti in una luce sconcertante, e in cammino,
i nostri giorni indossano una tale reticenza
che questi accenti paiono la loro
stessa resistenza.
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IL DOLORE
Attila Jozsef
Il dolore è un posticino grigio, silenzioso,
col viso asciutto, gli occhi d'un azzurro chiaro,
dalle sue spalle fragili pende
la borsa, il vestito è scuro e consumato.
Nel suo petto batte un orologio
da pochi soldi; timidamente sguscia
di strada in strada, si stringe ai muri
delle case, sparisce in un portone.
Poi bussa. E ha una lettera per te.
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ANCORA ABBIAMO PERSO QUESTO TRAMONTO
Pablo Neruda
Ancora abbiamo perso questo tramonto.
Nessuno stasera ci vide con le mani unite
mentre il vento azzurro cadeva sopra il mondo.
Ho visto dalla mia finestra
la festa del ponente sui monti lontani.
A volte, come una moneta
si incendiava un pezzo di sole tra le mani.
Io ti ricordavo con l'anima stretta
da quella tristezza che tu mi conosci.
Allora dove eri?
Tra quali genti?
Che parole dicendo?
Perchè mi arriva tutto l'amore d'un colpo
quando mi sento triste e ti sento così lontana?
Cadde il libro che sempre si prende nel tramonto
e come un cane ferito ai miei piedi rotolò la mia cappa.
Sempre, sempre ti allontani nelle sere
dove corre il tramonto cancellando statue.
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QUANDO MI PASSO' ACCANTO...
Tagore
Quando mi passò accanto
velocemente, l'orlo della sua veste
mi sfiorò.
Dall'isola sconosciuta
d'un cuore venne improvviso
un respiro caldo di primavera.
Fu un tocco fugace che svanì
in un momento, come il petalo
di un fiore reciso
trasportato nell'aria.
Ma si fermò sul mio cuore
come un sospiro
del suo corpo,
come un sussurro dell'anima.
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LA MORTE DEGLI AMANTI
Charles Baudelaire
Avremo letti pieni di profumi leggeri,
divani profondi come tombe,
e sulle mensole fiori strani,
dischiusi per noi sotto cieli più belli.
A gara bruciando gli estremi ardori,
saranno i nostri cuori due grandi fiaccole,
specchianti le loro doppie luci
nei nostri spiriti, specchi gemelli.
Una sera fatta di rosa e di mistico azzurro,
ci scambieremo un unico bagliore,
come un lungo singhiozzo, grave d'addii;
e un Angelo più tardi, schiudendo le porte,
lieto e fedele verrà a ravvivare
gli specchi offuscati e le fiamme morte.
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TORNA
Costantino Kavafis
Ritorna ancora e prendimi,
amata sensazione, ritorna e prendimi,
quando si ridesta viva la memoria
del corpo, e l'antico desiderio di nuovo si versa nel sangue,
quando le labbra e la pelle ricordano, e la carne,
e le mani come se ancora toccassero.
Ritorna ancora e prendimi, la notte,
quando le labbra ricordano, e la carne...
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SE IO CAPISSI
Antonia Pozzi
Se io capissi
quel che vuole dire
- non vederti più -
credo che la mia vita
qui - finirebbe.
Ma per me la terra
è soltanto la zolla che calpesto
e l'altra
che calpesti tu:
il resto
è aria
in cui - zattere sciolte - navighiamo
a incontrarci.
Nel cielo limpido infatti
sorgono a volte piccole nubi,
fili di lana
o piume - distanti -
e chi guarda di lì a pochi istanti
vede una nuvola sola
che si allontana.
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Inviato da: cassetta2
il 17/08/2020 alle 15:39
Inviato da: diletta.castelli
il 23/10/2016 alle 15:41
Inviato da: minimamente
il 04/12/2010 alle 22:40
Inviato da: lendam
il 29/11/2010 alle 10:51
Inviato da: minimamente
il 05/10/2010 alle 22:27