KAMASUTRA
न सेशे यस्य रम्बते.अन्तरा सक्थ्या कपृत् सेदीशेयस्य रोमशं निषेदुषो विजृम्भते विश्वस्मादिन्द्रौत्तरः न सेशे यस्य रोमशं निषेदुषो विजृम्भते सेदीशेयस्य रम्बते.अन्तरा सक्थ्या कपृद् विश्वस्मादिन्द्रौत्तरःna seśe yasya rambate antarā sakthyā kapṛt sedīśeyasya romaśaṃ niṣeduṣo vijṛmbhate viśvasmādindrauttaraḥ na seśe yasya romaśaṃ niṣeduṣo vijṛmbhate sedīśeyasya rambate antarā sakthyā kapṛd viśvasmādindrauttaraḥRig Veda X, 86 16-17.Cercare su internet o in cartaceo la traduzione di questi versi del libro degli Inni sacri della tradizione Hindu è impresa ardua, se non sbaglio se ne trova solo una versione un pochino edulcorata in "VATSYAYANA- KAMASUTRA - a new translation by Wendy Doniger and Sudhir Kakar" edito dalla Oxford University Press. Per comprendere i motivi di questa lacuna è sufficiente interpretare il brano con l'aiuto dei dizionari on line.In italiano suonerebbe più o meno così:"Il cazzo dell'impotente ciondola tra le coscie.Il cazzo del potente si gonfia [ e allora] la mia fica pelosa si apre e si mette a lavorare per lui[...]"Sono parole di Indrani, moglie del re degli dei, che quando litiga col marito sfoggia un linguaggio da scaricatore di porto.In un altro verso (anche quello introvabile su internet), esalta così le proprie abilità amatorie:"Nessuna donna ha un culo bello come il mio! Nessuna donna alza le coscie più in alto di me! Nessuna scopa meglio di me!"Quando i primi curatori occidentali del Rig Veda,
Friedrich Max Müller e il reverendo
Ralph Thomas Hotchkin Griffith, si trovarono di fronte al turpiloquio della regina degli dei, decisero semplicemente di tagliare i versi troppo espliciti (vedi ad esempio
www.intranet dove dal verso X, 86, 15 si passa direttamente al verso X, 86, 18) e di interpretare il resto in maniera da non creare contrasti con il comune senso del pudore dell'epoca e, soprattutto, con gli insegnamenti cristiani.Controllando alcune citazioni del Rig Veda presenti in libri del XX secolo e confrontandoli con il lavoro di Griffith ho fatto una scoperta:il Rig veda che conosciamo noi, a parte poche eccezioni, non è quello scritto dai Rishi indiani ma è quello di Griffith e di Max Muller.Spesso, per pigrizia, furbizia, o per il fascino intellettuale esercitato da precedenti ricercatori, gli studiosi moderni prendono una traduzione in inglese dei testi in sanscrito, riadattano il linguaggio e la presentano come nuova versione.Facile rendersene conto: prendete ad esempio gli Yoga sutra tradotti da Manganelli (LA SCIENZA DELLO YOGA- COMMENTO AGLI YOGA SUTRA DI PATANJALI) e da Raphael (LA VIA REGALE DELLA REALIZZAZIONE - YOGADARSANA), contate il numero dei sutra di ciascuno dei quattro "pada" e confrontatelo con una versione curata da uno yogi indiano (Ijengar, per esempio): MANCANO DEI VERSETTI!Non ho controllato i singoli sutra, ma ho il dubbio che siano gli stessi che non appaiono in una versione di Mircea Eliade. Se si pensa che i maestri e gli studiosi indiani dei secoli scorsi non sapevano l'inglese ( a parte Tagore, Coomaraswami e Aurobindo che però, per sua stessa ammissione, non conosceva il sanscrito) ed erano in uno stato di sudditanza culturale, la situazione diviene paradossale: c'è la fondata possibilità che per decenni ci abbiano spacciato come antichi testi filosofici hindu, l'opera di brillanti autori europei del XX secolo.E se il vittoriano senso del pudore di Griffith, i possibili errori di Eliade, la confusione di Evola avessero stravolto completamente il senso di un brano?E se lo stravolgimento, l'errore, la mistificazione, per ironia della sorte, fossero divenuti insegnamento tradizionale?Secondo me se Patanjali si presentasse oggi a commentare i suoi sutra in una università italiana correbbe il rischio di essere trattato come un cialtrone........ma forse esagero.....
L'esempio più eclatante di questa, forse involontaria mistificazione dei testi vedici e tantrici è il KAMASUTRA.Il testo di Arte Erotica più pubblicato, citato, studiato nella storia dell'umanità è in buona parte farina del sacco di un avventuriero inglese, sir Richard Francis Burton.
Burton era una spia al servizio di sua maestà e, a quanto pare, NON CONOSCEVA IL SANSCRITO.Il testo da lui pubblicato ha a che vedere relativamente poco con il testo pubblicato dal filosofo vedantino Vātsyāyana nel V sec. d.C.Il kāmasūtra originale è, probabilmente, un testo teatrale, in cui una storia boccaccesca (un uomo che seduce una vergine, la sposa, la tradisce con donne sposate, poi con prostitute e infine, in tarda età cerca delle droghe per riacquistare il vigore perduto) viene usata come spunto per parlare dei due aspetti (pratico/scientifico e religioso) del Kundalini Yoga. Nell'interpretazione di Burton vengono eliminati o messi in secondo piano tutti i riferimenti allo yoga, alla sri Vidya e alla numerologia sacra rendendo il libro decisamente incomprensibile.Uno dei numeri sacri sviscerati nei sutra è il 64: 64 sono le posizioni sessuali e 64 sono le arti del desiderio, o kāmakalā, che, sembra di capire, ogni "donna di buona famiglia "dovrebbe conoscere. Chi si trova in mano una edizione del kāmasūtra di solito salta senza indugio le descrizioni di vita quotidiana e le parti discorsive, per fiondarsi sui capitoli che contengono le pratiche sessuali e le immancabili immaginette sconce.
E' un peccato, perchè basterebbe leggere l'elenco delle 64 arti per rendersi conto che c'è qualcosa che non va: arte della danza, arte del canto, arte della recitazione, arte della musica, arte della spada, arte del bastone lungo, arte del bastone corto, tiro con l'arco, stregoneria, arte di cambiare l'immagine delle persone, carpenteria, progettazione di edifici, addestramento dei pappagalli, arte di suonare i bicchieri con l'acqua dentro, arte di conoscere il sanscrito e tutti i dialetti, arte di improvvisare versi in rima ecc. ecc.Non ho idea di quale fosse la condizione della donna indiana nel 500 dopo Cristo ma mi sembra un pochino improbabile che avesse abbastanza tempo per imparare e praticare tutte queste discipline, alcune delle quali, come l'arte di insegnare a parlare ai pappagalli. francamente stravaganti.Io credo che le 64 arti descritte nel testo non siano ciò appaiono, ma che celino dei riferimenti a particolari forme o poteri della Dea.Questa sotto ad esempio potrebbe avere a che fare con l'arte di addestrare pappagalli: è vikotanayana, la dea in forma di pappagallo collegata alla nadi di destra o piṅgala
quest'altra è invece kolaramma, la dea con l'arco:
Se le kāmakalā o Arti di kama rappresentassero forme e poteri della dea il discorso si farenbbe un pochino più interessante.La parola kāmakalā che indica il triangolo centrale dello sri yantra, può essere tradotto sia con "LUOGO DEL DESIDERIO" che, come si è detto, con "ARTI DI KAMA", le 64 abilità femminili collegate almeno numericamente con le 64 posizioni del kāmasūtra.
quelle posizioni di cui molti di noi, almeno una volta, avranno letto, parlato, sbirciato con imbarazzo, invidia, eccitazione, curiosità.Alcuni, me compreso, si saranno anche chiesti perchè diavolo si siano inventati delle maniere tanto stravaganti per fare la cosa più naturale del mondo:o il kāmasūtra, mi dicevo un tempo, è frutto di un'abile strategia di marketing ideata da una lobby di fisioterapisti o il fine delle descrizioni e delle miniature erotiche è diverso da quello che immaginiamo. Adesso, dopo aver scoperto che quello che ci hanno venduto per anni come il compendio dell'arte dell'Amore indiana è frutto della maldestra interpretazione di Francis Richard Burton, mi sembra assai probabile che i veri significati, delle scene di bizzarri accoppiamenti contenute nel testo, siano altri
Formulo una ipotesi: le 64 arti o kalā, e le 64 posizioni del kāmasūtra indicano i 64 modi per " risolvere il rapporto tra CHI POSSIEDE E CHI é POSSEDUTO nell'Uno perfetto ed Eterno" (come recita il sutra 34 dell'Anandalahari)E sono tecniche, roba pratica, direi fisica, che ha a che vedere con l'Arte delle vibrazioni.Certo bisognerebbe ri-tradurre tutto il testo originale e analizzarlo dal punto di visto tantrico, ma anche con le tracce che abbiamo, utilizzando altri testi scritti da chi lo yoga lo praticava davvero, possiamo farci una vaga idea forse di cosa intendesse dirci Vātsyāyana :Avalon, ne "IL POTERE DEL SERPENTE", cita un libro oggi introvabile, il nāmakalāvidyā, in cui si parla di kalā non come arti, ma come le lettere dell'alfabeto sanscrito, divise i n nove gruppi: 1) gruppo della a (le vocali a ā i ī u ū ṛ ṝ ḷ ḹ e ai o au + anusvara/anunasika e visarga) 2) gruppo della ka (le consonanti gutturali ka kha ja jha ṅa) 3) gruppo della ca (le consonanti palatali ca cha ja jha ña)4) gruppo della ṭa (le consonanti linguali ṭa ṭha ḍa ḍha ṇa)5) gruppo della ta (le consonanti dentali ta tha da dha na)6) gruppo della pa (le consonanti labiali pa pha ba bha ma)7) gruppo della ya (semivocali ya ra la va)8) gruppo della śa (sibilanti śa ṣa sa ha)9) gruppo della kṣaQuesti nove gruppi a loro volta sono divisi in tre categorie.La sillaba kṣa è la categoria di "COLUI CHE GODE" (FUOCO).Il gruppo delle linguali (ṭa) è la categoria del "GODIMENTO" (SOLE)Gli altri gruppi (vocali, gutturali, palatali labiali) sono infine la categorie degli "OGGETTI DI GODIMENTO" (LUNA).Ecco: secondo me il lavoro sui bija mantra potrebbe essere la chiave per comprendere il KAMASUTRA: le lettere o NOTE FONDAMENTALI sono frequenza vibrazionionali.Le immagini erotiche sono i possibili accordi o risonanza di determinate frequenze.Roba da yogin.O da scienziati.