4) MADHUKAITHABA - IL MIELE DELLA DEA

Ci ho messo una settimana a capire (o credere di aver capito) cosa intende Babaji quando racconta del demone madhukaithab.
Dice (pag. 63 dell'edizione italiano del Gorakhvani):
" [...] Quando il demone Madukaitabb(4) attaccò Brahma, Brahma corse alla porta di Vishnu, pianse e pregò la "Dea del Sonno" [nidrā devi].
Allora lei [nidrā devi] svegliò Vishnù che lottò [...] contro Madhukaitabb.
[...]
Vieni Kamalo, quando hai cominciato a cantare come il Rishi Narada (7), come hai cantato bene!"
Si è già visto ( vedi "LA DEA DEL SONNO" ) che nidrā non significa sonno , ma indica il "SEGRETO DELLA VITA", il misterioso potere che fa sbocciare un fiore o fa crescere il bambino nel grembo materno e si è accennato al reale significato di Madhukaitabb, ovvero "MIELE DELLA DEA" [मधु madhu vuol dire "MIELE" e कैटभ kaiṭabha è uno dei nomi della dea durgā] me questo più che chiarire i versi, sembra renderli ancora più sibillini. Il mito cui si riferisce Babaji,abbastanza noto, sembra frutto di un'allucinaziuone da LSD:
Viṣṇu, è immerso in yoga nidrā, mentre la Dea della Luce [lakṣmī]gli massaggio il piede di sinistro. dal suo ombelico sboccia un fiore di loto dentro al quale appare Brahma che recitando i Veda crea il mondo.

A un certo punto dalle orecchie di Viṣṇu esce il "MIELE DELLA DEA" sotto forma di cerume, il cerume si trasforma in due demoni invincibili [madhu e kaiṭabha] che rubano i Veda a Brahma e li nascondono nelle profondità dell'Oceano di Latte. Brahma Piange, la Dea sveglia Viṣṇu che decide di recuperare i Veda, ma, visto che i demoni sono INVINCIBILI, si fa trasformare in un "DEMONE CON LA TESTA DI CAVALLO" [हयग्रीव hayagrīva, letteralmente "COLLO DI CAVALLO"] che con l'inganno, riesce a fare a pezzi i due demoni [12 pezzi anzi, 2 x 6....] e a recuperare i Veda.
[NB. Esistono varie versioni del mito, ho scelto questa perchè in linea con alcuni brani del Samaveda che, come si vedrà in seguito, è alla base di questo insegnamento di Babaji].
La storia è decisamente delirante, senza capo né coda, ma se si tratta di un mito così importante per l'induismo,e per Babaji, significa che c'è qualche significato nascosto. Oddio, nascosto è una parola grossa, perchè se si guarda, con mente libera e scevra da pregiudizi, l'iconografia tradizionale, scopriremo che, come spesso accade, non c'è niente di nascosto: TUTTO è SCRITTO A CHIARE LETTERE. Solo che noi non sappiamo più leggere.
Cominciamo dal "piccolo" Brahma che dall'interno di un loto recita i Veda:

Le nostre menti di adulti eruditi non riusciranno a cogliere il succo dell'immagine, ma cercheranno di interpretare l'immagine come una metafora di qualcosa, il loto, le quattro teste e le quattro braccia ad esempio saranno, per noi, simbolo di qualche insegnamento filosofico, di qualche potere, di qualche realizzazione.
Ma se proviamo a guardare con gli occhi di un bambino e ci chiediamo: "Chi è che sta seduto dentro a un fiore, ha sei arti [quattro braccia e due gambe] e quattro teste?" la risposta arriverà quasi subito: l'APE!

Sembra sciocco, ma l'ape ha QUATTRO BRACCIA E DUE GAMBE [le due zampe posteriori sono più lunghe e articolate], HA QUATTRO TESTE [i due grandi occhi laterali, e la parte anteriore e posteriore della testa] e si "siede spesso sui fiori per sorbire il NETTARE.
E il suo ronzio? Non ricorda forse il suono dei mantra?
Un bambino ci arriverebbe subito, o quasi. Per noi forse è meglio usare Google. Visto che Babaji parla spessimo di Narada e della sua abilità nel canto, facciamo una ricerca su NARADA + MADHU ["miele] e ci verrà fuori un mondo intero fatto di api, di canti e di Vidya.
La parola विद्या vidyā viene tradotta di solito, correttamente, con CONOSCENZA o FILOSOFIA, ma, come succede spesso con il sanscrito, cela altre significati.
Innanzitutto è il nome "mistico" della lettera " I" che rappresenta una delle tre potenze supreme [A, I ed U] icchā, desiderio. In secondo luogo la conoscenza a cui ci si riferisce è la CONOSCENZA MAGICA, il POTERE INCANTATORIO, l'INCANTESIMO. Nello yoga, vidyā rappresenta sia l'ottenimento della conoscenza [ovvero dei poteri che dà la conoscenza] che il sadhana, la pratica necessaria per ottenerla.
Ne esistono vari tipi:
la śrī vidyā, o conoscenza radiosa, riguarda ad esempio la pratica dello śrī Yantra e del Kadi mantra, o mantra delle 15 sillabe [KA E I LA HRIM...]

La gāyatrī vidyā ha invece a che vedere con la pratica del gāyatrī Yantra e del mantra delle 24 sillabe (OM BHUR BHUVAH SVAH TAT SAVITUR VARENYAM..)

La Madhu vidyā, o conoscenza del miele [che riguarda il mito di cui stiamo parlando] è la scienza delle vibrazioni che, nella Chandogya upaniṣad [una delle Upanishad più antiche] viene insegnata a Narada.
Il Miele rappresenta l'essenza stessa dei Veda e spesso vengono chiamati miele anche l'alcool e le droghe usati, nei riti vedici, per ottenere stati di coscienza alterati.
Le api, rappresentate da Brahma e dai mantra che è intento a salmodiare, sono i versetti del ṛgveda, le formule dei sacrifici [yajus] dello yajurveda, i canti del sāmaveda, gli aṅgiras (inni) dell' atharvaveda e i versetti di tutte le upaniṣad.
Per chiarire lqa natura della "CONOSCENZA DEL MIELE" si dovrebbero citare e spiegare quasi per intero la Chandogya Up. e la Brihadaranyaka Up. e sarebbe cosa assai lunga. Per adesso basti sapere, che se si leggono con attenzione le due upaniṣad, i simboli più assurdi del mito citato da Babaji [quello dell'Oceano di Latte e dei "demoni" Madhu - Kaithaba], dal cerume che esce dalle orecchie del Dio che dorme, alla testa di cavallo, si fanno improvvisamente più chiari. La conoscenza del miele riguarda il Suono, ma attenzione: non si deve intendere SUONO con qualcosa che ha a che vedere con l'ACUSTICA ma con la CHIMICA o meglio, con l'ALCHIMIA.

babaji
L'insegnamento della Chandogya up. è impressionante. Tanto per fare un esempio il Sole, simbolo della divinità e della conoscenza è "IMMOBILE" al centro del nostro sistema planetario. Per gli autori della Chandogya [Si parla di diverse migliaia di anni fa] l'idea secondo noi moderna, che sia la terra a girare intorno al sole e non viceversa, è una verità scontata [ ch. up. III, XI,1: "... (il sole) non sorgerà né tramonterà, ma se ne starà dal solo nel centro..."], ma ciò che più ci interessa è l'insegnamento alchemico. La Chandogya si basa sulla "Legge del Cinque": Cinque direzioni dei raggi del sole, cinque tipi di celle esagonali del favo, cinque tipi di scritture [i quattro veda più gli "insegnamenti segreti" ovvero ciò che poi verrà chiamato TANTRA"] che corrispondono ai CINQUE CAKRA su cui lavora l'alchimia interiore e ai cinque soffi vitali [i cinque VAYU] chiamati nel testo "i cinque guardiani delle porte" ecc. ecc. Ma alla base di tutto c'è il suono. le api sono i versi di tutti gli inni, i canti, i mantra e i riti sacrificali. Le loro danze, legate al sole e ai pianeti, sono le lettere dell'alfabeto sanscrito e il ronzio è la vera natura delle lettere, ovvero della manifestazione. Lavorando sui suoni come l'alchimista lavora con gli elementi chimici, si può modificare la sostanza dell'universo e "SCONFIGGERE LA DEA DEL SONNO" ovvero avere la visione della realtà attraverso i cinque veli di māyā.
Chandogya Upanishad ,III prapāṭhaka (libro), I khaṇḍa (volume, capitolo), 1:
"Il sole è il miele degli dei, il cielo è il ramo da cui pende il favo, il favo è la sfera terrestre, le larve nelle celle sono le particelle di luce, le api sono i versi del ṛgveda, e il fiore è il ṛgveda [...]"
Chandogya Upanishad ,III prapāṭhaka , II khaṇḍa 1:
" Così i raggi meridionali del sole sono le celle piene di miele meridionali [a sinistra del favo],le api sono le formule degli yajus [sacrifici] e il fiore è lo yajur veda [...]"
Chandogya Upanishad ,III prapāṭhaka , III khaṇḍa 1:
" Così i raggi dell'ovest sono le celle di miele occidentali [ dietro al favo]. Le api sono i sāman (canti) e il fiore è il sāma veda [...]"
Chandogya Upanishad ,III prapāṭhaka , IV khaṇḍa 1:
" così i raggi del nord sono le celle di miele settentrionali [ a destra del favo]. le api sono gli inni degli atharvan e degli angiras [...]"
Chandogya Upanishad ,III prapāṭhaka , V khaṇḍa 1:
" Così i raggi superiori sono le celle del miele superiori. le api sono gli insegnamenti nascosti e il fiore è Brahma [...]"
A questo punto le parole di Babaji cambiano completamente senso. il canto di Narada, uno dei protagonisti della chandogya up. non è un canto normale, ma è il CANTO DELLE API, la vera essenza delle scritture, in grado di modificare il mondo la Natura, l'essere umano.
-continua....
Inviato da: minarossi82
il 11/11/2016 alle 18:33
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