SINDROME DEL QTLungo

SAVONA - 26 Febbraio 2009 - Lorenzo Astengo - undici anni morto dopo un malore a scuola -


I genitori del piccolo Lorenzo Astengo, il bimbo di undici anni morto dopo un malore a scuola, hanno deciso di dare l’assenso all’autopsia sul figlio per conoscere le esatte cause della morte.«Era appena suonata la campanella, un suo compagno è venuto sulla porta della mia classe a gridare che uno studente si era sentito male. Allora sono corsa in corridoio e ho trovato Lorenzo per terra esanime, circondato dai compagni. È un’immagine che non scorderò, terribile. Ho cercato di risvegliarlo e farlo respirare facendogli una respirazione manuale, soffiando nella sua bocca. Nel mentre la preside, che era li, gli faceva un massaggio sul petto. Poi sono arrivati i militi e il personale medico che hanno proseguito e tentato di tutto per farlo riprendere, purtroppo invano». Silvia Berardinelli, giovane insegnante di matematica, ieri alle 13 ha visto l’inferno e non sarà facile scacciare l’immagine dalla mente. Con la preside delle Rossello, suor Bernardina, è la prima adulta che ha prestato soccorso al povero Lorenzo Astengo quando si è accasciato all’improvviso nel corridoio. Poi è rimasta ore in ospedale pregando nel miracolo a fianco a familiari e amici di famiglia degli Astengo. Sembrava proprio una familiare tanto il dolore e lo sconforto. E ogni volta che i medici uscivano con il drammatico quadro stazionario, senza miglioramenti, scoppiava in lacrime disperata. «Stavo sistemando in fila i miei ragazzi di terza perchè era suonata la campanella delle 13 - racconta sotto choc l’insegnante - all’improvviso è venuto sulla porta questo studente avvisandomi dell’emergenza. Sono corsa fuori e ho trovato l’alunno a terra circondato da compagni tra l’incredulo e il terrorizzato. Non ho capito cos’era successo ma dal colore del suo volto ho subito temuto qualcosa di grave. I tentativi di farlo respirare si sono rivelati inutili. Terribile». «È una tragedia che non si spiega, assurda - riprende suor Bernardina, preside dell’istituto e insegnante di Lorenzo - era un bambino talmente spiritoso e solare che quando è caduto a terra un compagno gli ha detto “dai alzati Lorenzo smettila” come stesse scherzando. Io stessa ero li vicina e non ho pensato a un malore ma prima di tutto a uno scherzo. Giocava e parlava con gli altri fino a poco prima, come poteva essersi sentito male? C’è voluto poco per capire che non scherzava affatto. Negli attimi successivi abbiamo tentato di farlo respirare con gesti spontanei, istintivi. Lui però non rispondeva, non dava segnali. I soccorsi sono arrivati in un lampo e hanno tentato di tutto per farlo riprendere. Il medico del 118 aveva un’apparecchiatura con un monitor e io speravo bastasse, pregavo di vederlo muovere. Abbiamo pregato tutti, eravamo tutti sconvolti. Quando mi hanno detto che non ce l’ha fatta ho sentito un colpo al cuore. Ora sono qui a chiedermi cosa possa essere successo, come possa accadere a un bambino così allegro». «Pochi istanti prima avevamo fatto la lezione di grammatica, sui pronomi, gliel’avevo tenuta io stessa - prosegue la Madre superiore - Lorenzo non veniva da uno sforzo, da un trauma, da una lezione movimentata, eravamo stati in classe tranquilli a fare lezione e parlare. E lui era come sempre, allegro, spensierato, spiritoso. Un ragazzino sempre piacevole, un piacere di bambino. Vederlo a terra è stato terribile. Avreste dovuto vedere le facce dei compagni com’erano quando lo hanno portato via. Erano choccati a dir poco. È una giornata che non dimenticheremo purtroppo, nessuno di noi». LO STRAZIO DI MAMMA CRISTINA: “COME FARO’ SENZA LA SUA VOCE?«È morto, è morto, preside è morto. Non so come riesca a stare in piedi».Gerolamo Astengo, Gerry per gli amici, è un omone grande e grosso che un tragico destino ha reso vulnerabile, terribilmente vulnerabile. Le sue parole gelano il sangue a chi gli è di fronte.Silvia Berardinelli, l’insegnante di matematica che per prima ha soccorso Lorenzo, scoppia a piangere. Gerolamo Astengo, si aggiusta il cappello, esce nel piazzale antistante il pronto soccorso e solo la prontezza di un amico gli evita di crollare a terra. Il dolore è terribile, tremendo. Inebetisce. «Adesso vado di là, gli parlo e lui si alza. Sicuro», ripete più volte prima di crollare sul corpicino del suo piccolo disteso sul lettino del pronto soccorso.Per tre ore, quel gigante, non trova pace. Entra ed esce dal pronto soccorso in attesa di notizie. Riesce a tranquillizzare la nonna paterna che in quel momento è a Torino. L’avvisa del malore, ma riesce a nascondere la verità. Per lunghi momenti la nasconde anche a sè stesso, cercando di aggrapparsi a qualcosa che non verrà. «Lassù qualcuno non ci ha aiutato» sussurra la nonna materna al marito prima di lasciarsi andare alla disperazione. «Non abbiamo più motivo di vivere» aggiunge, ma c’è Giacomo che li aspetta. Lui, il fratellino, non sa, forse ha intuito qualcosa, il pomeriggio passato con alcuni amichetti ha solo ritardato il dramma. Mamma Cristina, donna meravigliosa, solare, sempre sorridente, dovrà occuparsi di lui.Con il dolore nel cuore. «Come farò senza sentire più la voce del mio Renzo.Non ce la posso fare. Non mi risponderà più»