Sara mai possibile

MANUALE DEL PERFETTO MARITO


Italia Egiziano massacra la moglie «Non sapevo fosse reato»«Apprendo ora che qui in Italia è reato, ma nel mio Paese si usa picchiare le donne». Arrestato con l' accusa di aver massacrato di botte la moglie e il figlio, un marito egiziano ha pensato di poter difendersi con questa specie di alibi socio-culturale: ha ammesso i fatti, sostenendo però di non aver mai sospettato che picchiare la consorte fosse vietato dalla legge italiana. L' uomo, nato in Egitto 50 anni fa, è immigrato regolare, fa l' operaio e vive a Milano con la moglie trentenne e il figlio dodicenne. A denunciarlo, il 17 agosto, erano stati i vicini di casa, allarmati dalle urla della donna. Una settimana dopo, la polizia lo ha arrestato per maltrattamenti, lesioni e violenza privata, secondo l' accusa continuati per due anni. Al primo interrogatorio, l' egiziano ha confermato di aver picchiato il figlio perché gli disobbediva  e la moglie perché incapace di renderlo più disciplinato. Benché colpita con un manico di scopa e secondo l' accusa addirittura frustata con una corda e ferita con un ferro da stiro, la consorte egiziana non aveva mai denunciato il marito violento. TORINO - Lei, distesa sul letto del reparto di ortopedia del San Giovanni Bosco dove è ricoverata con novanta giorni di prognosi, dice che si è trattato di un incidente, che è caduta dalla finestra e chiede insistentemente di Mohamed, suo marito. Non sa ancora che lui è in una cella del carcere delle Vallette con l'accusa di tentato omicidio e soprattutto non sa che è inutile tentare di difenderlo. Mohamed Idaaf, 26 anni, marocchino, venditore ambulante di spugnette ha già confessato al capo della sezione omicidi della Mobile torinese Marco Basile di aver tentato di uccidere la moglie italiana, Antonella Trovato, 22 anni, sposata un anno e mezzo fa a Catania. "Sono geloso, non voglio che esca da sola, non tollero che cerchi un lavoro, è l'uomo che deve mantenere la moglie - ha ammesso in questura - Giovedì notte ho perso la testa: ho preso il coltello e ho colpito Antonella, lei è corsa alla finestra per invocare aiuto e io l'ho sollevata e l'ho gettata di sotto...". Un vicino svegliato dalle urla della donna ha raccontato alla polizia che Mohamed Idaaf, dopo averla buttata dal balcone dell'alloggio al primo piano, è corso in cortile e ha ancora sferrato due violenti calci contro la moglie.                            _________________0___________________Nei giorni scorsi una donna islamica di origine marocchina, ma nata in Germania e residente a Francoforte, ha visto respinta la propria richiesta di una procedura d’urgenza di divorzio dal marito violento, anch’egli islamico e marocchino, che difatti lo scorso anno era stato diffidato dall’avvicinarsi a lei proprio a causa del suo comportamento aggressivo.La motivazione del giudice è stata che, essendo di fede islamica, la donna al momento del matrimonio non poteva ignorare che la sua religione ammette l’uso di punizioni fisiche da parte dei capifamiglia: “diritto di disciplina” è definito nella sentenza. Si sta in sostanza realizzando un processo di tribalizzazione della società europea che in altri contesti verrebbe definito apartheid, sviluppo separato su base etnica e religiosa. In sostanza questo porta a tollerare le violenze e le limitazioni alla libertà individuale qualora abbiano carattere di comportamento istituzionalizzato vale a dire quando, negli ambienti culturali in cui si verificano, non rientrino nella categoria degli atti illeciti, arbitrari, devianti, sanzionati dalla legge e universalmente riprovati, ai quali indulgono soltanto alcune incontrollate personalità violente e irresponsabili, ma siano invece comportamenti non soltanto ammessi e tollerati, ma approvati e in certi casi prescritti.Come le punizioni fisiche, che rappresentano un dovere per un buon capofamiglia non solo nella tradizione islamica, sono istituzioni nella tradizione di centinaia di etnie africane e asiatiche i matrimoni imposti, il velo, la segregazione domestica, più nota come harem, i matrimoni infantili, il prezzo della sposa, il levirato, che costringe le vedove a sposare i fratelli dei mariti defunti, il ripudio.La decisione del magistrato tedesco, che tra l’altro è una donna, sta suscitando polemiche e discussioni, ma non meraviglia gli attenti osservatori della realtà europea perché è soltanto uno dei tanti casi di relativizzazione dei diritti umani universali che si verificano ormai da anni in Europa dove nelle aule dei tribunali sempre più di frequente i giudici si trovano a dover amministrare la giustizia in base a valori e leggi che le parti in causa non condividono e spesso neanche comprendono.Ma le femministe che fanno?