“L’apprendimento è un’azione fondamentale per l’individuo,per la sua
evoluzione e per la crescita dei contesti in cui è socialmente
inserito. Apprendere rappresenta un processo fortemente correlato con
l’esperienza soggettiva e con il proprio modo di relazionarsi con la
realtà. Il fascino dell’apprendere è quindi umanamente elevato e
storicamente antico,e si riflette anche sui meccanismi che la persona
attiva per imparare ad apprendere in modo efficace,stabile e congruente
con i propri valori e la propria identità.”
Fra i tanti concetti espressi durante la giornata sono due quelli che mi colpiscono di più:
• Con la formazione non si deve innescare un cambiamento nella persona;
• Con la formazione si devono dare nuove possibilità alle persone.
Ovunque si legge che il processo di formazione porta all’attuazione di un cambiamento nel formando.
Io stessa l’ho scritto in molti articoli.
Qui invece,si chiede di fare un passo avanti, di superare questa
visione e di guardare alla complessità del momento dell’interazione tra
il formatore e il discente.
Se partiamo dal presupposto che l’uomo è un “universo”, e in quanto
tale racchiude ed elabora dentro di sé umori,emozioni,sensazioni
diverse è molto difficile interagire con lui.
Non esistono divisioni all’interno “dell’universo” che ne delimitano la sfera lavorativa,affettiva,amicale e così via.
La persona è una e si manifesta sotto molteplici spoglie. Se le
emozioni e le sensazioni sono buone e positive andranno ad influenzare
la sua giornata in modo positivo;parimenti quelle negative le
influenzeranno in modo non positivo.
I problemi legati al contesto familiare non riusciamo a lasciarli fuori
della porta dell’ufficio; così, anche se apparentemente siamo sicuri di
indossare la maschera del perfetto lavoratore, depurata dalle
preoccupazioni personali, e quindi di agire correttamente secondo il
protocollo,non ci accorgiamo che i nostri sentimenti
negativi,influenzano i rapporti che abbiamo nel nostro ambito
lavorativo.
Dovendo progettare un percorso formativo si deve tener presente di
questi aspetti, soprattutto perché meno l’adesione dei partecipanti è
spontanea, e più scarsi saranno i risultati.
Se una persona sente il bisogno di effettuare un percorso formativo e
sceglie da solo di parteciparvi, data la forte spinta motivazionale, la
persona parteciperà attivamente durante il corso e i risultati
d’apprendimento saranno notevoli. Nel caso contrario se, il committente
è un’azienda o un ente, i partecipanti aderiscono forzosamente e i
risultati saranno sicuramente meno efficaci.
L’obiettivo che un formatore deve porsi è dunque quello di instaurare nel partecipante il bisogno o l’esigenza di cambiare.
In che modo ci si può riuscire? Instaurando nel partecipante dei dubbi.
Molto spesso le domande profonde che pongono dubbi alla platea,creano disagio.
Le persone però reagiscono in modi diversi: chi è ben disposto
all’esperienza di formazione pensa e ripensa scientemente ai quesiti;
al contrario, le persone scettiche
che vogliono non pensare a quelle domande, sono costrette ad
affrontarle, nell’arco della giornata, quando queste “esplodono”
improvvisamente.
In entrambi i casi la persona è costretta ad effettuare un’autoanalisi
e a rivalutare il proprio modo di essere per cercare possibili risposte
e soluzioni.
Questo ci fa riagganciare al secondo punto,ovvero la creazione di possibilità.
Per far scaturire la voglia di cambiamento nella persona gli si devono mostrare le sue numerose possibilità di sviluppo.
Se una persona rimane ancorata al suo modo di essere e alle esperienze
fino ad ora vissute,senza provare a superarle e senza confrontarsi con
i propri limiti, non solo non effettuerà alcun cambiamento, ma alla
fine intraprenderà la via della regressione.
Se invece una persona è convinta di avere davanti a se numerose
possibilità, è più potente perché diventa responsabile e protagonista
della propria vita, e in questo modo non avrà paura di affrontare le
difficoltà che l’intraprendere una nuova strada comporta.
Se in ambito lavorativo (ma anche nella vita!!!),si parte dal
presupposto che “dagli errori si impara,dai successi di più”, e si
sottolineano i comportamenti vincenti e il raggiungimento di
performance ottimali spingiamo le persone a dare il meglio;se invece ci
ostiniamo a correggere gli errori continuiamo a mortificarle ottenendo
risultati opposti a quelli che ci siamo prefissi.
Rivivere le sensazioni positive,provate durante un successo, ben
predispone le persone ad assumere un atteggiamento più costruttivo.