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Accogliere; l'adulto


L'adulto accogliente si pone come guida per l'apprendimento, come aiuto perché l’allievo possa sviluppare progetti sempre di più personali ed articolati ( Funzioni tutoriali). c) Accogliere è vivere nel reale Il reale è dato dalla ricchezza (spesso non percepita) degli avvenimenti e delle situazioni della vita quotidiana, dalle esperienze che i bambini vivono fuori dalla scuola, dai ricordi e dalle “autobiografie” ancora non raccontate. Porre attenzione al reale, accogliere i pensieri, i ragionamenti, le ansie, le costruzioni logiche e quelle metaforiche dei bambini fanno apparire gli allievi come bambini, non come scolari. Nella ricchezza del quotidiano l'insegnante può pescare a piene mani; può trovarci molto di quel che gli serve per il suo "programma". Può recuperare, offrendo dignità all'esperienza, i saperi impliciti che sono presenti nel quotidiano, può provocare situazioni problematiche perché certe scoperte si verifichino, può "divertirsi" a raggruppare per discipline (competenza precipua dell'adulto docente) gli spezzoni degli avvenimenti che osserva. La vita quotidiana non è mai ripetitiva. Essa è fatta di scansioni, di ritmi, di ripetizioni, ma come le onde del mare si infrangono sulla riva in maniera sempre diversa, così le azioni quotidiane rinnovano i loro riti in forma sempre simile ed in maniera sempre differente. Certo, la vita nella scuola non è sempre semplice: c'è da tenere di conto del gruppo, del numero elevato dei bambini, delle esigenze del personale non docente, degli ambienti a volte inadatti, dei genitori che si aspettano determinati apprendimenti... Ma i problemi si possono affrontare dando priorità al principio dell’accoglienza che chiama in causa i bambini nella loro interezza perché “nella persona non esistono separazioni ed il corpo non è il “vestito” di ogni individuo, ma piuttosto il suo modo globale di essere al mondo e di agire nella società” (Indicazioni Nazionali, 2003).d) Accogliere è apprendere stando bene Un atteggiamento ludico sembrerebbe poco adatto alla Scuola Primaria. In effetti se intendiamo il ludico come riposo, fuga, evasione, disinteresse… allora è bene non svilupparlo troppo. Ma se il ludico diviene – come è nella sua natura più profonda – apprendere con gioia, impegnarsi con gusto, relazionarsi con interesse, muoversi per conoscere se stessi ed il mondo con serietà “leggera”, sfidare le difficoltà e sfidarsi…allora il ludico può entrare nella scuola perché consente ai bambini (e agli adulti) di star bene, di avere cura di sé, di vivere con piacere. INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE - Aiello A. M. et alii, La scuola deve cambiare, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2002. - Bateson G., Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano 1984 (1972). - Bronfenbrenner U., Ecologia dello sviluppo umano, Il Mulino, Bologna, 1986 (1979). - Bruner J.S. La cultura dell’educazione, Feltrinelli, Milano 1997 (1996). - Dewey J., Scuola e società, La Nuova Italia, Firenze 1961 (1899). - Pascucci M., Educazione. Contesti e processi, Carocci, Roma 2003. - Pascucci M. – Staccioli G., Itinerari nell’educazione, Carocci, Roma 2001. - Pontecorvo C., La condivisione della conoscenza, La Nuova Italia, Firenze 1993. - Staccioli G., Diario dell’accoglienza, Valore Scuola, Roma 2002 (1995). - Staccioli G., Tra le righe. Vivere volentieri la scuola di base, Carocci, Roma 2002 (1997). OPPORTUNITA'