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La Betissala lettera di Alessandro alla madre(del rapporto con mio figlio)

Post n°401 pubblicato il 09 Maggio 2007 da sinemoiaquai
 

immagineCara madre... come già sai, anche se ti sei chiesta sempre il perché,
io continuo a scrivere, continuo a cercare parole che dicano,
che
facciano fede ai diversi e a volte strani momenti della mia vita,
che
molti dicono povera. immagine
Coi risultati non ci siamo,
ma questo non vuol
dire.
Il più delle volte
le parole che affibbio alle cose
non
reggono... non abbiano... appigli di nessun genere, e come niente... mi
restano in mano...
Ma a che serve poesia, dicevi un tempo: a che serve
il cielo puoi dire adesso,immagine a che questa immensa voglia di alzarsi,
volare?...Colpa anche della vaghezza, madre, della vaghezza
e della
stupidità della terra,
della sua porosità... Spero solo di non restare
coi miei quaderni,
col mio stupore,
con queste
svuotate parole,
con i
miei propositi
di volo:
non altro
che gioco,immagine
ripetizione,
bisticcio...
Tutto qui, madre...
nient'altro
se non il solito
vecchio cuore
tagliato
a spicchi...
e il correre stolto,
e il correre continuo,
con ali
bianche, quasi senza corpo,
verso il solito albero d'oro,
verso il
solito
vecchio profumato
eldorado .

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Commenti al Post:
sonouncantastorie
sonouncantastorie il 10/05/07 alle 08:44 via WEB
Bel testo
 
 
sinemoiaquai
sinemoiaquai il 10/05/07 alle 12:14 via WEB
L’adesione al materno,al femminile, per Verri rappresenta la voglia di oltrepassare le forme chiuse della letteratura dei “padri”, rappresenta il tentativo di violentare l’immacolata forma chiusa del dire passatista, introducendo il passo “sovversivo” della sua scrittura poetica, il taglio “rivoluzionario” della sua progettualità stilistica onnivora. La Betissa, storia composita dell’uomo dei curli e di una grassa signora è un testo poetico uscito nel marzo 1987 all’interno della rassegna trimestrale della Banca Popolare Sud Puglia. Rispetto alle precedenti opere ciò che emerge con ostinata evidenza è la volontà dell’autore di fare della sua scrittura un calderone dalle immense proporzioni simboliche. L’abbandono del gioco metonimico e sintagmatico rappresenta il tendere dell’autore verso uno slancio scritturale metaforico, paradigmatico, profondamente e inequivocabilmente poetico.
La Betissa è un testo costituito da diciotto capitoli. Esiste una microstoria che diviene esile filo conduttore del testo, quella del tentativo da parte di una delle voci narranti di costruire un trabiccolo in grado di proiettarsi verso il cielo.
Il trabiccolo di La Betissa altro non è che il tentativo di Verri dello scrittore di dominare lo strumento linguistico dentro il quale molto spesso si immerge, senza riuscire a dominarlo.
Figghiu miu
de ste parole
ca pe quiddhru, nu ni incontramu mai
 
koinotna
koinotna il 10/05/07 alle 19:49 via WEB
in questi giorni della grande fiera internazionale del libro di torino che sarebbe stato bello andarci non so te se ci stai riuscendo o almeno lo meriteresti per la tua passione, ho il pretesto e lego la confusione all'aria noscia che col vento disperde le parole ed anche lo scritto che alcuni lo ritengono un'alchimia, e resta nell'aria e ogni tanto si fa vedere o sentire ,, ,, saltando di pala in frasca uà a ntisu drra stria ricca ereditera ca facia ddra pubblicità a ddu a spicciata,, uen galera e moi sta chiete la gracia,, cordial salut dal kaprocantoantonioientu ciau milena
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 12/05/07 alle 01:45 via WEB
Un bel blog pieno di iniziative, per l' acqua pubblica ci metto la firma. Un caro saluto
 
eva107b
eva107b il 13/05/07 alle 21:26 via WEB
Ciao cara che bello"leggerti"..anche se ultimamente non scrivo tanti post..perchè ho poco tempo di conseguenza giro pochino nei miei blog preferiti,avevo piacere di passare e salutare persone intelligenti,interessanti,sensibili,come te.Un bacio Eva
 
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E qui, se mai verrai, l’estate
quietamente si sfanno gli obelischi
e cattedrali come sortilegi
consumano in esilii avventurosi.
Prossimi alle scogliere noi
parleremo del Sud, dell’Europa,
dell’uggia e del campo di tabacco
che avanza in bilico tra noi e il mondo.

il Salento in poesia. Ieri e oggi.

(in foto, il menhir di Carpignano)

 

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