Ieri sera, merito di un lungo articolo di Repubblica, parlavamo di "attenzione parziale continua". Quel
curioso fenomeno indotto dalla tecnologia per cui, fateci caso, non
riusciamo a passare più di un'ora senza qualche forma di tecnologica
interruzione: uno squillo del telefono cellulare, un'e-mail, un post
sul blog, un qualunque segnale elettronico. Risultato: l'impossibilità
di mantenere la concentrazione su qualcosa (lavoro in primis) per più,
pare, di 11 minuti.
Naturalmente i primi ad accorgersene sono stati
gli statunitensi, al punto da decretare la nascita di una vera "scienza
delle interruzioni", con tanto di scienziati e guru. Come Linda Stone,
anima delle strategie aziendali prima di Apple e ora di Microsoft, che
se ne va in giro per convegni a richiamare l'attenzione (parziale e
continua) sull'attenzione parziale continua (una sua relazione è
leggibile qui, in inglese).
Niente da eccepire. La sindrome del multitasking è la figlia legittima di mamma tecnologia e papà fast food. Ed è la madre del "pensiero corto" e di quei tipi moderni "tu mi parli, io non ti sento" che ci sembrano proliferare a ogni angolo.
Oggi riapriamo Repubblica e troviamo un'anticipazione della nuova fatica letteraria e filosofica di quel genio di Jean Baudrillard:
"Patafisica e arte del vedere". Cinque saggi che raccontano la morte di
ogni forma di immaginario, il cui sintomo più evidente è l'invadenza
dei reality show. Perché? Scrive Baudrillard:
"Ogni nostra
realtà è diventata sperimentale. Nell'assenza di destino, l'uomo
moderno è consegnato a una sperimentazione senza limiti su se stesso.
(...)
Perfino dentro la nostra esistenza quotidiana viviamo in una
situazione di realtà sperimentale. Ed è da qui che proviene la
fascinazione, tramite immersione e interattività spontanea. Si tratta
di voyeurismo porno? No. Di sesso ce n'è dappertutto altrove, non
è questo che cercano le persone. Ciò che desiderano profondamente è lo
spettacolo della banalità, ed è questa che oggi costituisce la vera
pronografia, la vera oscenità - la nullità, l'inconsistenza e la
piattezza. All'estremo opposto del Teatro della crudeltà. Ma possiamo
forse trovare qui una forma di crudeltà. Proprio quando la televisione
e i media sono sempre meno capaci di rendere conto degli
avvenimenti (insopportabili) del mondo, essi scoprono la vita
quotidiana, la banalità esistenziale, l'attualità più violenta, il
luogo stesso del crimine perfetto. E infatti lo è. E la gente è
affascinata, affascinata e atterrita dall'indifferenza
del Niente-da-dire, del Niente-da-fare, dell'indifferenza della loro
stessa esistenza. (...) Tutto questo è rinforzato dal fatto che è il
pubblico stesso a essere mobilitato come giudice, che è diventato lui
stesso il Grande Fratello. (...) Così gli spettatori sono implicati in
un gigantesco transfer negativo su loro stessi, e ancora una volta è da
qui che deriva l'attrazione vertiginosa di questo genere di spettacolo.
In fondo tutto ciò corrisponde al diritto e al desiderio
imprescrittibile di essere Niente e di essere visti come tali. Ci
sono due modi di sparire: o si esige di non essere visti (è l'attuale
problematica del diritto all'immagine) oppure si sprofonda
nell'esibizionismo delirante della propria nullità".
Così la patafisica,
che pure ha ispirato il Teatro dell'Assurdo e il surrealismo, si
declina in negativo. Ricapitoliamo: non sappiamo più concentrarci
veramente su alcunché, cerchiamo affannosamente la banalità per
sprofondarci dentro e cullarci nel rassicurante conformismo dello
scoprirci tutti Niente.
Commentando il libro-scandalo di Catherine Millet, Baudrilland scrive:
"Niente più
seduzione, niente più desiderio e nemmeno più piacere: tutto è lì,
nella ripetizione illimitata, dentro quell'accumulo in cui la quantità
diffida soprattutto della qualità. Seduzione invischiante. La sola
domanda che si vorrebbe porre è quella che sussurra l'uomo all'orecchio
della donna durante un'orgia: what are you doing after the orgy? Ma è
inutile, perché per lei non c'è alcun al di là dell'orgia".
Ci
sarà da pensarci su anche stasera. Spegnendo Tv, telefono e computer.
Spegnendo le vocine deboli e confuse di questa campagna elettorale.
Spegnendo l'esibizionismo delirante della nullità (ogni riferimento a
fatti o persone non è puramente casuale).