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Cara madre... come già sai, anche se ti sei chiesta sempre il perché,
io continuo a scrivere, continuo a cercare parole che dicano,
che
facciano fede ai diversi e a volte strani momenti della mia vita,
che
molti dicono povera.
Coi risultati non ci siamo,
ma questo non vuol
dire.
Il più delle volte
le parole che affibbio alle cose
non
reggono... non abbiano... appigli di nessun genere, e come niente... mi
restano in mano...
Ma a che serve poesia, dicevi un tempo: a che serve
il cielo puoi dire adesso, a che questa immensa voglia di alzarsi,
volare?...Colpa anche della vaghezza, madre, della vaghezza
e della
stupidità della terra,
della sua porosità... Spero solo di non restare
coi miei quaderni,
col mio stupore,
con queste
svuotate parole,
con i
miei propositi
di volo:
non altro
che gioco,
ripetizione,
bisticcio...
Tutto qui, madre...
nient'altro
se non il solito
vecchio cuore
tagliato
a spicchi...
e il correre stolto,
e il correre continuo,
con ali
bianche, quasi senza corpo,
verso il solito albero d'oro,
verso il
solito
vecchio profumato
eldorado .
FIORE
E qui, se mai verrai, l’estate
quietamente si sfanno gli obelischi
e cattedrali come sortilegi
consumano in esilii avventurosi.
Prossimi alle scogliere noi
parleremo del Sud, dell’Europa,
dell’uggia e del campo di tabacco
che avanza in bilico tra noi e il mondo.
il Salento in poesia. Ieri e oggi.
(in foto, il menhir di Carpignano)
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MA I SOGNI SONO VIRTUALI?
Perché
non ricordo
mai i miei sogni?