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ll Problem Solving: l’arte di risolvere i problemi

Post n°472 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da sinemoiaquai
 



Problem
Solving significa letteralmente “risolvere problemi”. Il termine, nato
in ambito matematico, si è diffuso negli ultimi anni in riferimento
alle abilità e ai processi implicati nell’affrontare problemi di
qualsiasi tipo, da quelli pratici a quelli interpersonali o psicologici.


Oggi il Problem Solving viene insegnato e applicato con successo in
vari ambiti, ad esempio, in azienda e nel counselling come metodo di
lavoro per migliorare la capacità di risolvere i problemi.


Anche se gli strumenti di Problem Solving si differenziano a seconda
delle diverse aree di applicazione, i principi di base rimangono gli
stessi.


Si potrebbe obiettare che risolvere problemi e inventare soluzioni
siano attività quotidiane di tutti. Alcuni danno perfino l’impressione
di riuscire a cavarsela in qualsiasi circostanza.


Capita però che certi problemi siano particolarmente complessi,
oppure che le conoscenze e le esperienze passate sedimentino in noi
presupposti sbagliati, pregiudizi che ci ostacolano nella ricerca della
soluzione. Altre volte ancora siamo così assorbiti dal nostro malessere
da non riuscire a focalizzare il vero problema.


In tutti questi casi diventa utile applicare un metodo che ci aiuti
a inquadrare correttamente i problemi e a trovare soluzioni creative e
realistiche, riducendo al minimo stress, contrasti, stallo o pericolo
di rinuncia.


Un problema è un invito al cambiamento per raggiungere i nostri obiettivi

Un problema esiste quando c’è un ostacolo al raggiungimento di un obiettivo.


Un esempio: stiamo percorrendo una strada di montagna con la nostra
auto. Ad un tratto incontriamo un albero caduto che ci sbarra la via.
Il nostro obiettivo è andare avanti ma l’albero non si può spostare.
Però, con un po’ di attenzione, è possibile aggirarlo uscendo dalla
strada asfaltata per un breve tratto per poi ritornare in carreggiata.


In questo caso il problema è stato risolto senza rimuovere
l’ostacolo sul nostro cammino: semplicemente abbiamo modificato il
percorso.


Il problema, dunque, non corrisponde all’ostacolo, ma a una
condizione in cui, a causa della presenza di ostacoli o impedimenti,
siamo costretti a individuare nuove azioni, chiamate soluzioni, per
raggiungere i nostri obiettivi
.


In presenza di un ostacolo non possiamo raggiungere i nostri
obiettivi procedendo secondo le conoscenze o le esperienze precedenti.
Dunque, per arrivare alla soluzione, è necessario un cambiamento nel nostro modo di vedere e sentire le cose o nei nostri comportamenti, che ci consenta di raggiungere gli obiettivi.


Il Problem Solving ci aiuta a individuare di quale cambiamento abbiamo bisogno e a metterlo in atto.


Rimuovere, aggirare o utilizzare l’ostacolo?

Non sempre il cambiamento richiesto dalla situazione corrisponde
alla rimozione dell’impedimento. Esistono infatti diversi modi per
affrontare un ostacolo:


- rimuoverlo

Per alcuni problemi la soluzione più semplice, se praticabile, è
rimuovere l’ostacolo in quanto rappresenta un peso inutile. Ad esempio,
ci togliamo il maglione se abbiamo troppo caldo, ci documentiamo se
dobbiamo tenere una lezione su un argomento che non conosciamo
approfonditamente.


- aggirarlo

In altri casi, è più proficuo non tenere conto dell’ostacolo,
praticando altre strade. Ad esempio, se il nostro lavoro non ci fa
guadagnare abbastanza, cerchiamo un altro lavoro o dei lavoretti
saltuari per arrotondare.


- utilizzarlo

Alcuni ostacoli non possono essere eliminati o aggirati ma, se
osservati da un’altra prospettiva, possono addirittura diventare una
risorsa: una piccola azienda che non è in grado di espandersi può
decidere di puntare sulla qualità del suo prodotto.


Le fasi del Problem Solving

Il processo di Problem Solving si suddivide in quattro fasi, che si
articolano in vari passaggi intrecciati fra loro. Vediamole in sintesi:


FASE 1: Identifichiamo il problema e il nostro obiettivo:


  • Definizione dell’obiettivo.
  • Analisi degli ostacoli.

FASE 2: Generiamo le possibili soluzioni:


  • Generazione delle idee (brain storming).
  • Trasformazione delle idee in soluzioni.

FASE 3: Scegliamo, valutiamo e pianifichiamo la soluzione:


  • Valutazione di efficacia, fattibilità e conseguenze.
  • Scelta della soluzione
  • Pianificazione (cosa, quando, come e con quali risorse)

FASE 4: Mettiamo in pratica:


  • Esecuzione del piano.
  • Valutazione dei risultati.

Le quattro fasi sono consequenziali: seguirle nella loro
progressione ci consente di impostare correttamente il problema e di
chiarire alcuni atteggiamenti o aspetti che ci confondono, impedendoci
di trovare delle soluzioni.


Non pensiamo però che il Problem Solving sia un processo interamente
razionale e lineare, come una specie di “catena di montaggio del
pensiero”. Al contrario lo scopo del Problem Solving è aiutarci a
integrare le nostre risorse, sia quelle logiche e critiche, sia quelle creative indispensabili per arrivare alla soluzione.


In particolare la creatività e l’intuizione sono il cuore della
seconda fase: dopo aver identificato i nostri obiettivi e i reali
ostacoli al loro raggiungimento, dobbiamo lasciare la mente libera di
creare idee, immagini, collegamenti, prendendo nota di tutto ciò che ci
passa per la testa senza criticarlo o analizzarlo (brain storming).
Solo dopo ci preoccuperemo di come le idee potranno essere
effettivamente realizzate e di tutti i possibili limiti e problemi del
progetto.


Problem Solving per problemi emotivi e interpersonali

Anche quando non si tratta di problemi pratici ma emotivi o
interpersonali, i principi fondamentali del Problem Solving rimangono,
con alcuni adattamenti, gli stessi.


I problemi interpersonali nascono dalle difficoltà
di relazione con gli altri. Ad esempio, si possono verificare quando
non esprimiamo con chiarezza i nostri obiettivi, quando questi non sono
condivisi da altre persone, oppure nei casi in cui non riconosciamo
agli altri il diritto di volere qualcosa.


I problemi emotivi sono quelli in cui sentiamo un forte senso di disagio
e abbiamo bisogno di eliminarlo o ridurlo almeno in parte: ad esempio,
quando ci sentiamo depressi, ansiosi oppure abbiamo paura di parlare in
pubblico o non accettiamo il nostro aspetto.


Una delle ragioni per cui facciamo fatica a risolvere i problemi
emotivi e interpersonali è la confusione tra problema e disagio: il problema non è il disagio.
Il malessere che sentiamo è piuttosto un segnale dell’esistenza del
problema, l’espressione di bisogni o difficoltà che, non trovando
soluzioni migliori, si manifestano appunto attraverso le emozioni
sgradevoli o dolorose. E’ per questo motivo che quando ci proponiamo di
non provare una certa emozione, ad esempio la paura o l’imbarazzo, il
più delle volte non riusciamo nel nostro intento. Dunque, è importante
riuscire a identificare quali esigenze profonde si celano dietro le
emozioni per arrivare a porci gli obiettivi giusti. Obiettivi positivi,
non semplici negazioni dell’ostacolo.


Individuare obiettivi e ostacoli

Data la complessità delle emozioni e
dei rapporti umani, spesso non è facile identificare l’obiettivo e gli
ostacoli al suo raggiungimento ma il Problem Solving può venirci in
aiuto con numerose tecniche.
Una di queste è la “domanda del miracolo” ideata da alcuni ricercatori inglesi per focalizzare gli obiettivi. Consiste nell’immaginare la seguente situazione:


Se domani mattina mi svegliassi e, per miracolo, il problema non
esistesse più, come me ne accorgerei? Come vedrei il mondo? Cosa farei
nel corso della giornata? Che progetti farei per il futuro? Come mi
descriverei in questa nuova situazione?


Cerchiamo di rispondere immedesimandoci
il più possibile in questa ipotetica liberazione dal problema. Saranno
le sensazioni provate a farci capire se quello che abbiamo immaginato
ci soddisfa veramente e dunque rappresenta l’obiettivo o se in realtà
stiamo cercando qualcosa di diverso.


Un’altra tecnica, questa volta per individuare gli ostacoli, consiste nell’identificare delle “situazioni tipo
in cui sperimentiamo il problema con i suoi ostacoli e nel cercare di
descriverle in termini di immagini, sensazioni corporee e dialoghi
interni.


Ad esempio, se riteniamo che il nostro
problema sia parlare in pubblico, possiamo pensare a cosa succede
quando ci capita di farlo durante una riunione di lavoro. La
descrizione potrebbe essere pressappoco così: “quando prendo la parola
e tutti iniziano a guardarmi, le gambe cominciano a tremare, sento un
gran caldo e la fronte si copre di sudore.


Mi imbarazza sapere che gli altri mi
osservano mentre sono tutto sudato, ma cerco di far finta di niente per
non evidenziarlo ancora di più. Quasi involontariamente, abbasso il
tono della voce e faccio fatica a trovare le parole per esprimere anche
i concetti più semplici…”.


Come si può vedere, più la descrizione
è particolareggiata e attenta ai segnali lanciati dal corpo, più
diventa semplice individuare i vari ostacoli che aggiungono stress al
problema: ad esempio, lo sguardo degli altri puntato su di noi o la
reazione psicofisica del sudare, con l’imbarazzo che ne consegue.


E la soluzione?

Anche per quanto riguarda la ricerca delle soluzioni, il Problem
Solving mette a disposizione varie tecniche la cui scelta può dipendere
dal tipo di problema e dalla personalità di chi si trova ad affrontarlo.


E’ importante precisare che le soluzioni a problemi emotivi e
interpersonali non sono solamente azioni da compiere, ma delle vere e
proprie rielaborazioni del nostro modo di vivere alcune esperienze. Per questo motivo, in
alcuni casi l’impiego del Problem Solving acquisisce efficacia
nell’ambito di un intervento di counselling che può fornire a chi vive
un profondo disagio il supporto adeguato per superare la confusione
emotiva e la dispersione delle energie.


Cambiamo le convinzioni o i comportamenti?

Come abbiamo detto, la chiave per
arrivare alla soluzione si trova in un cambiamento nel nostro modo di
vivere certe esperienze. Ma da dove cominciare per realizzare un tale
cambiamento? Non esiste una risposta assoluta: in alcuni casi il
cambiamento potrebbe partire dalle convinzioni che influenzano le
nostre emozioni e comportamenti.


Ad esempio, per chi si considera una
persona incapace la soluzione potrebbe trovarsi nel lavorare sulla
propria autostima. In altre situazioni, potremmo invece iniziare
modificando il comportamento, le risposte corporee per arrivare a un
cambiamento nelle convinzioni.


Ad esempio, il sentirsi ansiosi quando
ci troviamo in posti nuovi o in mezzo a persone che non conosciamo
potrebbe dipendere dalla convinzione inconsapevole che “siamo in
pericolo”. In tal caso può essere utile superare questa idea negativa
partendo dal corpo, addestrandoci a rilassarci proprio nelle situazioni
che temiamo.


Il cambiamento avvenuto nella nostra
reazione automatica (l’esserci rilassati) può produrre un cambiamento
nella cognizione, che diventerà, appunto, “sono al sicuro”.



In conclusione



Abbiamo visto che, nei problemi emotivi
e interpersonali, la risoluzione è soprattutto un percorso di ascolto e
di dialogo interno. Il sovraccarico emotivo rende queste situazioni
particolarmente difficili da affrontare, spesso genera confusione ma,
allo stesso tempo, è un forte segnale che ci spinge a cambiare
qualcosa.


Con il Problem Solving, nell’ambito di
un aiuto professionale, possiamo individuare le nostre vere esigenze,
mettere ordine a pensieri e comportamenti e arrivare più facilmente a
una soluzione che ci consenta di star bene con noi stessi e con gli
altri.

Vedi anche:

Il problem Solving strtegico egenerazione di nuove idee


 
Rispondi al commento:
alpha2007
alpha2007 il 03/01/08 alle 22:50 via WEB
Un bellissimo post! L'ho copiato per mia figlia e anche per me. Una domanda, però: come comportarsi quando l'ostacolo non può essere nè raggirato nè rimosso, portando a sicuro fallimento l'ambizione propria o impedendo il raggiungimento di un obiettivo? Saluti e Buon anno!
 
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E qui, se mai verrai, l’estate
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(in foto, il menhir di Carpignano)

 

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