ANTIROMANISTA

SIETE SEMPRE I SOLITI


Molto rumore per nulla
Er record, er -20 (e la cosa può peggiorare…), la chiesa (o la pagoda, visti i continui annunci sullo sbarco di nuovi soci stranieri), il villaggio, la Coppetta che diventa all’improvviso Champions League per tornare ad essere oggi solo un porta ombrelli, le forbici per scucire la coccarda riposte nel cassetto, il mago-Garcia… E si potrebbe andare avanti a lungo per raccontare questi sette mesi e mezzo di chiacchiere, di proclami, di caroselli e feste anticipate. Tanto rumore per nulla, perché per dirla alla Mourinho il risultato di tutte queste chiacchiere è sempre lo stesso: ZERO TITULI e bacheca miseramente vuota.“Ma pensa alla Lazio”… Anticipo l’obiezione degli amici o conoscenti romanisti, oppure di chi leggerà questo articolo dispensando la solita serie di insulti oppure di luoghi comuni come gli “11 anni de B”, de Mauri arrestato, dei “capitani de Regina Coeli” e via discorrendo, il tutto condito dall’altrettanto banale “laziesi”. Io ci penso alla lazio, purtroppo ci penso tutti i giorni perché il recente passato e il presente è quello che è… E ce l’ho sotto gli occhi tutti i giorni. E a differenza di tanti, non ho mai fatto finto di non vederlo, oppure di farmelo andare bene per qualche trofeo alzato o per la “coppa in faccia del 26 maggio”. Voi ci avreste campato una vita con il 26 maggio, come con la storia dello “scudetto scucito” del 2001, io invece dopo pochi giorni ho voltato pagina, proprio perché sono laziale, perché festeggio il giusto e rigorosamente sempre e solo dopo aver vinto qualcosa, dopo il triplice fischio finale dell’arbitro che manda tutto in archivio. Nel bene o nel male. Voi, invece, no.Voi, nonostante i tanti schiaffi ricevuti dalla storia, nonostante i Roma-Liverpool, i Roma-Lecce, i Roma-Inter (finale di Coppa Uefa, chiaramente persa…), i Roma-Sampdoria e non ultimo il 26 maggio, non imparerete mai la lezione. E visto che vivo in questa città e sono costretto a “sopportarvi” tutti i giorni, recitando quasi sempre il ruolo dell’incudine, il giorno in cui sono martello lo uso quel martello. Proprio perché ho aspettato per mesi in silenzio il momento giusto per impugnarlo. Non vinceremo niente quest’anno, forse non entreremo neanche in Europa e difficilmente avremo un futuro finché avremo certa gente alla guida dalla Lazio. Ma per mia e nostra fortuna, ci siete sempre voi a regalarmi e a regalarci un sorriso. Oggi, perché tra poche ore per me Napoli-Roma finirà in archivio, come è successo con il Liverpool, il Lecce, l’Inter, la Sampdoria e tutto il resto. Compreso il 26 maggio. Ma oggi no, perché per aver martellato troppo in questi mesi, oggi che siete incudine “dovete abbozzà”, perché a Roma funziona così. E se “non ce volete sta”, so problemi vostri. Potete “rosicà” quanto volete, potete attaccà pensando in questo modo di disarmarci, ma sarete accolti da un sorriso, il solito sorriso di tenerezza che vi rivolgiamo da anni ogni volta che si ripete la solita storia. Perché siete come le cambiali, primo o poi con voi andiamo sempre all’incasso. Basta saper aspettare con pazienza, basta saper sopportare in silenzio gli “strombazzamenti” della comunicazione che da sempre vi sostiene o vi difende, arrivando addirittura (come nel caso dell’articolo dell’altro giorno di Oliviero Beha) ad accollare a noi le “zozzate” o gli errori che fate voi. Errori che vengono archiviati con poche righe di scuse, quando va bene, ma se commessi contro di voi sarebbero forse costati la “testa” a chi li commette. Perché sparare su noi è lecito, è quasi norma, mentre a voi non vi si può neanche sfiorare, altrimenti succede il finimondo. E tutto questo, invece di avvilirmi o di farmi “incazzare”, mi rende sempre più orgoglioso della scelta di far parte di una “minoranza” fatta d’istinto da bambino quel 12 febbraio del 1967… E guarda caso, ieri era proprio il 12 febbraio. Quindi, grazie per il regalo… L’ennesimo e di sicuro non l’ultimo… Stefano Greco, fonte: millenovecento.