DIABLE DE FEMME

Zorda ha fame


Me ne stavo ieri sera sdraiato sul tappetod’orso davanti al camino scoppiettantementre il mio padrone si era quasi addormentato sulla poltrona preferita.A un certo punto sentiamo battere alla porta di casa. Viviamo in campagna daquando lui mi ha riportato a Roma dai boschidove ho passato qualche anno in libertà.Ai lupi, come forse sapete, troppa aria dimontagna può far male. Specie se nati,come me, in città. E viceversa. Infattiall’inizio dell’estate 2011 tornerò lassù.“Zorda vai tu?” più che un invito è statoun ordine. E mi sono mosso. Ho tirato il paletto, come al solito faccio per il postino…e sono rimasto di sasso. Davanti all’uscio,che aveva già sporcato lo zerbino di fangoe terra, era in piedi un’aquilotta. Dietro di lei,attaccato a lunga catena che finiva con un anello serrato sulla sua zampa destra, un pezzodi trespolo mezzo rotto. Chi sei? – gli ho detto –Che ci fai qui?. “Sono una povera disgraziata,Olympia, nn hai sentito parlare di me?Faccio da un po’ di tempo, grazie a un pazzoche s’e’ inventato sta cosa, la mascotte biancazzurraallo stadio. Mi fanno svolazzare qua e là, che ioho una paura folle delle altitudini, e dopo sono tutticontenti. Mi riattaccano al trespolo e mi portanoin una gabbia per due settimane. Poi mi vengonoa riprendere e… stessa solfa: un giretto in aria e via,di nuovo in gabbia”. Un po’ mi faceva una granpena e un po’ mi veniva da ringhiare. Non amo i pennuti. C’e’ poco da mangiare. Tranne le zampe.Ma soprattutto nn capivo il motivo della visita, a casa nostra, e alla vigilia di un appuntamento che ciavrebbe visto essere su fronti opposti. Poi, mentrecercavo di capire, lei riprese a parlare: “Ecco…capisco la tua perplessità… e chiarisco immediatamente.Tu nn hai mai sentito parlare di me ma io di te si.Infinite volte. So che sei Zorda, il lupo liberonato in Curva Sud, passato alla Tevere ecresciuto a Borghetti. Ma so anche che seilibero per tre anni ogni due stagioni. Te la passibene insomma.  E volevo chiederti se, a fine stagione,mi porteresti in montagna con te per ritirarmi un po’ su”.Ma come faccio – risposi di colpo – tu sei laziale!“Ma figurati, quando mai! Lo saresti tu se fossiattaccato alla catena?” Io nn potrei mai esserlo comunque. E certo messa così, col trespolo, sembripiù un pappagallo. Ci penserò su, sentiamoci primadel derby di ritorno. Diciamo… a fine marzo metà aprile, e ti saprò dire. Mi sono chiuso la porta allespalle e mi sono sdraiato nuovamente sulla mia pelled’orso. Il camino era ancora acceso. “ chi era?”Cibo per il prossimo inverno risposi al mio padroneallungadomi.-   Stefano Romita -