DIOGENE

1980 I 37 GIORNI ALLA FIAT X° PARTE


Arrivano in forze.Approfittando della stupida provocazione, polizia e carabinieri e la carica è evitata per un pelo. I delegati delle varie situazioni, gli operatori della V Lega. giunti proprio allora, e un certo numero di operai riprendono il controllo della situazione, fanno dei cordoni e concordano un percorso di corteo con la polizia: si arriva così a Lingotto, spiegando per strada ai cittadini che l'accordo è stato respinto dalle assemblee al secondo turno.Sera. Un comunicato CGIL-CISL-UIL annuncia che l'accordo si ritiene approvato.Sempre in serata, riunione in via Porpora dell'apparato torinese della FLM. L'apparato decide di far proprio il comunicato dei confederali. Viene indicata l'esigenza di fare assemblee e di recuperare il rapporto con i Consigli di fabbrica. Nella notte si tolgono i presidi. Solo alla porta 3 di Mirafiori a a Chivasso restano, fino all'alba, i picchetti.Al ministero del Lavoro di Roma i dirigenti Fiat stanno per essere ricevuti dal ministro Foschi.Sono le 16,30 dell'11 settembre 1980. Alla sede torinese di Cgil-Cisl-Uil tre commessi dell'Unione industriali consegnano altrettante raccomandate a mano; sono l'annuncio da parte della Fiat di 14.496 licenziamenti.È l'atto di apertura della vertenza sindacale più dura e determinante dalla fine della Seconda guerra mondiale, in Italia. L'esito di quello scontro di classe pesa ancora in modo notevole sui rapporti di forza tra lavoratori e padronato, ancora oggi e in tutti i settori della classe lavoratrice. Per capire lo sviluppo e le conseguenze, è necessario indagare sul contesto storico dello scontro.