Contro i pedofili

GRUPPO CHOC SU FACEBOOK


 "DOWN IMMONDE CREATURE"
ESPLODE LO SDEGNO SUL WEB Facebook ancora sotto l'occhio del ciclone a causa di un gruppo, con oltre 800 membri, che si intitola "Deridiamo i bambini Down". Sul sito la foto di un bel bimbo che ha le caratteristiche della malattia sulla cui fronte è scritto 'scemo'. "E' l'unica fine che meritano questi parassiti", si legge nella didascalia sotto la foto. La 'motivazione' del gruppo riportata sulla pagina di Facebook recita: "E' così difficile da accettare questa malattia... perchè dovremmo con vivere con questi ingnobili creature... con questi stupidi esseri buoni a nulla? I bambini down sono solo un peso per la nostra società. Dunque cosa fare per risolvere il problema? Come liberarci di queste creature in maniera civile? Ebbene sì signori... io ho trovato la soluzione: essa consiste nell'usare questi esseri come bersagli, mobili o fissi, nei poligoni di tiro al bersaglio. Una soluzione facile e divertente per liberarci di queste immonde creature". Il popolo della rete, però, si sta già mobilitando e un gruppo, nato appena ieri ma che ha già quasi 10mila membri, e altri stanno nascendo proprio in questi minuti, lancia una petizione per fare chiudere il gruppo "Deridiamo i bambini Down" sottolineando: "I bambini down sono persone normali come tutte le altre, sono speciali, è incredibile quanto siano bastarde ste persone che creano questi gruppi". È ARRIVATO A 1300 ISCRITTI È ancora attivo e conta al momento 1300 iscritti il gruppo-choc su Facebook contro i bambini down. Ma sulla rete si è anche immediatamente scatenata la rivolta contro questa iniziativa. Sullo stesso Facebook sono tantissime le prese di posizione a favore dei down e le dichiarazioni indignate contro chi ne è stato promotore. C'è chi suggerisce di «cancellarli e ignorarli» perchè questo «è l'unico modo per farli fallire». «Fate schifo», «Vergognatevi! Siete ignobili», aggiungono altri. E non mancano commenti e parole molto più pesanti. Ma soprattutto in molti chiedono a chi ha messo in moto il gruppo di farsi avanti con nome e cognome. «Non avete il coraggio di scrivere il nome - si legge sul social network - ma pensaci, anche tu in futuro puoi avere un bambino con questa sindrome». GRUPPI CONTRO SULLA RETE È ancora attivo e conta al momento 1300 iscritti il gruppo-choc su Facebook contro i bambini down. Ma sulla rete si è anche immediatamente scatenata la rivolta contro questa iniziativa. Sullo stesso Facebook sono tantissime le prese di posizione a favore dei down e le dichiarazioni indignate contro chi ne è stato promotore. C'è chi suggerisce di «cancellarli e ignorarli» perchè questo «è l'unico modo per farli fallire». «Fate schifo», «Vergognatevi! Siete ignobili», aggiungono altri. E non mancano commenti e parole molto più pesanti. Ma soprattutto in molti chiedono a chi ha messo in moto il gruppo di farsi avanti con nome e cognome. «Non avete il coraggio di scrivere il nome - si legge sul social network - ma pensaci, anche tu in futuro puoi avere un bambino con questa sindrome». POLIZIA POSTALE A LAVORO SU FACEBOOK La polizia postale sta monitorando il social network Facebook dopo il caso-choc esploso sul social network con il gruppo contro i bambini down, per cercare di individuare chi lo ha aperto e fare in modo che possa esser rimosso il prima possibile. Ma non è facile, spiegano gli esperti, intervenire per bloccare pagine e siti su internet. In particolare, per rimuovere le pagine di Facebook, sarebbe necessario agire tramite rogatoria internazionale che deve essere richiesta dalla magistratura: il server su cui 'girà Facebook è a Palo Alto, in California e dunque l'Italia non può intervenire direttamente. Si può invece chiedere alla società americana - grazie agli accordi di collaborazione - la chiusura della pagina in tempi rapidi. Ed è quello che probabilmente succederà, visto che nei casi simili avvenuti in passato, il social network ha accolto le richieste provenienti dall'Italia. ASSOCIAZIONI PROTESTANO «L'ignoranza della gente non ha fondo. E poi oggi le persone con delle difficoltà danno fastidio, persino i vecchi». È questo il primo commento a caldo della presidente dell'associazione 'Capirsi Down', Manuela Colombo, alla notizia del gruppo-choc apparso su Facebook. «Mi piacerebbe capire chi sono e soprattutto che età hanno gli autori di questa spregevole iniziativa», aggiunge. «Spero di sbagliare, ma temo che molti siano giovani: ormai non mi meraviglio più di nulla», rimarca. Secondo Colombo, «finchè in tv passa un certo tipo di messaggi, non ho molte speranze di veder cambiare le cose. E finchè al Grande Fratello il termine 'mongoloidè vola a destra e a manca, come abbiamo denunciato noi stessi, senza risultato, non ho molte speranze. Chi al Gf bestemmia, giustamente va fuori, ma sulla parola mongoloide, nessuno ha fatto niente». La presidente dell'associazione si chiede «che cosa si può fare perchè queste cose non accadano. Quando sono nati i gruppi contro il premier Berlusconi, qualcuno si è mosso. Vediamo se lo farà anche questa volta». AVVOCATO: «GRUPPO ILLEGALE» Quello commesso dal gruppo choc su Facebook, che incita alla violenza contro i bambini down, «è un reato che, come prevede il codice penale, rientra nelle fattispecie dell'apologia e incitamento a condotte violente e discriminatorie». A spiegarlo è Massimo Melica, avvocato e Presidente del Centro Studi Informatica Giuridica Italia. «Spetta ora alla Polizia delle Comunicazioni - continua Melica - individuare i responsabili di questo reato». Resta aperto il dibattito, aggiunge il legale, «sulle libertà digitali che garantiscono la divulgazione delle proprie opinioni in Internet. Tuttavia in casi del genere, nei quali ci troviamo in presenza di un reato, dette libertà non possono essere invocate». I DATI DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA PERSONE DOWN In Italia un bambino su 1200 nasce con la sindrome di Down. Si stima che oggi vivano in Italia circa 38.000 persone con questa sindrome di cui il 61% ha più di 25 anni, persone derise e offese da un gruppo su Facebook. I dati sono dell'Associazione italiana persone Down. Grazie allo sviluppo della medicina e alle maggiori cure dedicate a queste persone la durata della loro vita si è molto allungata così che si può ora parlare di un'aspettativa di vita di 62 anni, destinata ulteriormente a crescere in futuro. così come è aumentato il loro inserimento sociale e nel mondo del lavoro. LA SINDROME. È una condizione genetica caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più nelle cellule: invece di 46 cromosomi nel nucleo di ogni cellula ne sono presenti 47, vi è cioè un cromosoma n. 21 in più; da qui anche il termine Trisomia 21. Genetico non vuol dire ereditario, infatti nel 98% dei casi la sindrome di Down non è ereditaria. La conseguenza di questa alterazione cromosomica è un handicap caratterizzato da un variabile grado di ritardo nello sviluppo mentale, fisico e motorio del bambino. LA DIAGNOSI. La presenza della sindrome di Down è diagnosticabile nel neonato, oltre che con un'analisi cromosomica, fatta su un prelievo di sangue, attraverso una serie di caratteristiche facilmente riscontrabili dal pediatra, di cui la più nota è il taglio a mandorla degli occhi (che ha dato origine al termine mongolismo). Il nome «sindrome di Down» viene invece dal nome del dott. Langdon Down, che per primo nel 1866 riconobbe questa sindrome (sindrome vuol dire insieme di tratti) e ne identific le principali caratteristiche. La sindrome di Down può essere diagnosticata anche prima della nascita intorno alla 16a-18a settimana di gestazione con l'amniocentesi o tra la 12a e la 13a settimana con la villocentesi. L'INSERIMENTO SOCIALE. La maggior parte dei bambini con sindrome di Down, spiega l'associazione nata nel 1979, puo raggiungere un buon livello di autonomia personale, imparare a curare la propria persona, a cucinare, a uscire e fare acquisti da soli. Possono fare sport e frequentare gli amici, vanno a scuola e possono imparare a leggere e scrivere. «I giovani e gli adulti con sindrome di Down possono apprendere un mestiere e impegnarsi in un lavoro svolgendolo in modo competente e produttivo». Non si hanno dati statistici sul numero delle persone con sindrome di Down che lavorano ma ci sono lavoratori con sindrome di Down tra i bidelli, gli operai, i giardinieri ed altre mansioni semplici. Stanno nascendo inoltre anche alcune prime esperienze in lavori più complessi come l'immissione dati in computer o altri impieghi in ufficio. MANUELA PALOMBO: «IGNORANA SENZA FONDO» «L'ignoranza della gente non ha fondo. E poi oggi le persone con delle difficoltà danno fastidio, persino i vecchi». È questo il primo commento a caldo della presidente dell'associazione 'Capirsi Down', Manuela Colombo, alla notizia del gruppo-choc apparso su Facebook. «Mi piacerebbe capire chi sono e soprattutto che età hanno gli autori di questa spregevole iniziativa», aggiunge. «Spero di sbagliare, ma temo che molti siano giovani: ormai non mi meraviglio più di nulla», rimarca. Secondo Colombo, «finchè in tv passa un certo tipo di messaggi, non ho molte speranze di veder cambiare le cose. E finchè al Grande Fratello il termine 'mongoloidè vola a destra e a manca, come abbiamo denunciato noi stessi, senza risultato, non ho molte speranze. Chi al Gf bestemmia, giustamente va fuori, ma sulla parola mongoloide, nessuno ha fatto niente». La presidente dell'associazione si chiede «che cosa si può fare perchè queste cose non accadano. Quando sono nati i gruppi contro il premier Berlusconi, qualcuno si è mosso. Vediamo se lo farà anche questa volta». clicca e diventa fan di Leggo su Facebook PALUMBO: «GRUPPO INDEGO» «Sono sconcertato, è un comportamento indegno di una nazione civile. Bisogna prendere subito provvedimenti affinchè casi del genere non si ripetano più». Ad affermarlo è Giuseppe Palumbo, presidente della commissione Affari sociali della Camera, che, a proposito della community su Facebook offensiva dei bambini down, si interroga sull'opportunità di «intervenire addiruttura per decreto per bloccare il proliferare di questi gruppi». IL COORDINATORE ASSOCIAZIONE DOWN Il gruppo 'Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down', che su Facebook conta oltre 800 iscritti, scatena la protesta delle associazioni di persone con sindrome di down, che chiedono la chiusura immediata della pagina. «Chi ha il potere di chiudere il gruppo lo faccia immediatamente», afferma all'ADNKRONOS Sergio Silvestre, leader del Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di down. «È aberrante che un gruppo, culturalmente molto limitato, si diverta a scherzare su cose molte gravi - prosegue - Come associazione siamo già intervenuti in altri casi. Fatti come questo vanno stroncati sul nascere e bisogna informare i ragazzi che giocano con le situazioni di difficoltà in cui vivono alcune persone». «Verificheremo il contenuto - conclude - e faremo una denuncia alla Polizia Postale per far chiudere questo gruppo». Gli fa eco Letizia Pini, presidente dell'Associazione genitori e persone con sindrome di down Onlus. «È aberrante - commenta- Noi associazioni tanto facciamo per l'integrazione ma è inutile se poi abbiamo a che fare con persone che istigano alla violenza. Si deve intervenire, eventualmente anche a livello legale se ci sono gli estremi».