Contro i pedofili

Quando un bambino dice di essere stato abusato,dobbiamo credergli?


  di DAVIDE JULY ****************************************** Oggi di certo al primo campanello d’allarme, ci mettiamo subito ad approfondire ed indagare, rischiando di trasformare un disegno fatto male, un fastidio al punto sbagliato, un gioco un pò strano, una domanda non proprio adatta, in un abuso nei confronti del nostro bambino, da parte di…Ci stiamo facendo trascinare in un incubo spesso esasperato dalle cronache di tutti i giorni in ogni qual dove. Recita scolastica: un uomo qualunque, un perfetto estraneo (è il papà del bimbo vicino al nostro ) sta riprendendo con una videocamera verso il nostro bambino che sta cantando nel coro della recita scolastica…” Maledetto pedofilo!!! Registra mio figlio per vendere il video ai pedopornografici in internet!!!!”… Non me lo sono inventato, è la denuncia di un uomo fatta alla questura, dopo essere stato aggredito da una donna che ha esclamato testuali parole in palestra contro di lui, prendendogli la videocamera e spaccandogliela. Di questi casi ce ne sono a migliaia, noi stessi, siamo onesti, guardiamo con sospetto ogni anziano al parco seduto sulla panchina che sorride mentre guarda i bambini giocare, la maestra che dà una pacca sul sedere al nostro bambino quando andiamo a ritirarlo all’asilo, e cosi via… Ci viene complicato pensare che quel nonno potremmo essere noi fra qualche anno, che sinceramente ci riempirà di gioia vedere quei piccoli che si divertono a rincorrersi nel parco e ci fanno sentire meno soli… Ma mai abbassare la guardia, l’orco è sempre dietro l’angolo che aspetta, o è a casa che aspetta il rientro del figlioletto. Non dobbiamo mai credere che tutto ciò possa accadere solo agli altri, perché quando meno c’è lo aspettiamo, cacchio…. Però non possiamo vivere l’infanzia dei nostri figli con traumi psicologici per noi, noi dobbiamo viverli con tutta la gioia che loro ci danno. Vediamo ora se possiamo prendere quelle precauzioni necessarie per far sì che se il nonno al parco gli sorride, non necessariamente ci deve angosciare. Allora cominciamo con il dire la solita cosa ma di rilevanza assoluta: ascoltiamo il silenzio di nostro figlio. Ascoltiamo anche il suo chiacchiericcio” …un nonno mi ha accarezzato la mano al parco, sorridendo…”, “ …la maestra mi guardava mentre facevo la pipì e poi mi ha pulito il pisellino…”. Queste sono frasi che ho riportato pari pari da un tratto di un convegno di psicologi forensi contro la pedopornografia, che a loro dire, sono le più comuni.Ecco, se ci dicono qualcosa del genere, magari mentre sono con noi in cucina mentre facciamo da mangiare e stiamo guardando alla tv il nostro talk show preferito, ascoltiamolo e prendiamo subito provvedimenti andando da uno specialista e dalla polizia per le eventuali indagini. A me piace sapere che al parchetto ci sia un nonno che sorride a un bambino come farei io, perché non sono presuntuoso, e non penso di essere solo io che cerco di lottare contro la pedofilia e soprattutto che ogni nonno è uno di loro, questo no. Fino a che non c’è un campanello che suona nella mia testa, dovuto al bambino che lo sta suonando, non posso allarmarmi…non vivrei più. Attenzione nel vedere l’atteggiamento del prossimo sì, ma allarmismo per ogni situazione, no! Secondo gli esperti il riconoscimento dell’abuso sessuale sui bambini dipende totalmente dalla disponibilità interiore delle persone a prenderne in considerazione l’esistenza di tale fatto. Il bambino vittima di abuso è spesso l’unico testimone dell’accaduto e se, superate paure e reticenze, ne parla all’adulto, questo deve essere disponibile ad “ascoltare” ciò che il minore gli dice. In alcuni casi sono solo le parole del minore a “raccontare” la violenza subita, dato che, a differenza del maltrattamento fisico, l’abuso sessuale può lasciare segni meno evidenti. Questa seconda fase importantissima, può avvenire se non abbiamo rispettato bene la prima fase descritta sopra questa, cioè non lo ascoltiamo o non lo capiamo ed avviene il passaggio successivo, l’abuso. Da una ricerca fatta nel lontano 2003, dice che i bambini più grandi, dopo aver subito la violenza o abuso, tendono a non raccontarla, viceversa uno di età di 3-5 anni , lo racconta prima e più facilmente, per una questione di sensi di colpa, che in teoria a quell’età ancora non si è ancora fatta viva, a differenza di un bambino di 10-12 anni. Quando il bimbo viene abusato da più persone (riti satanici o violenze di gruppo), è più complicato che venga a parlarcene, anche quello di età tra i 3 e i 5 anni trova difficoltà, quindi le conseguenze maggiori, oltre che nel dolore del abuso sta anche nel fatto di non riuscire a parlarne. Il bambino riesce a parlarne più facilmente quando l’abuso avviene fuori dalla famiglia, e sempre con la madre, quasi mai,anzi io direi mai, con il padre. Infatti, secondo gli psicologi forensi, la madre, nel caso la violenza sia stata fuori dalla famiglia, e il maggior punto di riferimento per gli investigatori, molto di più di psicologi e assistenti sociali. Gli stessi dicono che non c’è correlazione tra ritrattazione dell’accaduto da parte del bambino e la non affidabilità della sua testimonianza ( definita NRR negazione-titrattazione-riaffermazione ), che riveste carattere di normalità sia nei bambini che negli adulti. I bambini in età prescolare vengono spesso ritenuti come “testimoni di scarsa attendibilità”. Tale situazione contrasta con la copiosa letteratura scientifica in materia. Le ricerche sembrano infatti indicare che i bambini, anche piccoli, non sono inclini a riportare azioni non accadute se non suggestionati; in particolare i bambini piccoli (fino a tre-quattro anni) sono generalmente meno accurati dei bambini più grandi nella rievocazione libera. Inoltre i bambini, anche in età prescolare, sono capaci di rievocare gli elementi centrali di un evento, che sono rilevanti da un punto di vista forense. I bambini in età prescolare sono anche meno accurati nel rispondere a domande oggettive o contenenti indizi e, in effetti, hanno dimostrato di esser molto più suggestionabili dei bambini più grandi, ma tale possibilità di suggestione è possibile prevalentemente negli aspetti periferici degli eventi. In pratica i bambini in età prescolare possono con più facilità essere suggestionati (es. da domande tendenziose o reiterate) su elementi della violenza subita ma più difficilmente sulla presenza o meno della violenza che normalmente, se è avvenuta, viene percepita, compresa, ricordata e spesso verbalizzata nella maggior parte dei casi…. In definitiva se un bambino in età prescolare racconta ai propri genitori di aver subito un abuso sessuale, tale abuso, secondo le conoscenze scientifiche attuali, nella maggior parte dei casi è avvenuto.